Milazzo: fumata alla Raffineria, il sindaco chiede intervento dell’Arpa. La Ram, “in corso avviamento degli impianti”. M5S e comitati ambientalisti, “non stiamo tranquilli”

Fumo nero e aria irrespirabile. Una domenica trascorsa con molta apprensione per cittadini e turisti che nel comprensorio tirrenico hanno notato fiammate  provenire dalla Raffineria di Milazzo, che il 19 luglio ha riavviato gli impianti, senza avvisare in tempo la popolazione nè le istituzioni, stante l’allarme che si è creato e che ha motivato il sindaco Giovanni Formica a richiedere un immediato intervento dei tecnici dell’Arpa.

“Ho accertato personalmente l’accaduto, ricevendo segnalazioni da parte dei cittadini anche riguardo la presenza di odori nauseanti ed irritanti in particolare nel quartiere di San Pietro – ha detto il primo cittadino in un comunicato ufficiale – e ho chiesto all’Arpa un intervento a Milazzo per verificare l’entità del possibile danno ambientale”. L’Arpa è immediatamente giunta a Milazzo effettuando dei controlli sia nella città del Capo, sia all’interno della Raffineria, sia nel Comune di San Filippo del Mela.

Dalla Raffineria solo nel pomeriggio è giunta una comunicazione in merito  alla colonna di fumo che ha creato apprensione a cittadini e turisti. Nella nota si spiega che “sono in corso le operazioni di avviamento dell’impianto Fcc”  e che “nel corso di tali operazioni possono verificarsi dei transitori con produzione di gas in eccesso che vengono convogliati in torcia. L’andamento della pressione nel sistema torcia (il cosiddetto Blow Down) è normalmente oscillante in funzione del carico e dell’assetto dei vari impianti, determinando il cosiddetto “sfiaccolamento”. Per portate di gas in torcia di particolare entità può rendersi visibile una fiamma fumosa, come successo questa mattina. Ovviamente ci adoperiamo affinchè queste situazioni siano contenute nel tempo il più possibile, fino ad eliminarle del tutto”.

Sulla vicenda è intervenuto il Meetup Milazzo In Movimento. “Nel settembre dell’anno scorso ci dissero che era normale che il serbatoio bruciasse per una settimana – scrivo i grillini – Oggi lo stanno dicendo ancora scusandosi per l’inconveniente. Siamo così costretti, nuovamente, a leggere dei risicati comunicati sul sito della raffineria in cui si minimizza il tutto. Non viene riportato nessun dato relativo all’inquinamento e nessuna informazione su quali materiali si stanno utilizzando per far ripartire gli impianti. Dovremmo accontentarci di questo? Di quale gas parla la raffineria nel suo comunicato e cosa rilascia nell’atmosfera? Ed il vapore che fuoriesce dagli impianti perché è giallino e non bianco? Su tutto questo attendiamo risposte dalla Ram e dalle istituzioni, quali l’ARPA ed il comune. Risposte che comunque serviranno a prendere provvedimenti, anche impiantistici, futuri ma non potranno certo essere consolatrici per chi subisce adesso, inerme, questi accadimenti . Come non potranno certo essere riparatrici dell’ennesimo colpo all’immagine della valle del Mela e della città mamertina in particolare. Quest’ultima già provata dalla situazione cittadina e dalle spiagge sporche, con i turisti, anche stranieri che si indignano, riportando con enfasi le foto dell’area industriale più che delle bellezze naturali ed architettoniche della nostra cittadina”, conclude il Meetup.

Le paure del comitato “no all’incenitore del Mela”

Le spiegazioni “tecniche” non convincono i comitati ambientalisti, in particolare chi si batte contro l’inceneritore del Mela che si è rivolto ai giornali chiedendo di dar voce anche alle legittime preoccupazioni di una popolazione che resta l’ultima ad essere informata.

“Non dobbiamo andare molto a ritroso nei nostri ricordi per trovare immagini tragiche come quelle ritratte  il 27 settembre del 2014 quando la RAM di Milazzo mandava in fumo un milione di litri di carburante. Allora i migliori “esperti” del settore, e non, con l’ottima compagnia delle agenzie pubbliche di controllo si stracciarono le vesti per dire che non c’era nessun rischio per la salute, l’aria era pulitissima, meglio di quella di qualunque paese d’alta montagna, i cibi non erano contaminati. Insomma, potevamo stare tranquilli. A meno di un anno di distanza ci risiamo. Fumo nero in cielo, puzza di benzine, la fiamma della fiaccola enorme e luminosissima. E noi, come sempre, dobbiamo stare tranquilli. Ce lo diranno di sicuro le istituzioni, lo confermano, d’altronde, la certificazione OHSAS 18001 che pone la RAM all’avanguardia in quanto a sicurezza e tutela della salute sul posto di lavoro, lo dice la stessa RAM in un suo comunicato di oggi, che ovviamente minimizza. Chissà cosa ne pensa Tino, morto di leucemia, qualche anno fa, o Francesca stroncata da un tumore raro e fulminante. Cosa ne pensano gli agricoltori costretti a vendere prodotti ricchi di metalli pesanti e altri veleni, o le cassiere dei centri commerciali adiacenti costretti a vivere col fetore di uova marce costante..chissà. Noi sappiamo bene a chi dare la colpa di tutto ciò, malgrado i loro colletti puliti, e i sorrisi a trentadue denti, mentre dicono che in fondo a Milazzo le donne muoiono di tumore perché fumano troppo, come ha fatto di recente il Prof. Sciacca, presidente del registro tumori provinciale. Intanto tutto tace, nonostante il caldo, le teste sono ben nascoste sotto la sabbia, magari finché non vedremo un rogo più grosso”.

 

 

 

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