“Laudamo in città”: l’ “Istinto” di Angelo Campolo, la prima tappa per rileggere “Pinocchio” in chiave contemporanea

Un pubblico incantato e soddisfatto quello di ieri sera, tanto da esclamare “questo è vero teatro”, alla prima di “Istinto”, lo spettacolo che ha aperto i quattro appuntamenti per rileggere “Pinocchio” in chiave contemporanea all’interno del cartellone “Laudamo in città”, promosso dalla compagnia teatrale DAF di Giuseppe Ministeri.

La fiaba di Pinocchio si apre con un “addio ai re”, un addio che suona come la fine dei prestigi, come l’inizio di un’età di decadenza. Un uomo solo, Geppetto, con il desiderio di avere un burattino di legno, si reca nella bottega di Mastro Ciliegia, trasformata in un centro estetico, in cui si mischiano paradossalmente i concetti di naturale e artificiale per la cura di sé. Lì i “pezzi di corpo” si muovono nello spazio, reclamano attenzione, provocano caos, invadono, ansimano; sono masse informi, grezze, potenziali “uomini”. L’istinto è la sola capacità che li permea, è come la durezza del legno, pronto a dire solo la verità, che arriva a corrodere e rompere tutto ciò che è intorno. Trenta istinti vengono presi da Geppetto, il quale tenta di dare loro la forma, l’ordine, la misura apollinea per farli stare in equilibrio. Agli istinti, però, non manca solo forma, ma anche amore, un sentimento che si traduce in impossibile, in infinito, oltre qualsiasi tentativo dialettico di stabilire un collegamento o una connessione con l’altro: “sarebbe meglio che questo incontro non avvenga mai”, sarebbe meglio che la leggerezza non li pervada, sarebbe meglio travestire se stessi con una maschera: la bugia. Menzogne, promesse disattese, invenzioni volontarie caratterizzano la nostra società in tutti i campi, dalla politica alle relazioni umane. Menzogne che sono il tentativo di non corrodere l’imperfezione del proprio sé, di cercare a tutti i costi un motivo per “farsi notare” ed essere presuntuosamente tutti protagonisti sulla scena.

Davanti ai trenta istinti non resta che un ricordo: le rovine del Paese dei Balocchi, che hanno lasciato un gusto antico misto a balli, finti luccichii e frammenti di tempo dimenticati. In passato non esistevano calendari, non bisognava lavorare e vigeva la teoria dello “ziccare”, dell’invasione degli spazi, dell’onnipresenza arrogante in qualsiasi luogo. L’unico modo, invece, che abbiamo per dilatare il tempo è annunciare gli eventi: “ancora due anni e mi laureo”, il tentativo vano dello straparlare per appuntamenti, per promesse, per bugie.

Soltanto uno dei quattordici istinti sceglie di essere Pinocchio, perché sceglie un’unica rotta e un’unica unità di misura, il tempo; perché sceglie la mortalità, perché sceglie di essere un uomo.

Lo spettacolo sarà in scena fino al 23 e poi dal 27 al 30 novembre, presso la sala Laudamo, diretto dal bravissimo Angelo Campolo, per uno spettacolo che, come già annunciato per il suo aspetto laboratoriale, non si presenterà sempre nello stesso modo, ma assumerà recita per recita aspetti sempre diversi, a partire dal cast.

Come sottolineato dal fondatore della compagnia, Giuseppe Ministeri, il cammino che li ha portati al debutto di ieri non è stato certamente facile, spesso ostacolato da gravi problemi, però ad oggi si dichiara “orgoglioso ed emozionato”: “Orgoglioso perché con Angelo Campolo e Annibale Pavone lavoriamo assiduamente da oltre un anno e mezzo a questo progetto, abbiamo ʽsoffertoʼ, lo abbiamo ʽdifesoʼ, adesso lo vediamo avviarsi! Non dimentico che da qui, dalla sala Laudamo, tutto è partito: ricordo quando 15 anni fa portavo il chinotto nei camerini a Campolo e poi mi ʽpiazzavoʼ nel piccolo foyer, inventandomi il mestiere di organizzatore”.

L’obiettivo a cui punta la Daf è la formazione sul pubblico: “Mi permetto di ricordare – continua Ministeri – che nel dicembre scorso, col Teatro chiuso sostanzialmente, abbiamo fatto quattro recite del nostro ʽRomeo e Giuliettaʼ superando quota 500 spettatori. Un piccolo miracolo”.

Oltre al progetto “Laudamo in Città”, la compagnia Daf ha in cantiere tre importanti progetti: uno su Calvino, in coincidenza coi 30 anni dalla sua morte, una produzione con l’Accademia Silvio D’Amico e un prodotto audiovisivo su Amleto in collaborazione con la Sicilia Film Commision e Rai5. Infine, l’idea di un laboratorio teatrale verrà largamente ampliata: “Ci avviamo – chiosa Ministeri – a costituire un vero e proprio Centro di formazione teatrale. Non una scuola. Un Centro, molto più dinamico e funzionale, che sia punto di riferimento per il Sud Italia e che dialoghi con i più importanti interlocutori italiani a Roma, Milano e Genova. Ma già quest’anno abbiamo avviato la collaborazione con l’Accademia Silvio D’Amico, faremo un focus sul verso. Con loro daremo vita ad un produzione, che debutterà al Festival di Spoleto”.  (Clarissa Comunale)

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