Servizi sociali, stati generali decidono il futuro: “Bisogni al centro, nessuno sicuro del posto di lavoro”

A stabilire il volto futuro dei servizi sociali messinesi saranno gli stati generali convocati dal Comune per il 10 e l’11 aprile prossimo, secondo il metodo della partecipazione. Scopo dell’amministrazione comunale, avviare il confronto preventivo con sindacati, associazioni datoriali, ordini professionali, istituzioni, privato sociale e terzo settore, sulla scorta di un documento formulato dall’amministratore, per arrivare alla piena a condivisa attuazione di un welfare di comunità. A spiegarlo, l’assessore Nino Mantineo, in conferenza stampa. Ad affiancarlo, questa mattina a palazzo Zanca, Maria Lucia Serio e Salvatore Rizzo, presidente l’una ed esperto l’altro della Consulta delle organizzazioni che operano nel settore delle attività sociali in favore della persona, della famiglia e della comunità del Comune di Messina; Rosario Ceraolo. consulente per il volontariato e la solidarietà; Antonino Anastasi, consulente per la promozione e tutela della salute e sanità pubblica.

Mantineo è mosso da due leve fondamentali: la prima è quella di dover “adeguare il sistema dei servizi sociali, progettati negli anni’80, ai bisogni attuali”; la seconda è di “mantenere la stessa quantità di servizi, migliorandone la qualità, pur in presenza di una riduzione delle risorse”. Al momento in cui si celebreranno gli stati generali, il dirigente al ramo, Giovanni Bruno, dovrà avere già messo a punto il nuovo ufficio di Servizio sociale. Nel corso degli stati generali, spiega Ceraolo, “l’attenzione principale sarà posta sull’indicazione dei modelli di gestione”. Preventivo sarà il confronto  con i cosiddetti stakeholder, appunto le istituzioni, il terzo settore, i rappresentanti dei lavoratori, dei datori di lavoro e degli ordini professionali.

Antonino Anastasi
Antonino Anastasi

“Gli stati generali – completa Anastasi – serviranno a stabilire il metodo con cui operare, nella direzione del welfare di comunità. Così da evitare che al taglio delle risorse segua quello dei servizi. Importante, in quest’ottica, sarà applicare il principio di sussidiarietà”. “La nuova metodologia servirà a programmare i servizi dal 2016 in poi – precisa l’assessore – “poiché per il 2015 si è provveduto già con bandi della durata di un anno”. Oltre al mantenimento della quantità e al miglioramento della qualità, in prospettiva avanza, come strumento innovativo da mettere sul tavolo, l’esigenza di valutare la soddisfazione dei cittadini. “Sarà il nuovo ufficio del Servizio sociale – conferma Mantineo – a procedere alla valutazione. Sebbene non è da escludersi l’ausilio delle cooperative”.

Proprio riguardo a queste ultime, l’assessore fa capire chiaramente che non intende abbandonarle per passare alla gestione diretta da parte del Comune: “Sono espressamente previste dalla normativa varata nel 2000 e vi si fa ricorso in tante altre città. Messina non è la capitale di tutti i mali, ci sono altre capitali che si fanno notare per una discutibile gestione”, afferma alludendo per nulla velatamente a Roma. Portare i bisogni al centro del sistema, e quindi modificare l’offerta in relazione alla domanda, avrà dei riflessi inevitabili sui lavoratori: “Crediamo nella centralità del lavoro – premette l’ex presidente del Cesv – ma il posto sicuro non è più un concetto attuale. I lavoratori sono consapevoli che occorre passare da una riqualificazione, da un aggiornamento costante. Non sarà facile ma è necessario”.

Ma quale sarà la proposta che il Comune di Messina proporrà agli stati generali? “Un’ipotesi – chiarisce Mantineo – potrebbe essere un’azienda speciale, la multiservizi, che preveda un settore che gestisca i servizi sociali. Sebbene questo non garantisca la loro universalità poiché è impensabile che non ci siano dei privati che concorrano”.

In questo percorso, che verrà illustrato costantemente attraverso un blog, per favorire la trasparenza, come conferma Ceraolo, “partner fondamentale sarà la Consulta delle organizzazioni sociali”. “Cerchiamo di costruire una città a misura di uomo, donna, bambino – conclude Rizzo – intendiamo passare da un sistema che distribuisce assistenza a uno che distribuisce libertà. Per questo è decisivo il metodo della partecipazione”. (@FabioBonasera)

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