NIENTE ANTICIPAZIONE TFR AGLI STATALI, ANIEF RIVELA: “STATO NON HA VERSATO CONTRIBUTI”

Anticipare mensilmente il Tfr in busta paga. Ovviamente, per chi ce l’ha. E’ questa una delle ricette contenute nel Jobs Act di Matteo Renzi per contribuire, insieme ad altri rimedi – come l’articolo 118 dello Statuto dei lavoratori insegna – alla ripresa dell’occupazione. Dall’anticipo del Tfr, tuttavia, il Governo esclude i dipendenti pubblici. E l’Anief ha una clamorosa risposta a questa specie di discriminazione: “La decisione del Governo di escludere i dipendenti pubblici dal piano di anticipo mensile in busta paga, oppure come quattordicesima, del pagamento del Trattamento di fine rapporto non è casuale, ma va ricondotta al fatto che lo Stato non ha mai versato quei contributi, se non a titolo figurativo”.

L’associazione sindacale ricorda che la Corte di conti ha certificato un “buco” di 23 miliardi di euro, che l’Inps ha ereditato dall’Inpdap, per il mancato pagamento mensile dei contributi dei dipendenti pubblici: “Il Governo ha disposto un emendamento ad hoc nella legge di stabilità, ma ad oggi nonostante le variazioni tecniche non risultano finanziamenti adeguati per coprire l’enorme ‘buco’ sui Tfr degli statali”.

La somministrazione graduale del Tfr non costituisce in ogni caso una buona opportunità, secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir: “Per i lavoratori quella di assegnare il Tfr assieme alle buste paga sarebbe una decisione peggiorativa, perché si tratta di un risparmio derivante per l’80% dai fondi pensionistici. Quello che nella scuola, ad esempio, si chiama Fondo Espero”.

“Il problema – continua il sindacalista Anief-Confedir – è che se il progetto del Governo andasse in porto, i vantaggi economici derivanti dal progredire di questo ‘tesoretto’ sarebbero quasi del tutto annullati. Sia perché con lo stipendio scatterebbe un’aliquota marginale, decisamente meno vantaggiosa per il lavoratore, sia perché la tassazione sarebbe molto più elevata. Con il paradosso che lo Stato si ritroverebbe ad incentivare gli stipendi non solo a costo zero, ma incassando pure una percentuale di soldi non indifferente: si stima una cifra vicina al miliardo di euro. E laddove invece lo Stato è chiamato a spendere, perché datore di lavoro, si tira ancora una volta indietro. Ecco perché – conclude Pacifico – il sindacato dice ‘no, grazie’ alla proposta del Governo di cedere il Tfr ai dipendenti tramite le buste paga”.

Anief coglie l’occasione per ricordare che per i dipendenti pubblici sono stati attivati i ricorsi contro l’interruzione della trattenuta illegittima in busta paga del 2,5% per il Tfr, come previsto dal Dpcm del 20 dicembre 1999, per la restituzione delle somme indebitamente prelevate e l’accredito figurativo dell’intero trattamento fine rapporto, assieme agli accessori interessi di legge, nonché per l’accertamento del credito del 2,69% per il 2011/2012 utile a costituire il Tfs mancante nel periodo provvisorio di transito di tale personale in regime di Tfr per effetto della legge 122/2010 dichiarata incostituzionale.

 

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