INFETTIVOLOGA MESSINESE DA PARIGI ALLA GUINEA: GABRIELLA FERLAZZO NATOLI IN UN’AVVENTURA DI VITA

In tempi di crisi non è facile crederlo, ma lei lo ha fatto. Ha lasciato l’impiego a tempo indeterminato presso un comodo ufficio parigino per ritornare ad operare sul campo in condizioni difficili e spesso pericolose. Il coraggio di affrontare l’incognita per il futuro e quello ancora più grande di svolgere un mestiere come il suo, ha recentemente fatto della trentaquattrenne messinese Gabriella Ferlazzo Natoli la degna destinataria del Premio Marcello Sgarlata, di cui è stata insignita nel mese di maggio con una cerimonia al Campidoglio.

Gabriella è un medico infettivologo. La sua scelta di dedicarsi allo studio delle malattie infettive la porta in giro per il mondo sin dal periodo in cui era ancora una studentessa. Ad allora risale l’esperienza in Brasile come volontaria, durante la quale aveva avuto l’opportunità di occuparsi di lebbra. Dopo la laurea a Bologna, la specializzazione a Roma definisce i suoi interessi, ma è il 2008 a cambiare la sua vita. Terminati gli studi, invia il curriculum a Medici Senza Frontiere e alcuni mesi dopo parte perla prima missione.

In principio Malta, poi Lampedusa. L’inattesa esperienza come assistente sanitaria è molto formativa e toccante, “ti trovi a lavorare in queste prigioni in cui per 18 mesi vengono rinchiuse persone che non hanno fatto nulla di male”. È soltanto l’inizio di un’avventura che tutt’ora la porta continuamente in viaggio, lontano dalla famiglia e dagli affetti, carenze queste che evidentemente trova ripagate dalle grandi soddisfazioni di quella che è a conti fatti una continua avventura

Il Congo è la destinazione successiva di Gabriella che per sette mesi lavora qui a progetti su tubercolosi e Hiv. Lo scontro con quella realtà la rende più consapevole. Sapere che, per quanto l’Hiv sia una patologia con cui ormai si può convivere, in questi paesi manca l’accesso ai medicinali, provoca un senso di rabbia e frustrazione al quale Gabriella non è immune. Le difficoltà dello stare per periodi più o meno lunghi lontana da casa, causa della complessità nel gestire le relazioni affettive, fa desiderare a Gabriella di trovare un porto sicuro in cui riparare. La missione in Armenia è decisiva. Il progetto riguardava i casi di tubercolosi multiresistente. La somministrazione di farmaci per tentare di curare i pazienti da una patologia complessa si traduce in un’esperienza più riflessiva.

Il momento è decisivo: Gabriella fa richiesta di assunzione presso un ufficio parigino, per coprire la posizione di medical advisor offerta da Medici Senza Frontiere. Nonostante anche questo impiego la porti a viaggiare per via dei progetti che segue, il lavoro d’ufficio non la soddisfa. La scelta sembra al momento decisiva: due mesi fa Gabriella si licenzia per tornare sul campo. Ad attenderla la Guinea dove ha trascorso cinque settimane per studiare l’Ebola.

Di una vita “normale” che ogni tanto forse desidera, probabilmente una persona attiva, sensibile e libera quale Gabriella dimostra di essere, scoprirebbe presto la monotonia. Mettersi al servizio degli altri poi, non è solo una professione ma una scelta di vita. L’appoggio dei genitori, l’affetto che sempre riceve da loro e la fiducia che hanno in lei e nella sua professionalità è fondamentale è certo le fornisce le energie necessarie.

Quella di Gabriella non è solo una storia che da messinesi ci rende orgogliosi, ma che ci ragguaglia sul significato vero dei termini passione e dedizione. (LAURA MANTI)

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