Giardino scultoreo della Memoria al Gran Camposanto, visite guidate per bicentenario di Leone Savoja

Continuano le iniziative volte a celebrare il bicentenario della nascita dell’architetto messinese Leone Savoja autore del Gran Camposanto di Messina inaugurato nel Marzo del 1872, opera che si impone come uno degli esempi più alti in architettura.

Stamattina, dalle ore 9, si è svolta una passeggiata culturale, organizzata dal Dipartimento Cimiteri e guidata, a titolo volontario, dal professionista di Beni Culturali e Dott. Giuseppe Finocchio. Una descrizione complessiva del complesso architettonico e del giardino si è intrecciata con il racconto delle vicende biografiche ed i rapporti professionali ed umani intercorsi tra l’architetto Leone Savoja, il giovane scultore Scarfì che a soli 30 anni ebbe da lui una commissione importante, ed il maestro Giacomo Fiore, autore del Cenobio o Conventino e parte integrante nella ideazione e progettazione del Monumentale.

La visita si è snodata lungo le tre aree principali del Cimitero Monumentale: l’area dell’ingresso, o delle pubbliche celebrazioni, con il parterre e dominata dalla mole della basilica di San Basilio degli azzurri, la tomba di Stellario Ciances con i frammenti di alcuni fregi di gusto classico, sui quali un angelo in volo dispiega grandi e morbide ali, a seguire il monumento di Ettore Castronovo, luminare e pioniere della radioterapia, fino alla cappella Siracusano, con le esuberanti cornici liberty, e la cappella Peirce, opera eclettica di Vincenzo Vinci del 1921.

Il Monumento a Leone Savoja, opera di Lio Gangeri, ha dato spunto a Finocchio per illustrare ai cittadini la complessa e poliedrica figura dell’architetto messinese autore del Gran Camposanto. Il monumento egittizzante della famiglia Patti e quello dedicato a Giuseppe La Farina hanno permesso di descrivere la grande capacità ideativa ed espressiva di un altro scultore, come Gregorio Zappalà. L’allegoria dell’Italia del Monumento La Farina, in particolare, donna turrita e con i capelli sciolti, ricorda il valore del concetto di patria, concetto che stona rispetto all’opportuna esigenza di messa in sicurezza e di restauro del Famedio.

La passeggiata si è conclusa nel luogo forse più antico e rilevante del Cimitero. Si tratta di un capolavoro del neogotico europeo di Giacomo Fiore, con le bellissime cornici trilobate che si aprono a ventaglio, la guglia a spirale ed i numerosi riferimenti ad un gusto quasi anglosassone e ad un gothic revival.

L’occasione promossa stamattina certamente si rivela importante per restituire dignità alla memoria architettonica ed artistica di Messina, al fine di riportare il suo patrimonio all’antico splendore, per creare occasioni di incontro e di approfondimento culturale.

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