MINACCE DI RIINA A DON CIOTTI: LA SOLIDARIETA’ DEL SINDACO ACCORINTI

A seguito delle minacce di morte ricevute da don Luigi Ciotti, il sindaco, Renato Accorinti (nella foto con da sinistra, padre Venanzio Milani, don Luigi Ciotti , e padre Alex Zanotelli ), ha espresso solidarietà, anche a nome di tutta l’Amministrazione comunale, al presidente di Libera,  evidenziando che “Quanto avvenuto rafforza le azioni e il pensiero di don Ciotti, perché significa che si sta operando nella direzione giusta. Provo indignazione e rigetto, ma allo stesso tempo invito tutti noi, che fondiamo le nostre azioni sulla legalità e sulla trasparenza, a fare non un passo indietro ma cento in avanti. Rivolgo un pensiero ai cittadini per aumentare la loro presa di coscienza e la partecipazione alla lotta alla mafia, con azioni concrete tutti i giorni e in ogni angolo di strada, evitando silenzi di complicità ed omissioni. Le istituzioni dello Stato facciano la loro parte, supportando coloro che contrastano la criminalità organizzata, attuando riforme ormai indifferibili, e la scuola, quale palestra di vita, dia un contributo concreto attraverso la crescita delle giovani generazioni all’insegna dei valori della legalità e della trasparenza”.

“Le minacce di Toto’ Riina dal carcere sono molto significative – commenta in una nota il sacerdote – Non sono infatti rivolte solo a Luigi Ciotti, ma a tutte le persone che in vent’anni di Libera si sono impegnate per la giustizia e la dignità del nostro Paese. Cittadini a tempo pieno, non a intermittenza. Solo un ‘noi’ – non mi stancherò di dirlo – puo’ opporsi alle mafie e alla corruzione. Libera è cosciente dei suoi limiti, dei suoi errori, delle sue fragilita’, per questo ha sempre creduto nel fare insieme, creduto che in tanti possiamo fare quello che da soli e’ impossibile”.

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Don Ciotti con Papa Francesco

“Le mafie sanno fiutare il pericolo – prosegue il fondatore di Libera – Sentono che l’insidia, oltre che dalle forze di polizia e da gran parte della magistratura, viene dalla ribellione delle coscienze, dalle comunita’ che rialzano la testa e non accettano piu’ il fatalismo, la sottomissione, il silenzio. Queste minacce sono la prova che questo impegno è incisivo, graffiante, gli toglie la terra da sotto i piedi. Siamo al fianco dei famigliari delle vittime, di chi attende giustizia e verita’, ma anche di chi, caduto nelle reti criminali, vuole voltare pagina, collaborare con la giustizia, scegliere la via dell’onestà e della dignità. Molti famigliari vanno nelle carceri minorili dove sono rinchiusi anche ragazzi affiliati alle cosche. La politica deve pero’ sostenere di piu’ questo cammino. La mafia non e’ solo un fatto criminale, ma l’effetto di un vuoto di democrazia, di giustizia sociale, di bene comune – sottolinea il fondatore di Libera -. Ci sono provvedimenti urgenti da intraprendere e approvare senza troppe mediazioni e compromessi. Ad esempio sulla confisca dei beni, che e’ un doppio affronto per la mafia, come anche le parole di Riina confermano”.

“Quei beni restituiti a uso sociale segnano un meno nei bilanci delle mafie e un piu’ in quelli della cultura, del lavoro, della dignita’ che non si piega alle prepotenze e alle scorciatoie – prosegue Ciotti -. Lo stesso vale per la corruzione, che e’ l’incubatrice delle mafie. C’e’ una mentalità che dobbiamo sradicare, quella della mafiosita’, dei patti sottobanco, dall’intrallazzo in guanti bianchi, dalla disonestà condita da buone maniere. La corruzione sta mangiando il nostro Paese, le nostre speranze! Corrotti e corruttori si danno manforte per minimizzare o perfino negare il reato. Ai loro occhi è un’azione senza colpevoli e dunque senza vittime, invece la vittima c’e’, eccome: è la società, siamo tutti noi. Per me l’impegno contro la mafia e’ da sempre un atto di fedelta’ al Vangelo, alla sua denuncia delle ingiustizie, delle violenze, al suo stare dalla parte delle vittime, dei poveri, degli esclusi. Al suo richiamarci a una ‘fame e sete di giustizia’ che va vissuta a partire da qui, da questo mondo”.

“Riguardo don Puglisi – che Riina cita e a cui non oso paragonarmi perche’ sono un uomo piccolo e fragile – un mafioso divenuto collaboratore di giustizia parlo’ di ‘sacerdoti che interferiscono’. Ecco io mi riconosco in questa Chiesa che ‘interferisce’, che non smette di ritornare – perche’ e’ li’ che si rinnova la speranza – al Vangelo, alla sua essenzialita’ spirituale e alla sua intransigenza etica. Una Chiesa che accoglie, che tiene la porta aperta a tutti, anche a chi, criminale mafioso, e’ mosso da un sincero, profondo desiderio di cambiamento, di conversione. Una Chiesa che cerca di saldare il cielo alla terra, perche’, come ha scritto il Papa Francesco: ‘Una fede autentica implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo'”.

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