SERIE A: JUVE, UN TRIONFO A COSTO ZERO. LA ROMA ADESSO È AD UN PASSO

La Roma sbanda, incappando all’ultima curva nel classico testacoda contro il Sassuolo, e la Juventus, calando un tris d’assi sul piatto del Napoli, ne approfitta per riportarsi ad una sola lunghezza da quella vetta che tanto cara le fu nelle ultime due stagioni: questo il succo più saporito della dodicesima di serie A.

L’attesa per il posticipo di Torino era febbrile, le schermaglie verbali della vigilia tra Conte e Benitez avevano aggiunto ulteriore pepe alla contesa, ma alla fine è andato in scena il medesimo copione delle più recenti sfide in terra piemontese, anche se il 3-0 ammette qualche minima discussione per il lieve fuorigioco di Fernando Llorente in occasione del primo gol dopo poco più di un minuto di gioco. Ma i campioni d’Italia in carica, che hanno approcciato la gara nel migliore dei modi, sfiorando il vantaggio già dopo una trentina di secondi, hanno ampiamente legittimato la vittoria: Pepe Reina è stato il migliore in campo, i gioielli di Pirlo e Pogba sono già stati masterizzati in un dvd che farà il giro delle scuole calcio di tutta Europa e i tempi in cui, anche da queste colonne, si rimarcava l’assenza di quella ferocia che aveva contraddistinto la Juve del nuovo corso sembrano davvero lontani. Il rotondo successo sui partenopei, però, reca in calce un altro paio di firme, quelle di Giuseppe Marotta e Fabio Paratici, gli Sherlock Holmes e John Watson di Madama che, nelle loro scorribande alla ricerca dei profili più idonei alla causa bianconera, hanno messo sotto contratto a costo zero i tre uomini copertina della serata.

Il ruggito dello Stadium, che profuma quasi di aggancio, sarà risuonato forte alle latitudini di Trigoria, dove ci si lecca la ferita inferta da Domenico Berardi (talento sul quale la stessa Vecchia Signora, ironia della sorte, ha messo le mani in estate) a pochi secondi dal fischio finale, per il secondo 1-1 consecutivo che lascia ancor più l’amaro in bocca rispetto a quello maturato sette giorni or sono sul terreno dei granata di Ventura. I giallorossi, sempre orfani di Totti e Gervinho oltre che dello squalificato Benatia, dopo essere riusciti a sbloccarla grazie ad un fortunoso autogol, per una volta hanno peccato di cinismo e non sono riusciti a chiudere la gara, mantenendo a galla il lodevole Sassuolo dell’ex Di Francesco che, senza alcun timore reverenziale, ha chiuso con quattro punte all’Olimpico, finendo per pescare col talentino classe ‘94 – proprio al minuto 94 – il jolly all’ultimo assalto.

Scorrendo la classifica, nella sera in cui il cigno Massimo Moratti cantava per l’ultima volta da patron, l’Inter ha ritrovato l’altra sua icona dell’epoca moderna, l’eterno capitano Zanetti che, a 40 anni suonati, non solo è riuscito a tornare in campo dopo un infortunio che avrebbe posto fine alla carriera di qualsiasi altro professionista longevo, ma nei 10 minuti concessigli da Mazzarri si è subito distinto per un paio di progressioni alla sua maniera. Come ai vecchi tempi, pardon ai bei, l’aggettivo vecchio non è contemplato dal vocabolario di Javier: giù il cappello al cospetto di cotanto campione! La partita? Ha fatto meramente da cornice alle grandi emozioni di San Siro e si è conclusa con la vittoria all’inglese dei padroni di casa, che hanno superato il Livorno grazie ad una goffa autorete del sin qui ottimo Francesco Bardi, che ci teneva a ribadire la vigenza del vetusto brocardo Nemo propheta in patria (il suo cartellino appartiene proprio ai nerazzurri) e al bel gol – il terzo stagionale – del giapponese Nagatomo.

Sorride, dopo aver rischiato la beffa, anche la Fiorentina, che nell’altro posticipo in programma ha dominato in lungo e in largo contro la Sampdoria, chiudendo però in affanno dopo il gol di Gabbiadini che aveva riacceso la fiammella doriana. Anche su questi tre punti è impresso nitidamente il marchio del sempre più capocannoniere Pepito Rossi, la cui doppietta dovrebbe costare la panchina a Delio Rossi, che sotto la luce blucerchiata della Lanterna sembra ormai avere le ore contate. L’altro allenatore in bilico è Beppe Sannino, al quale potrebbe non bastare il punticino conquistato al Bentegodi contro il disastrato Milan di Massimiliano Allegri, che a sua volta spera di restare comunque in sella fino a maggio, nonostante sappia benissimo che sia Silvio che Barbara Berlusconi farebbero volentieri a meno della sua presenza. E non da mo’. Ma finché Galliani resterà sul ponte di comando, il tecnico livornese – a meno di capitomboli eclatanti – potrà sempre contare sul principale sponsor della sua avventura sulla sponda rossonera del Naviglio.

Il terzo pareggio della giornata si è registrato al Tardini di Parma, dove i ducali con uno stacco di Lucarelli hanno riequilibrare le sorti dell’incontro, precedentemente orientate a favore della Lazio da una gioiello del rampante Keita, che Lotito e Tare pescarono due anni fa dalla cantera del Barcellona.

Titoli di coda sulle quattro vittorie interne che completano il quadro di questa giornata numero dodici. Gian Piero Gasperini continua a rappresentare l’eccezione annuale al solito refrain sulle minestre riscaldate. Dal momento del suo arrivo il Genoa ha iniziato ad inanellare prestazioni convincenti e soprattutto successi, l’ultimo ieri a spese del Verona: i numeri sono inequivocabili e il + 8 sulla zona calda conforta i supporters del Grifone, adesso imbarcati su una splendida crociera dopo le burrascose mareggiate affrontate con Fabio Liverani al timone. Bene anche Gigi De Canio, che può gioire grazie all’arbitro De Marco e al penalty realizzato contro l’Udinese dal redivivo Maxi Lopez che, dopo essersi fatto immortalare in estate tra gli emiri del Dubai, è tornato protagonista a Catania complice il grave infortunio occorso a Bergessio. Le prodezze nel finale di Daniele Conti e Marko Livaja (feat. Curci) hanno infine consentito a Cagliari e Atalanta di avere, rispettivamente, la meglio su Torino e Bologna.

Adesso largo alle Nazionali, opportune come un fumante piatto di tortellini in brodo in un’afosa mattina di agosto. Il massimo campionato tornerà il prossimo 23 novembre, con il gustoso anticipo rappresentato dal derby scaligero tra Verona e Chievo. (JODY COLLETTI)

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