Messinesità #adminchiam – il messinese idrofobico

di Simone Bertuccio – “Piove, senti come piove madonna come piove, senti come viene giù!”, cantava Jovanotti.

È pressappoco questa la meraviglia di ogni messinese ogni qualvolta a Messina inizia, appunto, a piovere. È una sorta di rivelazione. Questa rivelazione, però, accade indiscriminatamente per qualunque aspetto meteorologico, indipendentemente dalla ciclicità dell’alternanza del cambiamento climatico.

Mi spiego meglio: a Messina c’è un caldo afosissimo e che non ci fa nemmeno respirare – aspetto comunque in linea con la stagione in cui questo fenomeno si verifica – ? Il messinese si lamenta desiderando pioggia, neve e freddo; a Messina c’è un freddo polare artico che fa indossare agli uomini dalle tre alle quattro magliette della salute in cotone e alle donne le mutande di lana della nonna 88 enne – aspetto sempre comunque in linea con la stagione in cui questo fenomeno si verifica – ? Il messinese, anche qui, si lamenta.

In fondo non è mai contento nemmeno quando, anziché mettere nella mezza con panna, appunto, mezzo bicchiere di panna, il barista ne mette circa un quarto, figuriamoci se può esserlo per la volubilità delle condizioni meteorologiche. Fosse per il messinese non dovrebbero esistere le stagioni o, quanto meno, dovrebbe avere un telecomando tipo quello del condizionatore.

Dai che avete capito il tipo di persona. C’è freddo e si lamenta, c’è caldo e si lamenta e spesso fa troppo caldo e troppo freddo nel giro di poche ore nella stessa giornata ed è qui che il messinese va in tilt, non capisce nulla, gli si blocca il processore interno che va in sovraccarico, si spegne, si riaccende e resta in standby per qualche minuto.

Tuttavia però il messinese ha un altro punto debole che si sviluppa con il variare delle condizioni meteorologiche: la guida. E che sia di motorini, motozappe, automobili, trattori, passeggini, poco importa. Il messinese quando piove non sa guidare. Potrei anche spiegarvi i motivi per cui non sa farlo nemmeno quando ci sono quelle giornate splendide e con il sole che permetterebbe di cuocersi un uovo sull’asfalto, ma non è il momento e andiamo con ordine.

fantozzi-nuvola“Tutto il mondo è paese”, qualcuno potrebbe dire ed anche questo è vero. È quasi scientificamente comprovato che quando piove l’essere umano non sa più guidare, l’ho potuto notare di persona anche per altre città, ma a Messina, forte di tantissime piccole regole del vivere civile mai rispettate, tutto questo si amplifica.

In questi giorni a Messina sta piovendo molto. Secondo un professionista del settore, Emanuele Canta, Novembre 2015 è al 9° posto tra i mesi più piovosi degli ultimi 100 anni per la nostra città e secondo le mie stime è stato anche quello in cui i messinesi sono impazziti di più.

Auto lasciate in terza fila in prossimità dei semafori per la paura di bagnarsi, dimezzamento delle capacità visive che riducono il raggio di copertura dei nostri occhi a poco più di due, tre metri, riduzione dell’udito che non permette di ascoltare pedoni incazzati per la precedente nostra incuria nell’averli inzuppati con la pozzanghera appena superata con la nostra auto, o anziani che ci maledicono per non averli lasciati passare sulle strisce pedonali. Queste sono le cose “normali” ovviamente.

