AREA CAIROLI: NIENT’ALTRO CHE UNA PIAZZA. BIPOLARISMO O PRESE PER I FONDELLI?

Da oggi in poi il 29 luglio potrà essere ricordata, con orgoglio, come la data in cui la ridente città di Messina è stata liberata dal mostro a sette teste, ossia da quella “schifezza” (cit. De Leo) dell’Isola Cairoli.

Il nostro sensatissimo civico consesso, infatti, ha responsabilmente messo un punto fermo e deciso di passare un bel colpo di spugna su questa sperimentazione insana che una dispotica mente amministrativa aveva posto in essere nel gennaio scorso.

Se il tiranno Cacciola aveva pensato di inserire nel PUT una potenziale area pedonalizzabile (che non vuol dire pedonale: anche il termine potenziale ha una sua ratio) piuttosto vasta che, in seguito, si sarebbe scelto come articolare ed eventualmente chiudere al traffico, una cordata di paladini dei diritti dei commercianti, in nome della buona viabilità, della sostenibilità di un’isola come Dio comanda e del piacere di vivere in una realtà a misura di automobilista (che possa continuare a parcheggiare in doppia fila tenendo alto -?- il livello degli acquisti nei negozi del centro), ha avanzato una straordinaria proposta.

O non proposta, sarebbe il caso di dire.

Bando alle ciance e ironia a parte.

L’Amministratore in Aula, durante la seduta odierna, ammoniva i membri del consiglio, suggerendo loro di stare molto attenti al contenuto degli emendamenti affinché non fossero incoerenti.

Nessun problema: il consiglio ci sta, sono tutti favorevoli all’isola pedonale perché è sintomo di civiltà, perché fa bene alla città, perché la chiedono i cittadini, perché bla bla bla bla bla.

Sì, solo tante chiacchiere perché nei fatti, cari signori, si è andati volutamente e consapevolmente nella direzione totalmente inversa. Mentre ciascuno esponeva le proprie ragioni c’erano i “pastori” che giravano in mezzo al “gregge” per dare indicazioni su cosa votare: si confrontavano, si accordavano come neanche i migliori menestrelli fanno con i propri violini (volendo scomodare Shakespeare).

Stop! La cosa migliore da fare, a modesto avviso di chi scrive, è -in casi così ingarbugliati- spiegare le cose quasi banalmente.

Step uno: Cacciola presenta una delibera relativa ad un’area non uguale ma ben maggiore rispetto a quella in cui è in essere la prova da gennaio: questo per lasciare ampio spazio alle proposte e alla costruzione di un percorso che porti a modificare il perimetro di chiusura, tenendo però più ampi i margini entro cui muoversi per stabilire il da farsi.

Step due: un emendamento di Cucinotta, Sottile, Trischitta, Vaccarino, Pagano (l’uomo senza voce), Paolo David e Consolo apre ad un’alternativa ridotta, anzi ridottissima. Quella che potremmo definire una “non proposta”: chiudere solo il quadrato di Piazza Cairoli (monte e valle) compresa la cornice  (Via XXVII luglio, Via Giordano Bruno fino a Via Dogali -esclusa-) e le perpendicolari tra Via dei Mille e la parte nord della Piazza.

Step tre: il civico consesso è chiamato a votare suddetta modifica.

Si badi, pronunciarsi favorevolmente significa in automatico ritenere che nel PUT si potrà considerare pedonalizzabile Piazza Cairoli (che è pedonale per definizione essendo una piazza) e il perimetro che la circonda. E basta! Come dire “niente di nuovo all’orizzonte” rispetto a quanto esistente da decenni, con -in aggiunta- la sola minima addizione della predetta cornice.

Questa è la votazione più importante e da essa dipende tutto il resto.

seduta aperta consiglio comunale sui tir (13)
Paolo David (Pd)

Favorevoli a questa illuminata proposta si dicono Carlo Abbate, Elvira Amata, Andrea Consolo, Simona Contestabile, Giovanna Crifò, Nicola Crisafi, Nicola Cucinotta, Paolo David, Pietro Iannello, Nino Interdonato, Rita La Paglia, Francesco Pagano,  Antonella Russo, Giuseppe Santalco, Nora Scuderi, Fabrizio Sottile e Pippo Trischitta.

Step 4: arriva il momento di esprimersi sulla delibera. Ma, attenzione, perché qui la faccenda si ingarbuglia ulteriormente e sembra di star facendo il “gioco degli scemi” (nel senso che forse pensano proprio siamo tutti incapaci di comprendere che succede davvero) : chi vota a favore in realtà dice no alla proposta di Cacciola. I meno esperti di queste dinamiche staranno forse aggrontando la fronte. E’ più semplice di quanto sembri: passata la mozione, il progetto viene in automatico modificato sulla base di quanto proposto dai “sette cavalieri” Cucinotta e co. quindi, in soldoni, non parliamo più di Isola Pedonale ma di Piazza Cairoli allargata, per dirla in parole povere.

Da adesso tutti coloro i quali intervengono per la dichiarazione di voto personale giocheranno con le parole in modo abile, ma niente affatto geniale -si consenta- . Insomma parte la gara a chi meglio tenta di offendere l’intelligenza di chi ha davanti (ossia i cittadini). E chiunque asserisca, con volto fiero e voce decisa, “io sono assolutamente pro isola pedonale” e aggiunge “per questo voterò favorevolmente la delibera” vuol dire il precisamente il contrario.

Questo è il momento peggiore della seduta probabilmente: quello durante il quale il consiglieri -eletti dai cittadini- prendono la parola e mentono sapendo di mentire. Lo sanno bene i supporters commercianti antiisola della prima ora che, dal piano di sopra, osservano gongolanti l’Aula e più specificatamente osservano alcuni dei consiglieri accomodati che, di quando in quando, sollevano lo sguardo sorridendo in segno di compiacenza.

