EBOLA, SOCIETA’ MALATTIE INFETTIVE: PIU’ A RISCHIO AREE IN CUI AVVENGONO SBARCHI”

Il ministro Beatrice Lorenzin dice che in Italia non si scatenerà nessuna epidemia ma non è possibile escludere il verificarsi di casi sporadici. Se la cosa la tranquillizzi non si sa. Di certo non può rasserenare gli animi di quanti, nelle ultime settimane, vivono con ansia, se non con terrore, le notizie sul propagarsi dell’ebola nel mondo occidentale. Dagli Stati Uniti, alla Francia, alla Spagna. E nel Belpaese la regione maggiormente a rischio, nemmeno a dirlo, è la Sicilia. Lo rivela la Simit, Società italiana di malattie infettive e tropicali, proprio in relazione all’allarme ebola scoppiato dopo il caso spagnolo. La notizia è stata ribattuta dai principali organi di informazione.

La Simit annuncia che anche lo Stivale è in stato d’allerta: “Attivate tutte le possibili misure di prevenzione a livello nazionale, regionale e locale, comprese le misure di profilassi presso porti e aeroporti”. Le regioni italiane più esposte geograficamente al rischio di importazione della malattia da virus ebola sono quelle costiere “presso le cui aree portuali sbarcano periodicamente clandestini provenienti dai Paesi africani”.

Aree portuali tra le quali quella di Messina ricade a tutti gli effetti.

“La Sicilia – spiega spiega Antonio Chirianni, vicepresidente Simit – per motivi geografici, sembra essere la regione più interessata dal potenziale contagio, a causa dei periodici sbarchi di clandestini lungo le sue coste”.

“Sebbene l’infezione – spiega Chirianni – si trasmetta mediante contatto interumano diretto con organi, sangue e fluidi biologici, è importante anche evidenziare che il virus permane a lungo nello sperma e che, pertanto, i rapporti sessuali possono rappresentare un veicolo di diffusione dell’infezione anche 6-7 settimane dopo la guarigione. Oggi, appare notevolmente difficile contenere il traffico aereo ed impedire, dunque, gli spostamenti internazionali; inoltre in molti dei territori colpiti dall’epidemia, quali la Liberia, la Guinea e la Sierra Leone sono scarsi i sistemi di controllo. Non si può quindi escludere del tutto la probabilità che l’infezione giunga anche in Italia, sebbene non vi siano voli diretti dai Paesi endemici. In Europa e in Italia sono, comunque, state attivate tutte le possibili misure di prevenzione a livello nazionale, regionale e locale, comprese le misure di profilassi presso porti e aeroporti”.

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