Inceneritori in Sicilia: Ginatempo (Zero Waste) a Faraone (Pd), “Governo piromane”

“Il governo piromane ribadisce la follia degli inceneritori, testardamente ignorando il parere di esperti nonché della regione Sicilia ed il suo piano regionale rifiuti”: è il grido d’allarme di Beniamino Ginatempo, Presidente di Zero Waste Sicilia, l’associazione di volontariato che si occupa di ambiente e rifiuti.

“Il governo Renzi ha imposto alla conferenza Stato-Regioni  – 14 voti su 20, ma come ha votato la Sicilia? – 8 grossi inceneritori di cui 2 in Sicilia, dove intenderebbe farlo tramite un commissariamento. L’on. Davide Faraone – ma cosa c’entra lui, che è sottosegretario alla istruzione? – si vanta del successo, come se il problema della gestione dei rifiuti in Sicilia fosse stato definitivamente risolto, al grido di “Basta con l’immobilismo e rifiuti nelle discariche”. Zero Waste Sicilia ribadisce quindi alcuni motivi di contrarietà a queste opere inquinanti e alle discariche illegali.

  • Un inceneritore di CSS o altri rifiuti inquina emettendo sostanze climalteranti, tossiche, nocive e cancerogene – in barba ad impossibili impianti a emissioni zero e all’accordo COP21 di Parigi! –  e NON LIBERA DALLE DISCARICHE, in quanto le scorie dell’incenerimento (25-30% del totale) devono essere smaltite in discariche speciali e a costi almeno quadrupli (con buona pace dell’on. Faraone).
  • L’Europa ci chiede ben altro, col pacchetto dell’economia circolare (recupero spinto di materie prime seconde dai nostri scarti), e ci sanziona (€200.000 per discarica illegale ogni 6 mesi) perché alle nostre discariche manca in ingresso l’obbligatorio impianto di trattamento meccanico biologico (TMB), che ritarderebbe di decenni la formazione del percolato ed i problemi igienico- sanitari derivanti. Inoltre il CSS da incenerire si può produrre solo a valle del TMB, e quindi per ora in Sicilia praticamente e per fortuna non se ne fa.
  • Nel paese di Bengodi, non in Sicilia, l’iter della costruzione degli inceneritori (progettazione, autorizzazione, appalto, concessione, costruzione, ecc.) non può durare meno di tre anni. Quindi gli inceneritori non sono la soluzione all’emergenza, che invece si avrebbe incentivando RD porta a porta, compostaggio e recupero spinto di materia (la Fabbriche dei Materiali).
  • Si tratta di grossi impianti (700.000 ton/anno, a fronte di un più attento conteggio che ne misurerebbe 400.000) e quindi costosi. Se in Sicilia decollasse la gestione virtuosa che l’Europa suggerisce/pretende e si applicasse il piano regionale, i grossi inceneritori resterebbero “affamati”, come sta accadendo ai tanto celebrati inceneritori del Norditalia (Torino, Parma e Brescia su tutti). Quindi in Sicilia potremmo ritrovarci altre due cattedrali da archeologia industriale, tempo un decennio, oltre all’inquinamento prodotto.
  • L’incenerimento mette le mani nelle tasche dei cittadini, che non incasserebbero il controvalore di €40 a tonnellata (circa €100 milioni l’anno per la Sicilia) se tutti i materiali venissero recuperati (con la RD e dopo il TMB) ed è un grosso regalo alle multiutilities (A2A, HERA, IREN), imprese che non acquistano la materia prima (CSS) per il loro prodotto (energia elettrica) ma si fanno pagare (dai cittadini con la TARI) per riceverla: è questo il libero mercato? È forse per quest’ultimo motivo che al governo Renzi non è piaciuto il progetto (anch’esso sbagliato) della Sicilia di 6 inceneritori più piccoli in prossimità di 6 discariche?

“Inoltre – conclude Ginatempo –  si vuole procedere con il commissariamento, dimenticandosi che in Sicilia la gestione commissariale, che è durata dal 2000 al 2013, ha tollerato illegalità continuate e ritardi e senza che i siciliani ne abbiano visto alcun beneficio. Realizzare a) RD porta a porta per il 70%, 2 ) impianti di compostaggio per 1 milione di ton/anno e 3) di TMB per 0,5 milioni sarebbe invece l’uscita dall’immobilismo che tanto reclama l’on. Faraone. Che fine ha fatto il buon senso?”

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