Auto parcheggiata nello stallo riservato ai disabili. Lo scarica “bar(r)ile” della presidente del consiglio.

Inciviltà o persecuzione? Le interpretazioni sembrano variare a seconda di chi fornisce il resoconto sui fatti. Da una parte la presidente del consiglio comunale, dall’altra il corpo di Polizia Municipale di Messina. Opinabilità a parte, il fatto è uno ed è indiscutibile: l’auto di Emilia Barrile è stata parcheggiata in uno stallo per disabili davanti il Palacultura Antonello da Messina. E’ ancora un fatto che gli agenti chiamati ad intervenire sul posto dietro (pare) segnalazione di una diversamente abile impossibilitata ad usufruire dei posti riservati al cospetto del teatro perché entrambi occupati da auto prive di tagliando, abbiano verbalizzato i trasgressori della norma tra cui il mezzo della consigliera Pd.

Ora passiamo a quel che fatto non è ma accende i riflettori su una bagarre tra le parti interessate: secondo la numero uno del consiglio comunale si sarebbe trattato di una sorta di ripicca architettata ad arte in risposta alla sua presa di posizione dei giorni scorsi contro il comandante Ferlisi, al quale la democratica aveva contestato l’assenza di agenti della PPMM durante le sedute del consesso. Dopo aver rinvenuto il verbale sul vetro della propria auto, la presidente avrebbe chiamato la centrale operativa per reclamare per quanto avvenuto con toni aspri, evidenziando proprio come a suo avviso si trattasse di una ritorsione. La telefonata, al vaglio degli agenti del dipartimento di polizia giudiziaria della Municipale è ora in fase di analisi allo scopo di comprendere (pare) se vi siano o meno gli estremi per adire le vie legali. Vie che, a quanto si evince dal comunicato diramato a posteriori dalla democrat, anche lei starebbe valutando. Se da una parte l’accusa sarebbe quella di oltraggio a pubblico ufficiale, dall’altra, scrive in proposito la Barrile “voglio escludere che sia stata [la polemica] alimentata al fine di danneggiare la mia immagine, nel qual caso sarò costretta a tutelare nelle sedi competenti”. Interessante l’incipit della nota della signora del civico consesso la quale puntualizza che la vettura in questione non sarebbe di sua proprietà, né lei ne sarebbe stata alla guida. A quale indirizzo vanno dunque deviati insulti e accuse di profonda maleducazione civica che si sono levati da ogni parte? A quello del marito. Infatti sarebbe lui proprietario e autista colpevole di aver contravvenuto alla norma prevista dal codice della strada (e prima ancora da quello etico-comportamentale); a farlo sapere la stessa “accusata” che, comunque si scusa e solidarizza con “quei cittadini che non hanno potuto godere, per tale inopinato (???) comportamento, dello stallo riservato” e affida il proprio sfogo al profilo facebook dove intanto i commenti di solidarietà e sostegno sono tutti per lei.

Anche se, non mancano i moti di indignazione provenienti da ben altri walls, al grido di “dimissioni subito!”.

@EleonoraUrzì

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