Sanità: rinvio delle terapie per i talassemici a Messina. Il diritto alla vita violato

  • Ventitrè giorni senza trasfusione per colpa di un macchinario guasto dal 9 dicembre. Questa la denuncia di una trentenne messinese affetta da Beta Talassemia Major che, come spesso capita, viene veicolata tramite social network e diventa subito virale con oltre un centinaio di condivisioni in poche ore. Andiamo nel dettaglio di questa faccenda che ha dell’assurdo, parlandone proprio con lei che è diretta interessata. Emilia De Salvo, classe 1982, ci spiega che l’intoppo sta tutto nel guasto delle macchine deputate a lavaggio e filtraggio delle sacche, un lavaggio necessario in alcuni casi, infatti avviene prima di trasfondere il sangue a quei soggetti che abbiano mostrato reazioni allergiche.

    Chi non soffre problemi di allergia non ha questa difficoltà che chi, invece, come me, ha avuto reazioni, sta affrontando ormai da giorni”. Questo procedimento, come viene chiarito, non è adottato per tutti ma solo per i soggetti allergici, come già detto. Infatti, le sacche, una volta infuse al paziente vengono poi buttate. Per ovvie ragioni di carattere igienico sanitario e di compatibilità con il gruppo sanguigno, non possono essere riutilizzate. Ma per chi soffre di reazioni è essenziale questo ulteriore passaggio prima della terapia.

    Il centro trasfusionale di Messina, con sede al Policlinico Universitario, dispone di due apparecchiature deputate a svolgere il compito di pulizia e filtraggio: “la prima è fuori uso da tempo”. Le conseguenze sono gravissime per i talassemici “che fanno sangue lavato e filtrato. Chiaramente non possono fare trasfusione fino a quando non viene aggiustata questa seconda macchina. Io, ad esempio, avrei dovuto essere sottoposta a regolare seduta giorno 10 ma l’appuntamento slitta al giorno in cui la macchina tornerà a funzionare”, ossia, secondo le previsioni, il 17. Non riceverà cure per circa un mese la ragazza messinese che dà eco attraverso il suo wall a quanti, come lei, soffrono della cosiddetta anemia mediterranea e non ricevono l’assistenza sanitaria che dovrebbe esser loro garantita. “Purtroppo le conseguenze per noi sono un abbassamento notevole dell’ emoglobina che non ci permette di avere una condizione di vita normale”. Emilia ci racconta di essere a letto da giorni, in preda ad un forte mal di schiena dovuto al fatto che “il midollo lavora di più sotto sforzo”, e tachicardia “perché il cuore cerca di compensare pompando di più e affaticamento generale”. Come se non bastasse a questo, nel suo caso, si è aggiunta un po’ di febbre, riconducibile sempre dal calo di emoglobina. “C’è chi, tra i talassemici, ha già valori bassissimi. Una mia amica, ad esempio, ha valore 8: molto, molto basso. E non potrà ricevere trasfusioni fino al 18”. E’ un diritto alla vita negato, offeso e continuamente ostacolato, quello che invoca la donna messinese. “Dall’estate combattiamo senza sosta perché già a giugno abbiamo avuto problemi con le sacche di sangue che non bastavano per tutti -incredibile- e, per motivi politici ed economici sono stati chiusi tanti centri raccolta; oltretutto le sovvenzioni con il nord per ricevere sacche di sangue sono state abolite. Questo ha comportato che ogni settimana, per tutta la stagione estiva noi talassemici siamo stati costretti a recarci, almeno una volta a settimana, al centro trasfusionale, per poter fare solo una sacca”. Si pensi che in casi di normalità, quando le terapie funzionano a regime, vengono trasfuse due sacche per garantire il mantenimento di emoglobina per una ventina di giorni circa. “Quindi prima crisi di sangue, adesso problemi con i macchinari. Siamo veramente disgustati e stanchi!”, commenta la De Salvo.

    Una città come Messina che ha un numero molto alto di talassemici e dispone di un centro trasfusionale e di un reparto microcitemico che non riesce a far fronte a nessun problema e ci “abbandona” totalmente, è inaccettabile”. E’ realmente inaccettabile!

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