Serie A: la Juve sbanca Napoli nella notte di Pino Daniele. Totti, un selfie alla carriera

Due cartoline, dal San Paolo e dall’Olimpico.

La commozione dei 53.000 partenopei – e di milioni di italiani davanti la tv – nell’intonare a squarciagola la dolcissima “Napule è” all’ingresso in campo degli uomini di Benitez e Allegri. Lacrime e brividi per l’omaggio al cantore di un popolo riscopertosi orfano, all’improvviso, all’alba di una fredda mattina di gennaio. Fortuna che le parole in musica regalano l’immortalità. A chi la merita, come Pino Daniele.

E lo storico selfie di Francesco Totti, geniale nel festeggiare in siffatta maniera sotto la Sud dopo la prodezza valsa il definitivo 2-2 nel derby, un autoscatto che ha fatto il giro del mondo a partita ancora in corso.

Le polemiche invece andrebbero archiviate: quelle prevedibili dei napoletani, scatenatisi come da copione – trattandosi della vituperata Juve – per il fuorigioco sancito dalle moviole in occasione del gol di Caceres. A questi livelli riconoscere i meriti degli avversari risulta difficile, forse sarebbe stato meglio soffermarsi sugli aspetti dati squisitamente tecnici, analizzare la prestazione, deludente, e magari interrogarsi sui cambi di Benitez: tardivo l’inserimento di Zapata, mentre Gabbiadini sarebbe stato ingaggiato per sostituire l’infortunato Insigne, non certo Callejon.

E quelle dei detrattori dell’inossidabile capitano della Roma, che non ha mancato di rispetto ad alcuno nell’impugnare lo smartphone ai piedi della sua curva (per giunta in uno stadio colorato di giallorosso) dopo il secondo gol personale, l’undicesimo nella storia della stracittadina della Capitale. L’entusiasmo di un ragazzino a 38 anni suonati, un selfie alla carriera.

Ad ogni modo, la diciottesima doveva essere la giornata del sorpasso e invece si è trasformata in quella del nuovo allungo a + 3 da parte della Vecchia Signora campione d’inverno, lassù la classifica continua ad atteggiarsi a fisarmonica.

Merito della Juventus, che, reduce da un periodo di appannamento, è riuscita ad esibire i muscoli in un momento clou, riscattando l’amarezza patita in Supercoppa e disputando una partita pregna di sostanza e concretezza, impreziosita dalla gemma di Pogba e dal contropiede da manuale finalizzato da Vidal.

Ma anche della Lazio, brava nel fermare la Roma grazie ad una performance maiuscola che, forse, avrebbe meritato il suggello della vittoria.

Chiusa la disamina delle sfide che hanno impegnato le prime quattro della classe, a pari punti con i biancocelesti del sempre più convincente Felipe Anderson troviamo la Sampdoria, tornata a fare bottino pieno tra le mura amiche contro l’Empoli. In vista di una seconda parte di stagione che Mihajlovic potrà gestire disponendo di tre nuove pedine negli ultimi 30 metri: Correa, Muriel e molto probabilmente Eto’o.

Riagganciandoci al discorso mercato, l’Inter per stendere il Genoa non ha avuto bisogno di ricorrere a Shaqiri, il fiore all’occhiello della campagna acquisti varata da Thohir e Ausilio. Il talentuoso svizzero prelevato dal Bayern Monaco è rimasto in panchina, molto presto sarà in condizione e Mancini potrà sfoggiare una freccia (e che freccia) in più al proprio arco.

Cambiando sponda dei Navigli, il Milan sabato sera ha pareggiato a Torino un match che poteva serenamente perdere, considerato che l’espulsione di De Sciglio ha maledettamente complicato la vita ai rossoneri, passati in vantaggio pronti via con un rigore di Jeremy Menez e poi raggiunti dal capitano granata Kamil Glik. Fuori luogo tante delle critiche piovute su Inzaghi dopo il 90′, giocare 50 minuti in inferiorità numerica non è una sciocchezzuola.

Con il medesimo risultato di 1-1 si sono conclusi sia l’altro anticipo Sassuolo-Udinese che Atalanta-Chievo, riequilibrata a fil di sirena da Lazarevic, esecutore della punizione magistrale che ha strozzato in gola l’urlo da 3 punti ai supporters bergamaschi.

L’incontro più entusiasmante è andato in scena all’Artemio Franchi, teatro del 4-3 maturato tra Fiorentina e Palermo. I rosanero, privi della stella Paulo Dybala, hanno ceduto il passo al cospetto di una Viola in netta ripresa e che dalla prossima avrà un Alino Diamanti in più nel motore, in attesa che Mario Gomez smetta i panni del Godot di turno: persino la pazienza del serafico Montella ha un limite.

Fattore campo determinante anche in Verona-Parma e Cagliari-Cesena: entrambe sconfitte in trasferta le due squadre che attualmente occupano l’ultimo posto in graduatoria, l’ex tamburino sardo Gianfranco Zola può esultare per il primo successo da tecnico profeta in patria.

Jody Colletti @jodycolletti

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