La lunga notte della Diocesi messinese e l’Arcivescovo dell’Ilva che fa felice la casta

di Palmira Mancuso – Salendo di fretta le scale che conducono alla Sala delle conferenze stampa dell’Arcivescovado, la speranza era di ricevere la notizia dell’arrivo del nuovo arcivescovo. Un entusiasmo subito smorzato da Padre Tonino di San Gabriele, che  mentre proseguiva verso l’uscita all’esclamazione “Dunque una buona notizia”, risponde lapidario “non direi”.

Chi invece stava gongolando, come notato appena solcata la porta del grande salone, erano i veri potenti della Diocesi messinese: Mons. Tanino Tripodo, vicario generale; Don Giuseppe Brancato, direttore della Caritas (dopo Tripodo) e Mons. Giuseppe Tavilla direttore della Scintilla, la Pravda arcivescovile.

Ancora pochi minuti, per ascoltare dalla chiara voce di Mons Raspanti che si congedava da Messina, per far posto non al nuovo Arcivescovo (così come da molti auspicato), ma ad un altro amministratore apostolico. Un ultraottantenne, che, stante a quanto deciso in Vaticano, avrebbe la forza di guidare una diocesi, sulle cui sorti spirituali ed economiche pesa il fardello del posto lasciato vuoto dall’Arcivescovo La Piana, che continua ad operare evidentemente attraverso i suoi fedelissimi, che restano ben saldi in alcuni posti cruciali della Chiesa messinese.

Le parole di congedo di Mons Raspanti sono state, come nel suo stile, distensive, chiare, dirette. Così come candidamente ha raccontato che lui stesso ha rappresentato la difficoltà a gestire una Diocesi a cui serve dedicarsi totalmente, e nella quale, ogni qualvolta c’erano da prendere decisioni anche piuttosto semplici, come la nomina di giovani preti o l’alternanza dei parroci nelle parrocchie, gli veniva ricordato che, non conoscendo bene il territorio, avrebbe fatto meglio a non prendersi certe responsabilità. Insomma, ci è parso di capire, che non avendo potuto incidere fino in fondo, lo stesso Mons. Raspanti, accolto calorosamente dai fedeli che nel suo temperamento avevano ritrovato la speranza di parole forti e di rigore, ha fatto un passo indietro.

Non senza aver cercato di migliorare i conti della Diocesi: ha infatti dichiarato ai giornalisti “ho cercato di impostare un piano di ristrutturazione che naturalmente, come tutti i piani, non si fa in sei mesi…E’ un piano pluriennale, economico-finanziario attraverso cui tentare di limitare i costi, tagliare spese, fare delle proposte”.

Un passaggio di consegne per il prossimo Amministratore Apostolico, che però ai più attenti, non sfugge essere stato coinvolto nello scandalo dell’Ilva di Taranto, che è costato la condanna a 10 mesi di reclusione con pena sospesa per favoreggiamento a don Marco Gerardo ( l’ ex segretario dell’ex Arcivescovo di Taranto Mons. Benigno Luigi Papa) che, all’epoca dei fatti  ha optato per il rito abbreviato che riduce ad 1/3 la pena prevista dal Codice Penale.  Il sacerdote è stato accusato di favoreggiamento nei confronti dell’ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva Girolamo Archiná.

Dall’inchiesta emerse che l’ex arcivescovo ricevette effettivamente una busta con 10 mila euro da Girolamo Archinà, lo spicciafaccende dell’Ilva. All’epoca Mons.Papa dichiarò che “era un’offerta, non una tangente! I Riva sono molto religiosi”. Fabio Riva, l’ex vice presidente dell’omonimo gruppo siderurgico, coinvolto, insieme ad altri, nell’inchiesta «Ambiente Svenduto» della Procura di Taranto, proprio lo scorso 31 marzo è stato messo ai domiciliari, mentre il processo continua il prossimo 17 maggio.

Intanto la Diocesi di Taranto, già nel 2012 prese le distanze dalle “donazioni” da parte di Ilva, e Monsignor Filippo Santoro, che subentrò a Papa quale nuovo arcivescovo di Taranto, cercò di porre fine alle polemiche e al chiacchiericcio inevitabilmente scatenatosi attorno ai 10mila euro che il gruppo Riva versò alla diocesi, alla vigilia della Pasqua del 2010.

Di certo Mons. Benigno Luigi Papa è un uomo politicamente molto forte all’interno della Chiesa, tanto che nel 2007 si ricorda una polemica con l’ex Presidente Cossiga che l’aveva definito “prodiano”, quando da vicepresidente della Conferenza Episcopale italiana ha commentato le voci che insistente lo volevano successore del cardinale Camillo Ruini alla guida della CEI.

Soldi e potere, il lato oscuro della Chiesa Cattolica, contro cui la stessa Chiesa combatte. Elargizioni sospette, amicizie chiacchierate come quella dell’attuale presidente della Caritas, e dell’ex sindaco di Mazzarrà Sant’Andrea Salvatore Bucolo.

Insomma, per la Chiesa di Messina oggi bastano le parole di Quasimodo: ” …trafitta da un raggio di sole, ed è subito sera”. 

 

 

 

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