#Vipera – Franza vs Cacciola: la sfida tra furbizia e intelligenza.La strana storia dell’imprenditore che dà la “colpa” di una buona scelta aziendale all’amministrazione comunale

“La nuova sfida imprenditoriale per il gruppo Caronte e Tourist”, annunciata nei giorni scorsi dai Franza, non ha di certo lasciato indifferenti i messinesi: cittadinanza attiva, sindacati, opinion leader della domenica e classe politica non hanno risparmiato commenti sulla scelta degli imprenditori di spostare parte dei propri interessi sul porto di Catania. I cori dei tifosi si levano da una curva e dall’altra: quella degli accorintiani opposta a quella degli anti-accorintiani. E sì, perché la questione sta tutta lì.

La sfida degli armatori si traduce nel ridimensionamento del sevizio Cartour, lasciando che sulla rotta Messina-Salerno resti un’unica nave: la Cartour Epsilon; una decisione legittima e assolutamente strategica nella logica della libera impresa e dell’interesse di una società che deve guardare in primis al proprio tornaconto. Peccato che tra le dichiarazioni della “Sagrada Familia” del trasporto marittimo emerga un appunto che, forse per cattiva interpretazione (!), viene letto dai più come un j’accuse contro l’amministrazione alle cui scelte andrebbe imputata buona parte della responsabilità di questa “migrazione”.

Ma, andando a guardare bene il virgolettato emesso dal Gruppo, dobbiamo cancellare anche l’ombra del beneficio del dubbio: è un’accusa palese. Nella nota diramata si legge infatti che “anche per il legame radicato e stabile col territorio della città di Messina, non può sottacere che questa decisione è stata anche dovuta alla difficoltà di fronteggiare le iniziative continue e scomposte, assunte dall’amministrazione comunale di Messina che si sono concentrate, con ben quattro ordinanze in poco più di otto mesi, proprio sulla linea Messina-Salerno”. Bè, che le ordinanze anti-tir siano state mal fatte, che gli atti si siano accavallati e abbiano creato più caos e confusione che non reale soluzione del problema non v’è dubbio. E il dato che resta è che la città rimane invasa da mezzi pesanti che scorrazzano per le vie urbane ad ogni ora del giorno e della notte, complice quell’insabbiamento (l’ennesimo) dell’approdo di Tremestieri, che di funzionare a pieno regime proprio non ne vuol sapere. Rassicurazioni a tal proposito giungono dal Presidente dell’AP, Antonino De Simone, che, ospite di una trasmissione tv, annuncia la ripresa delle operazioni di dragaggio, dopo Pasqua. Ma è vero anche che, finché non si realizzerà il tanto discusso porto a sud, tutto resterà un tampone palliativo.

E a proposito di porto, la risposta dell’assessore Gaetano Cacciola alle dichiarazioni dei Franza non si è fatta attendere: “è nota a tutti la determinazione con cui si stanno cercando di creare, non senza enormi difficoltà, i presupposti che determineranno le condizioni di sostenibilità imprenditoriale ed ambientale relative al passaggio dei Tir e che si declinano nel superare oggi le difficoltà relative all’approdo di Tremestieri, domani nella prospettiva del grande porto di Tremestieri”. Una prospettiva futura o un miraggio? Stando alle posizioni delle parti interessate dovrebbe essere una certezza nonché la vera e propria salvezza per la nostra città, ovvero una misura risolutiva in grado di consentire addirittura a Caronte & Tourist di tornare ad investire con maggiore entusiasmo a casa propria, e ci auguriamo al più presto, favorendo anche una maggiore occupazione, grazie al lavoro che oggi questa Amministrazione comunale, di concerto con l’Autorità portuale e tutte le Istituzioni che operano in città, sta faticosamente portando avanti, con l’obiettivo di creare condizioni di obiettiva sostenibilità per i cittadini messinesi”, continua l’assessore. “Sostenibilità che significa qualità della vita, che non è uno slogan dell’Amministrazione Accorinti, ma è l’unico obiettivo concreto al cui raggiungimento tutti insieme dobbiamo dare il nostro entusiastico contributo”.

La nota dell’amministratore è sottile e azzeccata, tanto da fare apparire il botta e risposta come una sorta di agone retorico all’antica maniera; un agone nel quale a scontrarsi sono intelligenza da una parte e furbizia dall’altra. Perchè, diciamocelo, difendere l’operato di Palazzo Zanca con aggressive dichiarazioni contro gli imprenditori che hanno scaricato sull’amministrazione la responsabilità della loro scelta, sarebbe stato facile e decisamente poco d’effetto; insomma l’ennesima strategia sbagliata.

