“Lei e lei”: la commedia amara di Cicciò, con la leggerezza dei tacchi a spillo

Un debutto che non ha deluso le aspettative. Giampiero Cicciò e Federica De Cola hanno fatto ridere, hanno commosso, hanno coinvolto il pubblico (tra vivi e morti).

“Lei e Lei”, in replica al Teatro Vittorio Emanuele fino al 19 aprile, ha alzato il sipario sulla città notturna, sui luoghi dell’umanità dimenticata che ogni giorno ci rende più disumani.  La leggerezza dei tacchi a spillo di Stella, la trans che cambia personalità come cambia le parrucche, e la disillusione di Beatrice, che usa solo nomi che non ammettono il maschile, ci fanno ricordare l’esistenza del lato oscuro di Messina, di quella piazza “Cavallotti” che di “felice” ha ben poco quando la città si svuota e la solitudine diventa l’unico motivo per mettersi in strada. Quando la prostituzione è l’unica sopravvivenza possibile.

Il linguaggio colorato della “tanghera di Gescal” strappa la risata: è la sua arma per sopportare l’unica vita che le è stata concessa, che non avrebbe voluto scegliere. Lei continua a fare la drag queen per il pubblico di scarafaggi della fermata, per quella nonna in cielo che le suona ancora il violino. Il suo è  invito alla speranza, è il regalo che vorrebbe fare a quella ragazza ancora troppo giovane per rinunciare ai suoi sogni.

Ma l’accoglienza che è naturale tra gli ultimi, tra chi nulla ha da dividere se non se stesso, si scontra con la società che non darà un’altra occasione all’amica di panchina, che aveva rinunciato al teatro per seguire l’uomo che l’aveva messa per strada. Andrà a fare un provino, volendo credere ancora una volta a quello slancio fiducioso nei confronti della società: ma non è Ibsen quello che le chiedono. E’ sempre quel’erotismo stereotipato che cercano attraverso il suo corpo. E così quella “casa di bambola” torna ad essere la panchina di piazza Cavallotti.

E se per Ibsen “ci sono due tipi di leggi morali, due tipi di coscienze, una in un uomo e un’altra completamente differente in una donna”, Cicciò ci svela anche l’altra coscienza, quella di chi in questi generi non è contemplata.

La tragica commedia della vita continua. Nello sfondo quello Stretto che incanta anche di solitudine. (@Palmira.Mancuso)

 

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