Io capisco tutto. Capisco la paura di sbagliare, capisco l’insicurezza dovuta alla poca visibilità, alla nostra Fiat Panda del ’82 che non permette di liberarci dai vetri appannati, capisco tutto! Ma lo capisco solo se c’è il diluvio universale e nel vero senso delle parola, non in senso figurato. Qualche giorno fa a Messina s’è verificata una violenta e pericolosa grandinata, fortunatamente senza particolari problemi. Queste sono le situazioni, ovviamente, in cui bisogna fermare l’auto, aspettare che la bufera finisca e poi ripartire procedendo con prudenza. No, non sono un insegnante di scuola guida ma credo che chiunque abbia un po’ di buon senso possa capire queste parole e condividerle. Ma queste! Solo queste. Come dicevo prima, infatti, per “diluvio universale” il messinese intende anche quelle due gocciarelline cadute dal cielo e che hanno sì e no unto il nostro ciuffo appena gellato, o leggermente bagnato la messa in piega della signora 52 enne che ha speso 100 euro per dei capelli alla – ormai Fu – Moira Orfei.

nubrellaNo! Non cambiano le regole stradali, Messina non è sotto attacco atomico, la meccanica delle automobili non si è modificata da sola. Tutto è rimasto com’è. Le strade sono sempre le stesse e non è stato invertito, in nessuna di esse, il senso di marcia, i semafori sono sempre gli stessi, i suoi colori che regolano il nostro incedere non si sono trasformati in blu elettrico, grigio topo, rosa pallido, né noi siamo diventati daltonici. Tutto è rimasto com’è.

E allora perché ciò accade? È come se il messinese alla guida, colpito dalla pioggia, si riducesse allo stato di zombie, limitandosi solo a farsi trascinare dalla vita e se, per gli zombi, tutte le capacità intellettive erano ridotte al bisogno di cibarsi dell’altro, per il messinese tutte le capacità intellettive si riducono all’isterico tentativo di cavarsela. Chiamatela paura, panico, o spirito di conservazione. Il messinese alla guida durante la pioggia azzererà ogni principio di buon senso per il semplice scopo di arrivare sano e salvo a casa o a lavoro. Esistono tre corsie in una carreggiata? Lui, con la sua auto, si posizionerà nel mezzo. A lui non importa. Anzi, sotto un certo punto di vista può essere considerato anche un ragionamento altruista. L’automobilista messinese idrofobico fa da parafulmine per tutti i problemi che può comportare guidare sotto la pioggia. Rallenta la velocità per non farci correre, si piazza in mezzo alla strada per tenerci tutti dietro e controllare la nostra foga nemmeno fosse alla guida di una Sefety Car, decide all’ultimo quando svoltare per disorientarci e non farci prendere decisioni avventare su un eventuale sorpasso, insomma, l’automobilista idrofobico, raccontato così, potrebbe pure essere un angelo custode.

Il problema però è uno, ovvero, che se devo soffermarmi a tutte queste capacità, non è difficile si verifichino anche quando non piove. E allora cosa cambia? Cambia che la pioggia, per gli automobilisti di Messina, funziona un po’ come il mutuo a tasso variabile. Già, in condizioni normali, il messinese alla guida non può certo definirsi un esempio di civiltà, e quindi con la pioggia tutto si aggrava. Solamente che, se durante il periodo di pace, per le nostre stesse bruttissime abitudini, due corsie si riducono ad una sola permettendoci anche faticosamente di proseguire, in tempo di guerra quella sola corsia a quante corsie si riduce? Mezza? Usiamo il marciapiede?

No. Il messinese durante la pioggia si trasforma. Non ama gli ombrelli, non ama camminare, non ama gli “indicatori di direzione” – comunemente chiamate frecce –, non ama fermarsi agli Stop, non ama dare la precedenza, non conosce nessuno, non saluta, cambia il linguaggio con cui parla alle persone, cambia famiglia, casa, cane, gatto, automobile. Per lui conta solo arrivare sano e salvo ovunque sia diretto.

Comunque, detto questo possiamo solo sperare che spiova, almeno per un po’. Almeno tutti i messinesi idrofobici torneranno alla loro vita normale, con le loro famiglie, riprenderanno a parlarci, smetteranno di avere quel colore paonazzo in volto, suderanno meno e tutto tornerà alla normalità.

Ovvero, parcheggi non superiori alla seconda fila, veloci sorpassi a destra, regolare scorrimento dell’unica corsia utilizzabile, capello gellato non unto e messa in piega cementificata.

Ci colpa la pioggia.

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