Pizzo alle imprese per la costruzione del lungomare di Milazzo, tre arresti

I carabinieri e la Polizia di Milazzo (me) hanno arrestato questa mattina i tre estorsori responsabili di aver imposto il pagamento del “pizzo” alle imprese impegnate nel rifacimento del lungomare della cittadina messinese.

Le indagini, dirette dalla procura di Barcellona Pozzo di Gotto, hanno avuto avvio a seguito dei ripetuti incendi e danneggiamenti di macchinari e mezzi subiti recentemente da alcune ditte aggiudicatarie dell’appalto bandito dal comune tirrenico.

Destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip barcellonese sono il capo della banda e i suoi due emissari, tra cui lo stesso titolare di una delle imprese che compongono il consorzio designato alla realizzazione delle opere, il cui valore supera i 2,5 milioni di euro.

L’operazione ha portato all’arresto di tre soggetti per tentata estorsione aggravata in concorso e per 2 di loro anche per danneggiamento seguito da incendio.

Gli arrestati si identificano in :

  • Giovanni FIORE 26enne di Milazzo, sottoposto a custodia cautelare in Carcere;
  • Marco MILONE 36enne di Barcellona P.g., sottoposto a custodia cautelare in Carcere;
  • Francesco CALASCIONE 50enne di Milazzo, sottoposto agli arresti domiciliari, imprenditore edile impegnato a sua volta nei lavori del lungomare di ponente.

I provvedimenti scaturiscono da una complessa attività investigativa, avviata dai Carabinieri già agli inizi di maggio 2015 a seguito di un primo grave atto intimidatorio ai danni di uno degli imprenditori edili impegnato nei lavori di ristrutturazione del lungomare di ponente.  Detti lavori di riqualificazione, affidati in primavera a quattro distinte ditte, di cui tre costituenti uno specifico consorzio, sono stati ostacolati da diversi atti intimidatori. L’escalation, partita in alcuni casi dalla “semplice consegna” di una bottiglia contenente benzina con delle cartucce nastrate, è proseguita in almeno quattro casi con l’incendio di autovetture, escavatori e depositi.

Episodio chiave per l’indagine è l’incendio di un escavatore avvenuto il 1 settembre, nei pressi dell’Angonia, ai danni di un imprenditore edile impegnato in una percentuale maggioritaria dei citati lavori.

Nel mese di settembre inizia una collaborazione investigativa tra i Carabinieri della Compagnia di Milazzo ed il personale del Commissariato di P.S. di Milazzo.

Dalle attività di indagine delle due forze di Polizia è stato possibile ricostruire l’intera dinamica con la quale gli odierni arrestati riscuotevano il “pizzo”. E’ emerso che FIORE, figura emergente nella criminalità locale, attraverso la collaborazione di Milone e “l’intermediazione” di Calascione, avrebbe preteso per il “sereno svolgimento” dei lavori, “ridotti” 15mila euro per ogni imprenditore. Tutti avrebbero adempiuto alla richiesta estorsiva meno uno. Quest’ultimo imprenditore, nonostante avesse subito l’incendio di un escavatore, si rifiutava di pagare e, dimostrando coraggio e senso civico, denunciava tutto al Commissariato di Ps di Milazzo e ai Carabinieri della Compagnia dello stesso centro.

Dalla ricostruzione degli inquirenti, supportata anche da diversificate e complesse attività tecniche, emerge che Calascione, collega imprenditore della vittima, si fa da intermediario, proponendo più volte, a partire dal 19 settembre, di “sistemare la situazione” proponendo un incontro tra la vittima e Milone, capocantiere dell’impresa edile dello stesso Calascione. Una volta che Calascione ha organizzato un primo incontro con Milone, infatti, è proprio quest’ultimo a riferire all’imprenditore vittima “vedi che gli altri hanno già corrisposto adesso manchi solo tu”. La vittima in un primo momento si limitava a chiedere di conoscere di persona il suo vero estorsore, sostenendo che non avrebbe pagato 15mila euro a un “intermediario”. Il giorno dopo, quindi, ovvero il 20 settembre, Milone accompagna l’imprenditore a un incontro con Fiore. Le modalità di organizzazione e svolgimento di questo incontro dicono molto dello spessore criminale degli odierni arrestati. L’imprenditore infatti viene invitato a lasciare la propria macchina e salire a bordo di una vettura di Milone. Viene perquisito e privato del telefono cellulare prima dell’incontro. Milone, inoltre, durante tutto il tempo dell’incontro effettuerà una vera e propria bonifica da eventuali sguardi “indesiderati”. L’incontro avviene in località Spinesante di Barcellona P.G., allorquando Fiore, reputata sicura l’area, giunge a bordo di uno scooter. L’incontro però non ha l’esito augurato dalla consorteria criminale. Alla domanda allusiva “allora, che dobbiamo fare? Questa cosa la dobbiamo sistemare?” posta con fare intimidatorio da Fiore, l’imprenditore rispondeva fermamente “Io non ho nulla da sistemare, voi prima mi avete bruciato i mezzi e adesso che volete sistemare?”.  Il breve incontro terminava con la frase lapidaria e minacciosa  di Fiore “allora non abbiamo più nulla da dire”.

I tre arresti odierni sono strettamente connessi a uno specifico episodio estorsivo ma è chiaro che l’attività degli investigatori è diretta a ricostruire l’intera dinamica di raccolta del “pizzo” ai danni di tutti gli imprenditori, non solo impegnati nei lavori di riqualificazione del lungomare di Ponente. A tal riguardo, continuano gli accertamenti dei Carabinieri della Compagnia di Milazzo agli ordini del  Capitano Antonio Ruotolo e del personale del Commissariato di PS diretto dal Vice Questore Aggiunto Antonio Rugolo per vagliare la posizione degli altri imprenditori interessati e documentare altre possibili estorsioni.

 

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