Omicidio D’Uva: trent’anni dopo, Messina ricorda

L’omicidio dell’avvocato D’Uva non può e non deve essere dimenticato così come non devono essere dimenticate tutte le altre vittime di mafia”. E’ questo il messaggio principale che si è voluto lanciare dal palco del Palacultura dove, questa mattina, alla presenza di associazioni, studenti, familiari delle vittime, si è tenuto un dibattito, promosso dall’Associazione Avvocati Nino D’Uva per ricordare la figura del professionista , la cui morte risale a 30 anni fa.

Alla presenza della Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, si è discusso di mafia e antimafia e di come il fenomeno, rispetto al passato, si sia trasformato portando la criminalità organizzata ad intessere relazioni e sviluppare percorsi paralleli con le multinazionali. 

Tra i relatori che oggi sono intervenuti il presidente dell’ Ordine degli avvocati di Messina, Vincenzo Ciraolo, dell’ex sindaco nonché magistrato ai tempi del maxiprocesso di Messina, Franco Providenti, dell’avvocato di parte civile (famiglia D’Uva) al processo per l’omicidio dell’Avv. D’Uva, Aberto Gullino, e del procuratore aggiunto Roma, Michele Prestipino.

Il giornalista Nuccio Anselmo, moderatore dell’evento, ha ricordato una Messina vittima e colpevole al contempo d’aver sottovalutato il fenomeno mafioso per troppo tempo (non per niente “città babba”). Tra i presenti in sala, oltre a numerosi avvocati, colleghi di ieri insieme a tanti giovani professionisti di oggi, anche molti studenti delle scuole, ai quali si è raccontata la figura di D’Uva “caduto per garantire il proprio dovere di garante della legalità”.

Le testimonianze rese da quanti intervenuti hanno consentito di delineare i passaggi che hanno portato all’omicidio avvenuto nel 1986 e hanno definito il contesto nel quale l’evento delittuoso è accaduto.

Franco Providenti, che ai tempi del maxiprocesso a Messina svolgeva ancora il proprio incarico di magistrato, ha parlato di “clima surreale” che la Città dello Stretto viveva in quel periodo. La dislocazione del fenomeno mafioso in città la si poté comprendere solo grazie alle ricostruzioni rese da un pentito.

La storia della mafia è anche un pezzo del nostro Paese e per l’Onorevole Bindi tutti i movimenti che si oppongono ad essa che si sono costituiti negli anni hanno il merito di aver aiutato la diffusione di una cultura della legalità e del rispetto delle norme che oggi è sempre più radicata.

Ai ragazzi presenti, la presidente della commissione antimafia ha lanciato un importante monito prima di congedarsi: “E’ importante che voi ragazzi studiate questi fenomeni criminali, perché tutti possono combattere e sconfiggere la mafia, semplicemente svolgendo al meglio il prorpio dovere”.

Prima della conclusione dei lavori, alla famgilia dell’Avvocato D’Uva è stata consegnata una targa di riconoscimento al merito; un’ iniziativa promossa dall’ “Associazione Avvocati Nino D’Uva”.

@PieroGenovese @EleonoraUrzìMondo

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