IL CIRCOLO “P. IMPASTATO” SULLA SITUAZIONE IMMIGRATI: “BASTA POLITICHE DELLA NON-ACCOGLIENZA E MISURE MILITARIZZANTI”

Il nuovo anno non ha portato novità positive per la situazione immigrati. Dopo la decisione della Prefettura di riaprire la struttura del Palanebiolo l’emergenza non sembra essere risolta.

Nell’analisi del Circolo “Peppino Impastato” (Rifondazione Comunista Messina), infatti, la gestione fin ora adottata della situazione è stato bocciata in toto. Considerato che il numero di sbarchi è aumentato e che tra questi ci sono anche donne gestanti e bambini, la politica adoperata sembra essere quella della non-accoglienza, a favore di un controllo delle frontiere sempre più militarizzato. Ci si giustifica, secondo il circolo, dando la responsabilità dei naufragi ai “soliti scafisti, spesso a loro volta vittime di un sistema messo in atto dai governanti europei e dal braccio esecutivo del bastione italiano”.

Se il processo di europeizzazione ammette accordi con i regimi dell’altra sponda del Mediterraneo, esclude, dall’altra parte, la salvaguardia dei diritti umani. Secondo il circolo “Impastato”, infatti, le soluzioni prese dalla Prefettura con la concessione dall’Università di Messina di una struttura sportiva quale quella del Palanebiolo, nonostante le opposizioni del sindaco Accorinti, sono del tutto insufficienti, in quanto inadeguate ad una vita quotidiana: “l’inadeguatezza strutturale ha messo in luce l’indegno tentativo di voler stipare persone”.

L’accusa, però, principale, che il circolo muove nei confronti della prefettura messinese è quella di gestire la situazione immigrati adottando misure militarizzanti, dimostrate ad esempio con il trasferimento di alcuni presso la caserma di Bisconte-Camaro, “che può sembrare adeguata ad ospitare persone, ma che risponde alla logica di controllo e di smistamento messa in campo dalla politica nazionale”. Nel frattempo, i giorni scorsi di intensa pioggia hanno aggravato le condizioni di donne e uomini costretti a dormire nelle tende. Mentre impera il silenzio ecclesiale, “tranne qualche voce isolata rappresentata da poche strutture religiose”, la soluzione proposta dal circolo “Impastato” è quello di adottare un percorso che gradualmente favorisca l’inclusione linguistica e sociale.

Quello che viene chiesto è, infatti, l’apertura di “canali umanitari per accogliere coloro che subiscono guerre e persecuzioni e, a livello locale, di operare in una direzione diversa da quella finora messa in atto, affinché si creino dei veri modelli di accoglienza che possano accompagnare e sostenere nei percorsi di inclusione questi giovani che scappano da situazioni di povertà e di guerre insostenibili”.

Riguardo, invece, i progetti SPRAR che avranno avvio da febbraio, il circolo ritiene che il numero di immigrati che potranno essere accolti, circa 15 mila, sia comunque esiguo e, dunque, insufficiente per risanare la difficile e complessa situazione.

L’auspicio che la Sicilia diventi vero porto di mare, capace di essere un ponte con quelle terre straniere che sembrano tanto lontane negli usi e nei costumi dalla nostra, appare a tratti anche utopico a fronte delle scelte fin ora ammesse in ambito di accoglienza. Solo una frontiera “porosa”, che lasci passare, non senza controllo ovviamente, l’Altro ed un cammino tra “stranieri” possono forse essere risposte che la politica non potrebbe tardare di dare.

 

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