DA ROMA A PALERMO LA RIVOLTA DELLA GENERAZIONE CALL CENTER

Solo qualche anno fa avremmo detto che il precariato è una piaga per i giovani che non riescono a progettare il proprio futuro, oggi è risaputamente una delle massime aspirazioni dei tantissimi “non più giovani” a cui il mercato del lavoro non offre di meglio. La stabilità è soltanto un miraggio ma con questo, in qualche modo, si impara a convivere, del resto, l’arte dell’arrangiarsi non è mai mancata agli italiani.
E tra quelli che un tempo -niente affatto lontano- venivano considerati poco più che “lavoretti” per le prime esperienze professionali, spiccano i call center a lungo scoglio al quale aggrapparsi per i molti inoccupati o disoccupati della prima ora.
Statistiche alla mano dimostrano come dall’altra parte della cornetta, sempre più spesso, si trovino non giovanotti neolaureati o appena diplomati in cerca di un minimo di emancipazione ma padri e madri di famiglia rimasti a casa dopo i famigerati tagli al personale eseguiti dall’azienda di turno di cui erano dipendenti. Insomma per generazione call center ormai s’intende quella dei 35/45enni alla ricerca di un impiego a percentuale con cui sbarcare il lunario. Ebbene, cosa succede quando anche questo settore entra in crisi, complice la forte competizione che arriva dall’estero?
callcenter_uglIl segretario generale Uilcom Campania, Massimo Taglialatela, rappresentante di una delle sigle sindacali che ha portato ieri in piazza a Roma migliaia di operatori del settore, ha lanciato l’allarme: “se non si trovano in fretta soluzioni alla crisi dei call center in outsourcing il Paese potrebbe ritrovarsi entro la fine del 2014 con decine di migliaia di disoccupati”.
Secondo gli organizzatori della protesta svoltasi ieri nella Capitale, l’Italia dovrebbe premiare le società virtuose che lavorano in regola e allinearsi alla direttiva 2001/23/CE in tutela dei lavoratori anche (e soprattutto) al fine di esorcizzare il cosiddetto dumping, evitando che si delocalizzino le attività di call center nelle nazioni che non appartengono all’Unione; specie considerato che nel nostro Paese, non esistono grandi colossi come all’Estero ma, per lo più, il nostro mercato conta piccole aziende che rischiano di rimanere schiacciate sotto il peso di una competizione insostenibile.
Anche Palermo, ieri, è stata palcoscenico di un’importante manifestazione multi-comparto, organizzata dall‘UGL Sicilia, il cui segretario regionale Giuseppe Monaco si è pubblicamente fatto portavoce di un’istanza sostenuta dalle centinaia di partecipanti al corteo culminato a Piazza Indipendenza (ove è sito Palazzo D’Orleans): “Crocetta compia un atto di responsabilità verso tutti i siciliani”. Traduzione: si dimetta! “Non è ancora dato sapere dove troverà le risorse per pagare gli stipendi di giugno e di luglio a tutti i dipendenti il cui salario dipende dalle casse della Regione, né in che modo intenda affrontare le difficoltà dei lavoratori siciliani, da quelli della formazione professionale, ai forestali, dai dipendenti dei call center, ai precari dei Comuni”. Il sindacalista critica l’operato del Presidente, sostenendo che “più che un amministratore attento è diventato un limite verso qualsiasi progetto di crescita e sviluppo”.
Del medesimo avviso anche l’avv. Felice Panebianco, coordinatore regionale dell’UGL Giovani, presente ieri insieme ad una folta delegazione messinese: “Abbiamo partecipato attivamente a questa manifestazione organizzata dalla segreteria regionale dell’UGL Sicilia contro la pessima politica del governo Crocetta, unendoci inoltre alle proteste che si stanno svolgendo in contemporanea a Catania e Roma avverso le politiche di delocalizzazione selvaggia che stanno colpendo le nostre aziende e i nostri lavoratori portando a un inevitabile depauperamento delle risorse del nostro territorio. Vogliamo ribadire oggi al Governatore che dopo due anni è terminato il nostro credito nei suoi confronti; se ama realmente questa terra, deve dimettersi alla luce delle gravi mancanze politico-amministrative che stanno caratterizzando la sua attività di governo. L’aspetto moralizzatore va bene, ma amministrare significa ben altro, per di più un territorio importante e complesso come quello siciliano”.
Dopo quasi due anni dal suo insediamento, Crocetta si ritrova a fare i conti con il malcontento di chi non ritiene ci siano più i margini per “attendere” di vedere i frutti del suo operato. Dunque l’UGL che bolla come fallimentare la gestione del Governo Regionale ha voluto, con il corteo attuato ieri, urlare l’esigenza pressante di un “intervento immediato contro la precarizzazione dei settori e la delocalizzazione delle aziende, in primis quelle di call-center (come Almaviva)”, così come riportato sul comunicato diramato dal sindacato e altresì sollecitare un rigurgito di buon senso da parte dell’ospite del Palazzo, contro cui le critiche e contestazioni sono, ormai da mesi, all’ordine del giorno. (@eleonora.urzì)

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