Step cinque:  i presenti votano la delibera (emendata quindi snaturata).

Dal fondo della Sala si ode un confronto extra verbale d’aula.

Francesco Palano Quero
Francesco Palano Quero

“State facendo la più grande delle cazzate!”. A dirlo al collega di partito Paolo David è  Francesco Palano Quero che, come risposta, si becca un bel “ha ragione Cucinotta: sei un arrogante!”.

Il Presidente del IV quartiere non stacca gli occhi dagli scranni e segue con attenzione l’iter dei lavori che riguardano proprio la sua zona di pertinenza amministrativa, mentre dal pubblico non mancano le battute e i commenti contro il renziano (da sempre favorevole all’Isola) specie dopo che viene reso noto il risultato delle votazioni. Carlo Abbate, Elvira Amata, Andrea Consolo, Simona Contestabile, Giovanna Crifò, Nicola Crisafi, Nicola Cucinotta, Paolo David, Nino Interdonato, Rita La Paglia, Francesco Pagano, Antonella Russo, Giuseppe Santalco, Nora Scuderi, Fabrizio Sottile e Pippo Trischitta: questi nomi (che vanno ricordati fino alla nausea) sono quegli degli eroi del 29 luglio, data della liberazione di Messina; giorno in cui essere “favorevoli” vuol dire essere “contrari”, a cosa? Alla civiltà, ai bambini che abbiamo visto giocare e girare in bici in Via dei Mille e oltre, al centro commerciale chiuso al traffico, quello delle botteghe nostrane (non delle multinazionali che invece sono presenti sul Viale San Martino), quello degli imprenditori che hanno investito per acquistare arredi e di coloro i quali aspettavano solo la certezza di una stabilità per valutare l’investimento eventuale da operare; quella degli otto esercizi aperti nell’ area pedonale dalla sua realizzazione (contro una sola chiusura nel mese di gennaio).

Ma essere favorevoli significa anche -giustamente- proclamarsi contrari ad un’Isola che non è retta da servizi necessari: da quelli di trasporto pubblico insufficienti a quelli di viabilità regolata e adeguatamente controllata da una Polizia Municipale più forte in termini numerici e di efficienza.

Qualunque sia l’accezione che essi intendessero dare al proprio voto “favorevole/contrario” (ossimoro che rende l’idea della presa in giro), però, loro sono i contro. Anche perché avrebbero potuto essere “contrari/favorevoli” e non viceversa (“favorevoli/contrari”) stabilendo che di chiusura definitiva si discutesse dopo aver messo a sistema quella rete di sicurezza, trasporto e mobilità oggi deficiente ma essenziale per il buon funzionamento di un’area pedonale in centro città.

Loro sono i consiglieri che hanno ritenuto di aver fatto salvo l’interesse di Messina cancellando l’obbrobrio dal PUT e mantenendo interdetto al traffico veicolare solo un pezzetto che è poco più della piazza.

E adesso potrebbero passare ore o giorni prima che l’Amministrazione smantelli tutto e riporti le cose com’erano (non è detto si seguiranno i dettami stabiliti dall’Aula, si potrebbe anche cancellare la chiusura limite votata oggi) e c’è da giurare che, da quel momento, la città tornerà fiorente e ricca, che i signori che applaudivano dal piano superiore della sala consiliare ricominceranno a vendere tonnellate di materassi, scarpe da donna, armi e attrezzi per la caccia e riprenderanno a commerciare in oro e preziosi nei propri punti vendita toccando picchi d’incasso: queste le tipologie merceologiche trattate dalla più attiva rappresentanza dei commercianti gongolanti che attivavano la claque a poco a poco che il perimetro dell’Isola si assottigliava e sbiadiva davanti ai loro occhi appagati.  Gli stessi che, rivolgendosi al presidente Palano Quero, in piedi vicino ad un delusissimo consigliere Daniele Travisano, ridacchiavano in coro. “Che hai? Ti vediamo bianco! Sarà mica la sconfitta che ti fa quest’effetto!”, sibilava elegante uno dei “vincitori” esercenti.

Volendo proprio vedere il bicchiere mezzo pieno, però, una nota positiva c’è: nonostante il tentativo di prendere in giro l’intelletto della cittadinanza, oggi tutti -assessori e consiglieri, in primis- sono usciti allo scoperto e, a ben guardare, anche tanti aspetti dell’operato di dirigenti, associazioni di categoria, politici, commercianti ecc, risultano decisamente più chiari. Occhio però: Messina sarà pure pigra e ignava ma “cca nisciun è fesso’”, volendo citare De Curtis. E intanto su facebook fioccano i post di chiarimento e propaganda dei “favorevoli/contrari” che devono fare i conti con l’opinione pubblica: infatti, nonostante ciò che qualcuno pensa, l’Isola è di tutti, non di una categoria e basta!

Ma del resto, se c’è chi -durante una serata mondana, lontano da Palazzo- ha dichiarato (proprio in merito alla faccenda in oggetto) “mi hanno votato e adesso si fa quello che dico io e chi se ne frega di quello che dicono gli altri!”, cosa c’è da stupirsi? Beh, speriamo che, prima o poi, qualcuno ci rassicuri dicendo che non è vero che il consiglio è lo specchio della città altrimenti, per certi casi, la rassegnazione sarà l’unica via alternativa ad emigrare verso “ una città a misura d’uomo”, come ha commentato qualche presente all’odierna vergogna andata in scena. (@Eleonora Urzì)

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