Manifestazione nazionale No Muos, collettivo Pinelli e Cmdb ritrovano unità d’intenti. Apposti i sigilli al cantiere

Messe da parte  le polemiche sull’uso dei beni comuni e il futuro della ex scuola Foscolo, si sono ritrovati  insieme  a Niscemi per manifestare contro il Muos. Cambiamo Messina dal Basso e gli attivisti del collettivo Teatro Pinelli: pulman diversi ma stessa direzione. E con loro anche l’assessore all’ambiente Daniele Ialacqua (nella foto).

“Alla luce della sentenza del TAR di Palermo che ha accolto il ricorso del Comune di Niscemi e ha disposto i sigilli per l’impianto statunitense, la partecipazione di tutti alla manifestazione assume un valore politico ancora più significativo – dichiarano i  membri di Cmdb –
Sono state infatti giudicate sacrosante le richieste del Comitato No MUOS, che da anni lotta contro l’installazione di questo sofisticato apparato comunicativo satellitare a uso militare.  Purtroppo, come sempre più spesso accade nel nostro Paese, quel che non fa la politica deve farlo la magistratura.  Così, dopo il silenzio complice di alcune istituzioni regionali, un tribunale amministrativo fa finalmente rispettare il diritto alla salute e il rispetto per l’ambiente contro uno strumento di guerra e di morte.Rimaniamo uniti contro il MUOS sempre, oggi più forti di prima”.
La sentenza del TAR di Palermo del 13 febbraio ha decretato che il Muos è illegale ed illegittimo; partendo da questo giudizio, la lotta del movimento NO MUOS in questi anni rappresenta quindi la volontà popolare di applicare quella giustizia sociale che solo a distanza di 6 anni dall’approvazione del progetto Muos in c.da Ulmo ha avuto una conclusione giudiziaria.
Intanto lo scorso 2 aprile sono stati posti i sigilli al cantiere. “L’associazione antimafie Rita Atria – scrivono i legali del Coordinamento Regionale NO MUOS– che aveva già presentato in passato due denunce penali presso la Procura di Caltagirone per abusivismo e mancanza di autorizzazioni, all’indomani della sentenza del TAR ha depositato anche un’istanza di sequestro, che finalmente vediamo realizzato attraverso l’apposizione dei sigilli. Tutta la vicenda del MUOS, sin dal suo inizio, è stata caratterizzata dall’arroganza e dalla prepotenza del governo degli Stati Uniti, supportato da quello italiano. Infatti, il rigetto delle richieste di sospensiva avanzate dal Ministero della Difesa da parte del TAR di Palermo nel luglio del 2013, avrebbe dovuto cautelarmente imporre alla US Navy di fermare i lavori nell’attesa che si definissero i procedimenti pendenti. Invece gli statunitensi hanno accelerato i lavori per completarli e porci davanti un fatto compiuto dal quale pensavano non si potesse più tornare indietro. Ma si sbagliavano, e il sequestro di oggi è l’ennesimo segnale che quell’installazione non può e non deve entrare in funzione [..]”

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