Elettrodotto Terna: il 23 febbraio al via il processo sul pilone 40

Si terrà il prossimo 23 febbraio davanti al Tribunale di Messina la prima udienza del processo per la costruzione dell’ormai famoso Pilone 40 in territorio di Saponara dell’Elettrodotto a 380 KV Sorgente Rizziconi.

A settembre 2015, chiuse le indagini preliminari, la dottoressa Todaro aveva citato in giudizio l’ingegner Roberto Cirrincione, dirigente Terna, per la realizzazione del traliccio. Insieme al Cirrincione è imputato Simone Dal Pozzo, amministratore della ditta CEIE Powers.p.a., che ha eseguito i lavori.

Coinvolti nel procedimento anche gli architetti Salvatore Scuto e Anna Piccione, rispettivamente ex Soprintendente ed ex dirigente dell’Unità Operativa VII della Soprintendenza di Messina, per avere concorso alla alterazione di bellezze naturali tramite la omessa revoca dell’autorizzazione rilasciata e divenuta inefficace per via del sopravvenuto Piano Paesaggistico dell’Ambito 9.

Gli imputati rischiano da 1 a 4 anni e un’ammenda. Il Codice Penale prevede anche l’eliminazione del traliccio e la riduzione in pristino dei luoghi.

Il tutto parte da un esposto alla Procura della Repubblica di Messina presentato nel maggio del 2013 da Gianni Mento, della MAN, assistito da due battaglieri avvocati messinesi, Nino La Rosa e Carmelo Picciotto.

pilone40Secondo quanto emerge dall’esposto e dai documenti allegati, il progetto di Terna e le relative autorizzazioni ‒ tra cui l’autorizzazione paesaggistica rilasciata dalla Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali della Regione Siciliana con nota n.6018 del 27 giugno 2007 e reiterata con nota 6156 del 31 agosto 2009 ‒ si pongono in insanabile contrasto con il Piano Paesaggistico dell’Ambito 9 della Regione Siciliana adottato nel dicembre 2009e pubblicato nei comuni interessati nel gennaio 2010.

Il Piano individua i punti forti del patrimonio paesaggistico peloritano e i livelli di tutela da applicare con i relativi divieti. Individua inoltre, nel Comune di Saponara, un crinale secondario che scende dai Colli San Rizzo a Monte Raunuso passando per il Serro Tondo e lo pone sotto Tutela di Livello 3 con fascia di metri 200+200 ai lati, il massimo previsto, per la particolare rilevanza paesaggistica. Ma proprio in questo crinale Terna ha già installato uno dei tralicci, il n. 40, e ha proseguito i lavori per l’arredamento e la collocazione dei cavi.

La denuncia dell’Associazione Man convince la magistratura messinese a disporre, a febbraio 2015, il sequestro del traliccio n. 40. Misura cautelare che viene confermata anche dal Tribunale del riesame, anche se lo scorso 17 luglio, il pubblico ministero Liliana Todaro «rilevato che, pur permanendo immutato il quadro cautelare sotto il profilo del “fumus” del reato ipotizzato, appaiono affievolite le esigenze cautelari, sia avuto riguardo allo stato del procedimento, già in fase di completamento delle notifiche dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, che avuto riguardo alla sostanziale realizzazione dell’intera opera a cui accede il traliccio in sequestro».

«Il nocciolo della questione è ben rappresentato nella sentenza del tribunale del riesame che ha rigettato la richiesta di dissequestro avanzata nel mese di maggio» ‒ ha dichiarato l’avvocato La Rosa, che non condivide la decisione del pubblico ministero che ha disposto il dissequestro. «Noi riteniamo che i reati commessi siano ancora gravi in quanto l’arch. Anna Maria Piccione, sentita in fase di indagine aveva riferito che la Soprintendenza di Messina “non aveva ritenuto necessario avviare il procedimento per la revoca dell’autorizzazione dal momento che la linea elettrica nel Comune di Saponara insisteva su un crinale secondario in un tratto marginale, tenuto conto che la realizzazione dell’opera rivestiva particolare importanza per tutto il territorio nazionale”».

«Tali valutazioni non rientrano nei poteri dei funzionari della Soprintendenza» aggiunge l’avv Picciotto ‒ che dopo aver redatto e adottato il piano paesaggistico hanno solo l’obbligo di farlo rispettare».

«Anche le opere ritenute di interesse nazionale, realizzate dalle grandi aziende statali, sono soggette ai vincoli paesaggistici, la cui preminenza, sulla scala dei valori, discende direttamente dal secondo comma dell’art. 9, della nostra Costituzione. Quando si capirà ‒ conclude La Rosa ‒ che il Paesaggio ha un alto valore socio-economico la situazione potrà cambiare».

L’associazione MAN si costituirà parte civile nel processo con l’assistenza dell’avvocato Carmelo Picciotto del foro di Messina. (Carmelo Catania)

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