Teatro Vittorio Emanuele, contratto lavoratori nella bufera. Cisl: “Rimesso in piedi sistema nomine ultimi 20 anni”

“Con una improvvida delibera, il Cda del Teatro Vittorio Emanuele ha deciso di applicare il contratto del pubblico impiego e, senza alcuna comunicazione, ha convocato ‘ipso facto’ i segretari delle federazioni firmatarie di quel contratto, senza dare comunicazione alcuna ai sindacati operanti nelle vicende del Teatro Vittorio Emanuele”. Con queste testuali parole, Cettina Pizzo, segretaria generale della Fistel Cisl Messina, chiedendo che l’assessore Antonino Perna rompa il voto del silenzio, scoperchia l’ennesimo pentolone della finora controversa gestione del duo Maurizio Puglisi – Antonino Saija. Accusando gli amministratori dell’Ear di “aver rimesso in piedi un sistema di nomine a tempo, molto simile al percorso degli ultimi venti anni. Questa metodologia, ha determinato il ricorso della massima parte dei lavoratori alla magistratura”.

Pizzo, riferisce che le federazioni convocate non hanno accolto l’invito, non avendo, tra l’altro, nessun lavoratore iscritto: “Successivamente, il sovrintendente ha convocato i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil per veicolare le idee e le determinazioni del consiglio di amministrazione. Le confederazioni non hanno approvato, né condiviso i percorsi intrapresi dallo stesso”. Saija, nonostante le “evidenti contraddizioni delle scelte operate”, secondo la ricostruzione della sindacalista, “ha riconvocato nuovamente le federazioni del pubblico impiego, che non hanno attinenza con le attività del settore spettacolo. Tali attività, in tutta Italia, sono affidate al Contratto delle Fondazioni Lirico Sinfoniche”.

“Nelle more – prosegue – avendo agito per inibire le relazioni sindacali con i sindacati storici del settore e non avendo ancora avviato le relazioni con i nuovi soggetti sindacali ‘autonomamente scelti’, il Cda ha deliberato una ‘apparente’ riorganizzazione aziendale, senza affrontare i nodi storici delle problematiche del Teatro. In pratica è stato rimesso in piedi un sistema di nomine a tempo, molto simile al percorso degli ultimi venti anni, costruito con lettere di nomina, incarichi, attribuzioni di responsabilità, e fondato su precarietà ed incertezza giuridica e normativa. Questa metodologia, negli anni, ha determinato il ricorso della massima parte dei lavoratori alla magistratura”.

Il Consiglio di amministrazione, insiste Pizzo, ha “consapevolmente avviato un controverso percorso di rottura relazionale che coinvolge non solo i livelli territoriali delle organizzazioni sindacali, ma potenzialmente anche i livelli regionali e nazionali, a causa della atipicità della scelta di cambiare il contratto di riferimento. E’ evidente che l’atteggiamento scelto – ammonisce – comporta una ulteriore gravissima criticità, che si aggiunge all’intreccio infernale delle vicende del Teatro messinese”.

Accuse gravi, quelle mosse dalla segretaria messinese della Fistel Cisl, per la quale “i lavoratori del Teatro Vittorio sono ripiombati violentemente indietro nel tempo, come se le legittime proteste messe in atto e gli innumerevoli ricorsi alla magistratura non ci fossero stati. Addirittura – fa notare – si sta tentando di mettere alla porta le rappresentanze sindacali e di gestire in proprio, senza alcun confronto con alcuno, ogni materia”.  La Fistel Cisl considera “sbagliata e senza sbocco la strada intrapresa dal Cda in modo unilaterale, eliminando, con una infelice strategia, ogni interlocuzione”.

“E’ opportuno ribadire – afferma la segretaria – che la Fistel Cisl non ha alcuna preclusione nel valutare ogni possibile percorso, ma questo deve essere accompagnato da corrette relazioni sindacali, nel rispetto dei reciproci ruoli e soprattutto deve dare garanzie di stabilità e certezza normativa ed economica ad ogni singolo lavoratore del Teatro di Messina. Ma, se l’approccio alle annose questioni del Teatro Vittorio Emanuele è questo, siamo veramente preoccupati: riteniamo che la scorretta applicazione delle norme e i metodi relazionali messi in atto possano deludere attese e speranze dei lavoratori prima e poi anche della città, che continua ad essere umiliata dai ruoli regionali che non hanno voluto dirimere le questioni del personale definendo equiparazione e ruoli gestionali dei dipendenti, in uno con le attese e le richieste di artisti, professori d’orchestra e personale stagionale”.

“Non possiamo non evidenziare – conclude – anche in questa circostanza, il silenzio dell’assessorato al settore, a cui chiediamo da questa sede, con massima urgenza, ufficiale pronunciamento sulla questione aperta dal Cda. Invitiamo con insistenza il sovrintendete ed il Cda del Teatro Vittorio a mettere in atto un sistema relazionale adeguato alle circostanze in essere, senza cedere all’errore di attuare solitari e controversi percorsi autoritari ed autoreferenziali. Ricordiamo il significato della parola: contratto è un accordo tra le parti, e non può darsi che una sola parte si accordi con se stessa”.

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