AUTORITA’ PORTUALE, PER CMDB COLPA DEI PARLAMENTARI LOCALI. MA GIOIA TAURO NON CONVINCE

A condannare il porto di Messina a un destino da subalterno non è tanto l’attuale Governo Renzi quanto l’Unione europea che “tra ottobre e novembre 2013 ha escluso lo scalo dalla rete centrale dei trasporti, negandogli di partecipare alla corsa ai 30 miliardi di euro stanziati per il 2014-2020”. A stigmatizzare, nella fattispecie, l’immobilismo dei parlamentari messinesi sono, in una nota, i consiglieri comunali di Cambiamo Messina dal Basso, Nina Lo Presti e Gino Sturniolo, e la Cub.

NIna Lo Presti
NIna Lo Presti

I 30 miliardi serviranno a potenziare i nove corridoi europei che formeranno il tessuto della Core Network, ossia della rete trasportistica dell’Europa. “Al Porto di Messina – dicono – non è stato assegnato il titolo di Porto Core. In una prima fase erano state escluse anche Civitavecchia e Taranto, a sorpresa fatte rientrare nell’ultima tornata di esame da parte della Commissione (a seguito di pressioni dei politici italiani). Ma quando il Parlamento Europeo decideva, la deputazione messinese si era distratta?”.

Dopo di che, secondo gli scriventi, il passo verso la razionalizzazione delle Autorità Portuali, è breve: “Probabilmente c’era da aspettarselo con la spending review. Una sforbiciata era obbligatoria”.
Viste le premesse, i discorsi sul rilancio della realtà locale sono “poco credibili”. Lo Presti e Sturniolo, insieme ai rappresentanti sindacali, intravedono nell’annessione ai porti calabresi, quella auspicata da Renato Accorinti quale male minore, alcuni elementi di forte debolezza: “Sono per primi gli stessi ‘futuri sposi’ calabresi – affermano con riferimento a Gioia Tauro – ad aver denunciato negli anni la mancata attuazione delle programmazioni quadro della regione Calabria e il disimpegno da parte dei governi nazionali rispetto a finanziamenti strutturali che avrebbero non solo migliorato la qualità della vita dei cittadini ma sarebbero stati complementari allo sviluppo dell’Autorità portuale di tutto il retroporto”.

Inoltre, qualsiasi tipo di scelta sulle varie combinazioni di accorpamento, “fermo restando che dovranno essere le città a riappropriarsi dei propri porti”, secondo gli autori del comunicato non possono prescindere da “l’illegittimo dilatamento della circoscrizione territoriale marittima dell’Autorità Portuale di Messina, per cui tutte le aree prospicienti il mare, anche fuori dal porto e sicuramente non demaniali (il Punto Franco, il Bacino di Carenaggio, gli stabilimenti industriali della Cantieristica navale, la storica passeggiata a mare, la Fiera Campionaria Internazionale, l’area ex Gasometro, il Baby Park, la villa Sabin) sono ritenute di pertinenza del demanio statale e, conseguentemente, su di esse l’Authority impone il pagamento di canoni concessori in danno agli enti regionali e al Comune di Messina”.

Luigi Sturniolo
Gino Sturniolo

“La fiscale applicazione dei canoni concessori, imposti dall’Autorità portuale di Messina – proseguono – ha comportato la chiusura di numerose attività nel settore della cantieristica navale e della Fiera Campionaria di Messina. Oggi il Comune di Messina ha ancora la possibilità di tutelare i suoi diritti proponendo appello avverso alla sentenza del Tribunale di Messina che gli sottraeva la titolarità delle suddette aree entro il 9 ottobre prossimo”. Possibilità alla quale il Comune “non può sottrarsi”.

Necessario pure “avviare contromosse che stronchino ogni possibilità che mafia e ‘ndrangheta possano continuare ad avere un ruolo e un peso specifico sui porti calabresi”. Infine, il Piano regolatore portuale “va riprogrammato”. “Nel 2008 – concludono – il Comitato Portuale adotta il Piano regolatore portuale di Messina, dopo aver ricevuto il parere favorevole dell’allora commissario Sinatra, senza che gli organi rappresentativi elettivi della città abbiano potuto esaminare e dibattere le scelte programmatiche sullo sviluppo della parte più importante del territorio cittadino. Nel Prp, viene programmato il destino futuro di tutto il litorale nord della città fino al torrente Annunziata e della Zona Falcata, dove tutte le tradizionali attività cantieristiche vengono fatte sparire o ridotte nell’impossibilità di continuare. Dietro il Prp si nasconde l’ennesima speculazione edilizia che per l’ennesima volta sottrarrà il mare alla città”.

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