Mafia, omicidio De Francesco: l’assassino è scappato

Latitante o irreperibile cambia poco la sostanza “messinese”: l’assassino (presunto, ovvio) del giovane Giovanni De Francesco, figlio della convivente del boss  Giovanni Tortorella, di recente ristretto a Gazzi per scontare una pena definitiva di cinque anni e quattro per gli esiti dell’operazione Case basse, è uccel di bosco.

Sì, Adelfio Perticari, ex clan Sparacio e poi uomo d’ordine del clan Ventura a Camaro è indagato per un’ipotesi di omicidio volontario, ma quando sono andati a notificargli l’ordinanza custodiale firmata dal gip Maria Teresa Arena su richiesta del pool della DDA Fabrizio Monaco, Maria Pellegrino e Liliana Todaro, non lo hanno trovato.

Nel senso che era andato tranquillamente via di casa. Direte: ma non era sorvegliato? Che domande. Gli avevano anche fatto lo stub, se per questo.

Da quelle parti lo Stato, però,  ha alzato bandiera bianca al punto da ” subire” cortei in motorini, fuochi d’artificio di “saluto e omaggio” davanti alle carceri e al cimitero. Per non parlare del parroco di Camaro San Luigi e il suo proclama sull’omertà che non esiste.

Con il questore Cucchiara che ammette che a Camaro continua a regnare l’Antistato.

Il cronista  punta anche alle “tre righe tre” con le quali la Procura Nazionale Antimafia ha liquidato il fattore mafia a Messina città. Quell’atto è firmato Pentassuglia. Decisamente incauta, per usare un eufemismo.

Comunque, ci sono due personaggi parecchio noti alle forze dell’ordine accusate di favoreggiamento (senza aggravante di mafia): uno è Giovanni D’Arrigo e l’altro è Rosario Mancari.

“Ufficializzata” la ricostruzione dei fatti omicidiari. Che  chi verga queste note non propone ricordando quanto accadde nel settembre 2012 con un alto magistrato finito nelle acque di Maregrosso per sfuggire al ” pappa” e con una ferita al collo e poi ridefinito nel pomeriggio un 33enne romeno. Non ripropone perché non la ritiene vera ma accomodata.

Chiosa finale. Giovanni De Francesco, il cui patrigno è Tortorella, aveva preso di mira il giovane Giulio Perticari perché aveva osato disobbedire all’ordine di tirar giù le saracinesche per il funerale di un Romeo. Nome da collegare ai santapaoliani di Messina. Magari al femminile.  Basterebbere rileggere bene le carte dell’inchiesta “Case basse”. Certo, Giulio chiama papà che decide che il guappo ha già fatto troppo. E spara. uccide. Fugge.

@gianfrancopensavalli

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