Strage nel canale di Sicilia: bandiera a mezz’asta a Messina e in tutti i comuni siciliani

La bandiera della Città di Messina, sul pennone di Palazzo Zanca, è stata issata stamani a mezz’asta in segno di lutto. Cosi il sindaco Accorinti ha aderito all’appello di Anci Sicilia che ha invitato i 390 Comuni siciliani a proclamare il lutto cittadino e ad organizzare iniziative che diano voce e concretezza ad elementare rispetto della vita e della dignità umana, a seguito della nuova tragedia del ribaltamento di un peschereccio naufragato a largo del canale di Sicilia e della drammatica notizia di circa mille vittime.

“Dolore e sconcerto per la più grave tragedia di migranti dal dopoguerra ad oggi e per l’intollerabile situazione a cui questa povera gente è costretta senza dimenticare le responsabilità istituzionali di chi dovrebbe mettere al primo posto il rispetto per la vita umana e la sua dignità. Ritengo – ha aggiunto Accorinti – che una tragedia di tale portata, immensa nei numeri e nelle modalità, debba portare ad importanti riflessioni sul rispetto dei principi di umanità con cui la normativa europea dovrebbe trattare l’intera drammatica materia della tutela dei diritti dei migranti, dalla garanzia dell’obbligo di soccorso in mare all’assistenza giuridica e legale in ogni struttura di accoglienza. L’Italia, attraverso le sue voci istituzionali più rappresentative, ha sollecitato all’Europa interventi risolutivi, evidenziando che questo è un problema di tutti, non solo del nostro Paese. Bisogna fermarsi e riflettere su come agisce l’Occidente, mentre noi dobbiamo essere promotori di Pace. Per questo desidero unirmi al coro di chi oggi pretende chiarezza e trasparenza”.

Ricordiamo che l’operazione Triton era nata come missione di sostegno e accompagnamento a Mare Nostrum, su esplicita richiesta dell’Italia, come ha precisato Cecilia Malmstrom in un documento ufficiale della Commissione Europea. Il governo italiano, invece, ha deciso di venire meno all’impegno assunto con Mare Nostrum relativo al soccorso in mare dei migranti da parte delle forze navali italiane, per lasciare spazio al solo Triton, che è invece una missione di ‘controllo della frontiera’ e che espressamente rimanda ai singoli stati membri della UE il compito di proteggere le persone in mare.

Mare Nostrum e Triton infatti, sono differenti nel mandato, nei numeri, nel bilancio e nelle forze impiegate. E, dopo l’ultima tragedia del mare, sono inevitabilmente di nuovo al centro delle polemiche.
L’operazione Mare Nostrum italiana è partita il 18 ottobre 2013, in seguito al tragico naufragio di Lampedusa del 3 ottobre (366 morti accertati). Due gli obiettivi: garantire la salvaguardia della vita in mare, arrestare gli scafisti. Impegnati mezzi di Marina Militare, Guardia costiera, Aeronautica, Guardia di finanza. In particolare, la Marina partecipava con una nave anfibia (dotata di capacità ospedaliere e grandi spazi per accogliere i naufraghi), 2 corvette, 2 pattugliatori, due elicotteri, 3 aerei. Le navi d’altura si spingevano fino a ridosso delle coste libiche per operare i soccorsi. Il costo dell’operazione era di circa 9,5 milioni di euro al mese.
Mare Nostrum si è conclusa il 31 ottobre 2013, accompagnando poi Triton in versione gradualmente ridotta fino alla fine dell’anno. Oltre 160mila i migranti soccorsi durante l’operazione. Gli scafisti consegnati all’autorità giudiziaria sono stati 366.
Il primo novembre 2014 è dunque partita una nuova operazione. Non più italiana, questa volta, ma europea. Triton è stata infatti dispiegata da Frontex, l’Agenzia europea delle frontiere. Il mandato, in questo caso, come è stato più volte sottolineato dai vertici dell’Agenzia, non è salvare le vite in mare, ma operare il controllo delle frontiere, che è la mission istituzionale dell’Agenzia.
Anche se, in caso di necessità, si operano anche interventi di ricerca e soccorso (Sar). Per rispondere al mandato, le navi di Frontex si mantengono in un’area entro 30 miglia dalle coste italiane, senza spingersi a Sud verso le coste libiche come accadeva con i pattugliamenti di Mare Nostrum. Il budget mensile è di 2,9 milioni di euro. I mezzi impiegati sono due aerei, un elicottero, tre navi d’altura, quattro motovedette.

 

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