Fratelli Raimondi di Giammoro, “consapevoli e addolorati, ma la crisi ci ha costretto a chiudere”

Quando chiude un’azienda, le vittime non sono solo i lavoratori. Ce lo ricorda Antonino Raimondi, direttore generale della ditta di infissi di Giammoro, da febbraio al centro di una vertenza sindacale dopo la decisione di chiudere la produzione, con il conseguente licenziamento degli operai.

Le cronache sindacali hanno scandito i vari momenti, dando voce ai lavoratori che hanno inscenato proteste quotidiane, davanti ai cancelli della fabbrica e fino alla Prefettura di Messina.

“Siamo consapevoli e addolorati della situazione in cui versano i nostri ex dipendenti per la perdita del lavoro – scrive Raimondi – e ci auguriamo che prevalga il buon senso e che al più presto si giunga alla definizione delle procedure di mobilità”.

Secondo la versione degli imprenditori, già il 2 febbraio 2015, constatato che la crisi e il conseguente drastico calo delle commesse hanno stritolato l’azienda, è stata cessata la produzione. “Al fine di garantire la migliore soddisfazione dei creditori sociali – spiega Raimondi – si è deciso di tentare la strada del concordato preventivo con cessione dei beni, in corso di presentazione al Tribunale competente”.

“In data 16 febbraio 2015, alla presenza dei sindacati dei lavoratori (Cgil, cisl e uil) e delle rappresentanze dei lavoratori – continua la nota aziendale  – la società comunicava l’impossibilità di continuazione dell’attività con conseguente necessità di licenziamento dei dipendenti rimandando ad un successivo incontro l’avvio dell’iter amministrativo”.

Poi, secondo l’azienda, il “dietrofront” dei sindacati: “In data 25 febbraio 2015, nel corso dell’incontro che avrebbe dovuto avviare la procedura di mobilità, le organizzazioni sindacali rifiutano inspiegabilmente il licenziamento collettivo e invitano l’azienda ad attivare la fase successiva presso l’ufficio provinciale del lavoro, prontamente avviata dall’azienda con raccomandata A/R il giorno successivo, e cioè il 26 febbraio. Ancora oggi – ribadiscono i Raimondi – si è in attesa della convocazione da parte dell’ufficio competente”.

La ditta, infine, denuncia “atteggiamenti intimidatori” da parte di alcuni ex dipendenti nei confronti di altri lavoratori di una azienda che ha in affitto una porzione di capannoni della Raimondi, che per questo motivo ha chiesto l’intervento delle forze dell’ordine.

 

 

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it