Serie A: Mancini, discreta la prima. Zeman imbriglia il Napoli, le battistrada volano e Di Natale fa 200

Il 213° derby della Madonnina, conclusosi sul risultato di 1-1, ha chiuso secondo copione il weekend pallonaro, in attesa dell’appendice di stasera che vedrà protagoniste Genoa e Palermo nel monday night di Marassi che farà calare il sipario sul dodicesimo turno di serie A.

Secondo copione perché il pareggio era il risultato più prevedibile: per entrambe le squadre di Milano, da svariate stagioni tagliate fuori dal giro scudetto, era prioritario non perdere una sfida dal peso specifico incommensurabile. Discreta la prima, quindi, per Roberto Mancini, tornato alla guida dell’Inter ad oltre 6 anni di distanza dall’inaspettato defenestramento – da vincente – a beneficio di José Mourinho. Durante la sosta è infatti arrivato l’esonero di Walter Mazzarri: non ci sbagliavamo quando, in tempi non sospetti, segnalavamo che la pazienza di Thohir andava esaurendosi, a dispetto delle dichiarazioni di facciata e, soprattutto, dell’incauto rinnovo fatto siglare appena qualche mese addietro al tecnico di San Vincenzo. La sua corsa all’alibi mancherà a tutti, l’auspicio è di rivederlo al più presto su una panchina più confacente alla sua (non) duttilità tattica. Sull’altra sponda dei Navigli, Pippo Inzaghi è apparso piuttosto imbronciato nel dopo partita. Il timoniere del Milan voleva vincere a tutti i costi la sua prima stracittadina da mister, per giunta in un San Siro colorato di rossonero, ma il suo sogno si è infranto sulla traversa colpita da El Shaarawy a pochi minuti dalla fine.

Juventus e Roma, in vista dei delicatissimi impegni di Champions, avevano ultimato sabato le rispettive fatiche settimanali. Ljajic e compagni avevano aperto le danze nel pomeriggio, superando fuori casa in rimonta – e con una buona dose di fortuna – l’Atalanta, lamentatasi dopo il fischio finale della gestione dell’arbitro Massa. Immediata la risposta della Vecchia Signora, abile a ristabilire la distanza di sicurezza schiantando l’altra compagine della Capitale. La trasferta dell’Olimpico contro la Lazio si presentava astrattamente tra le più insidiose, eppure per i ragazzi di Allegri si è rivelata una passeggiata di salute. Disarmante la differenza di valori in campo, con Pogba e Tevez nel ruolo di solisti dell’orchestra bianconera, diretta da un sempre più convincente Allegri e che pian piano vede integrarsi altri musicisti, l’ispiratissimo Pereyra in primis. Tenere fuori l’ex Udinese sarà dura e, considerato anche l’ottimo stato di forma di Marchisio, adesso sono Pirlo e Vidal a giocarsi l’ultima maglia da titolare a centrocampo: fino a qualche mese fa sarebbe sembrata un’eresia, adesso è la pura realtà.

Una cosa è certa, le prime della classe stanno iniziando a fare il vuoto: il Napoli (che potrebbe essere raggiunto dal sorprendente Genoa al terzo posto) accusa 9 punti di distacco dalla capolista e 6 dai giallorossi.

Inaspettato infatti il passo falso degli azzurri, che al San Paolo non sono andati oltre il pareggio contro il Cagliari di Zeman all’esito di una contesa palpitante fino all’ultimo respiro. I sardi, orfani di Avelar e Sau, si son fatti beffa degli sfavori del pronostico, riuscendo a recuperare sempre lo svantaggio (inizialmente doppio) senza darsi mai per vinti, in perfetta aderenza ai dettami del boemo, che se la gioca con tutti – senza timori reverenziali di sorta – e tira dal fuori dal cilindro il coniglio Diego Farias, non esattamente un fenomeno ma letale a Fuorigrotta a suon di tap-in.

Importante il successo conseguito dalla Fiorentina a Verona ai danni degli uomini di Mandorlini. I viola erano reduci da due sconfitte consecutive, ma alla ripresa dopo la sosta hanno trovato i tre punti su un terreno non facile, per quanto gli scaligeri non siano certo gli stessi di dodici mesi fa. Montella sin qui molto spesso ha dovuto fare di necessità virtù, alcune sue uscite non erano piaciute alla piazza che lo ha accusato di essere troppo morbido nei momenti no: la vittoria costituisce la miglior medicina, aspettando la continuità e Pepito Rossi, presente sugli spalti del Bentegodi per ricominciare a respirare il profumo dell’erba.

Cesena-Sampdoria e Udinese-Chievo nel pomeriggio di domenica hanno aperto la fiera degli 1-1 suggellata dal derby: il principale dato saliente è rappresentato dal gol numero 200, come sempre di splendida fattura, realizzato in serie A da Totò Di Natale. L’eterno bomber campano ogni anno viene dato sul viale sul tramonto, lui stesso ogni tanto fa trapelare dubbi pesanti sul proprio futuro, eppure continua a timbrare il cartellino con una facilità impressionante a dispetto delle 37 primavere sulle spalle. Tanto onore a chi, nel corso della carriera, ha respinto i top club per divenire vessillo di un popolo di provincia, quello friulano che lo ha adottato.

Pesantissimi in chiave salvezza i blitz esterni di Empoli e Sassuolo. I toscani hanno sbancato il Tardini affossando ancor di più il povero Parma, che tra vicende societarie e tecniche prosegue la personale Via Crucis: l’ultima stazione ha visto “infierire” Vecino e Tavano, implacabili goleador di giornata.

Mentre i neroverdi di Eusebio Di Francesco, grazie ad una precisa incornata di Floro Flores, hanno fatto propria l’intera posta in palio contro un Torino che fatica maledettamente a trovare la via della rete, persino dal dischetto: tanti, troppi gli errori dagli 11 metri, ieri è stata la volta di Sanchez Miño. E lo sfogo di Ventura in sala stampa non lascia presagire nulla di buono, fortuna che il mercato si avvicina.

Jody Colletti                 Twitter: @jodycolletti

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