Invece l’uscita di Cacciola risulta essere di quelle da scappellarsi.

E dunque chapeau all’assessore che, con grande finezza intellettuale, ha commentato in modo arguto che “una scelta imprenditoriale di un’azienda di grande visone strategica come la Caronte & Tourist si basa certamente su una programmazione pluriennale che, utilizzando i dati del presente, traguarda alle prospettive future con lucida determinazione, ponendo l’innovazione e la diversificazione del mercato come reali strumenti per resistere alla crisi e per essere pronti alla nuova crescita e al conseguente ampliamento del proprio mercato. Scelte strategiche come quelle preannunciate in questi giorni sono, certamente, frutto di considerazioni che hanno radici in una pluriennale programmazione che ha tenuto sotto osservazione tanti parametri di valutazione […] Imputare questa scelta strategica – prosegue Cacciola – quasi esclusivamente alle recenti ordinanze dell’Amministrazione e alle ”sue iniziative continue e scomposte”, non sembra rendere merito alle storiche capacità di programmazione che questa Amministrazione e la cittadinanza tutta attribuiscono ad una società con un management come quello della Caronte & Tourist” (sbam!).

Affermare che le ordinanze anti TIR dell’Amministrazione siano ordinanze mirate contro la società Caronte & Tourist sarebbe come dire che la stessa, pur di raggiungere i suoi obiettivi economici, non abbia alcun rispetto della sicurezza dei cittadini messinesi” (ari-sbam!!).

C’è una terza voce che si leva in questi botta e risposta, quella dell’Or.sa. che, per bocca dei suoi rappresentanti, già negli scorsi mesi aveva lanciato l’allarme competitività etnea, evidenziato come il porto di Catania avrebbe dato filo da torcere a Messina molto presto e in modo decisamente impattante. Non le mandano a dire i membri della sigla sindacale, che analizzano la vicenda in oggetto come una circostanza nella quale tutti perdono, indistintamente: tanto quella “cinica macchina da soldi”, etichetta che attribuiscono alla società protagonista della vicenda, rea di snobbare la città “dopo averla piegata per decenni alle proprie esigenze”, quanto il sindaco, colpevole di aver “ perso di vista la concezione di insieme, indispensabile per governare una città[…], annaspando nel pantano dei principi fini a se stessi”.

Comunque sia, credere davvero sia imputabile a delle delibere (malfatte, per carità) questa migrazione verso Catania è un insulto all’intelligenza: suvvia, il Gruppo ha operato questa scelta per ragioni di pura convenienza ed è sacrosanto che un imprenditore abbia al vertice delle proprie priorità ciò che conviene alla sua società. Abbastanza fuoriluogo appare perciò puntare il dito contro i (plateali) blocchi sul cavalcavia o le multe ad autotrasportatori, a cui abbiamo assistito nei mesi scorsi.

Chiamasi “pretesto”, come quelli che aveva addotto in autunno il patron del Messina, Vincenzo Lo Monaco, per motivare il fatto che intendeva andar via dalla città dello Stretto (anche in questo caso, legittimamente).

Chiunque voglia spostare i propri interessi da Messina prova a dare la responsabilità alla mala gestio della città da parte di Accorinti e co., un’amministrazione che, diciamocelo, non brilla per eccellenza nella realizzazione di miracoli (perché di questi avremmo bisogno), che non ha l’appeal politico necessario per contrattare la crescita della città nelle stanze che contano (e che non sono certo quelle di Palazzo Zanca) e che, soprattutto, ha dimostrato di essere assolutamente pronta a prestare il fianco sempre e comunque a chi voglia scaricarle addosso anche i barili di quelle responsabilità che non le appartengono. In questo caso, la vicenda è particolarmente grottesca. Volendo leggere da un altro punto di vista la situazione, di una strategica e -certamente- studiata mossa finalizzata al bene dell’azienda, il Gruppo Franza sta attribuendo la responsabilità (sotto forma di colpa) all’amministrazione comunale. Come dire che per compiere una ragionevole e ottimale svolta nell’ interesse della società ci volesse l’input del sindaco. Ecco dunque svelata la vera natura del primo cittadino: Accorinti, altro che bluff, in realtà sarebbe un genio del management.

Assumetelo!

@eleonoraurzì

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