Passaggio di consegne a Palazzo dei Leoni: Accorinti consacrato definitivamente alla storia

Passaggio di consegne (e di fasce) stamani a Palazzo dei Leoni tra il commissario della ex Provincia, Filippo Romano e il sindaco di Messina – da adesso della città Metropolitana- Renato Accorinti. Il Prefetto che ha traghettato l’Ente da una sponda all’altra di questo percorso di trasformazione, appare commosso nel ringraziare i dipendenti che si sono mostrati, a suo dire, instancabili e disponibili in questi tre anni, sempre e comunque nonostante tutto.

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Laddove per tutto si intende anche la mancata corresponsione dello straordinario che non compare nelle loro buste paga ormai da gennaio: “E loro continuano a farlo…lo straordinario”. Oltre al timone del Palazzo, Romano lascerà al primo cittadino anche un report, un atto pubblico che sarà disponibile a breve anche sul sito della Provincia. “Non si tratta di bilanci di questi tre anni ma prima di tutto di cose che bisogna ancora fare”, precisa.

accorinti città metropolitana

E più emozionato ancora è, forse, Accorinti che non nega come questo ulteriore step non fosse previsto nella sua vita: “Non avrei neanche pensato di entrare nei palazzi istituzionali e adesso eccoci qui”, alla presenza di una folta schiera di rappresentanti (sindaci e non) dei 108 comuni del messinese, deputati e illustri personaggi accorsi a presenziare a questo momento di svolta -almeno sulla carta- per il nostro territorio. “Adesso bisogna arrivare al traguardo, come fanno i maratoneti”, prosegue il docente di educazione fisica e preparatore atletico prima ancora che primo cittadino. “I problemi non mancano ma io ho la resistenza e giungerò fino in fondo”, afferma. E nelle sue parole, con un po’ di malizia -che non guasta- si può leggere un avviso ai suoi competitor oltre che un annuncio da neo insediato.


Uno di questi potenziali antagonisti, almeno sul fronte elettorale futuro, sta proprio seduto al suo fianco ed è il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone che, già da mesi, si è detto pronto alla corsa a Palazzo Zanca. “La città metropolitana non è assolutamente la provincia e non si sovrappone minimamente ai comuni”, puntualizza l’onorevole scudocrociato.

Tra le righe degli interventi non è difficile leggere l’inizio di una precoce campagna elettorale in cui ciascuno esprime le proprie posizioni nonché i progetti di sviluppo per un territorio che non è più solo Messina ma l’intero comprensorio che tocca dall’area tirrenica a quella ionica passando per i Nebrodi.

NP3C1988 (Copia) (Copia)Le città metropolitane sono il motore dell’ economia globale come si legge in tutti i manifesti europei. La nostra è l’unica della Sicilia a non avere un proprio aeroporto, la butta lì Ardizzone.

Abbiamo l‘ Università, il Cnr- prosegue-: questi sono i nostri punti di forza e su questi ci dobbiamo basare. Non voglio fare polemica ma prima di fare proclami io rifletterei su cosa deve essere la città metropolitana”, e per far ciò è imprescindibile un serio piano strategico, sottolinea.

Noi dobbiamo mettere mano allo statuto regionale e inserire le città metropolitane: è la prima cosa da fare per carpire fondi. A differenza di Catania e di Palermo non siamo sentiti ancora come comunità perché il sindaco di Tusa si sentirà sempre più vicino a Palermo, per lui l aeroporto di riferimento è Palermo; idem per Castelmola che in questi termini si sente più legato a Catania”, continua. “Ci sarà una fase di assestamento ma Messina nella sua interezza partecipa alla città metropolitana e questa è una risorsa.


È mentalmente lontano il concetto di provincia. Questa da oggi è la vostra sede -chiosa rivolgendosi agli amministratori presenti-. La nostra forza sta nel fatto che siamo 108
”.

Un lavoro corale è quello che dovrà essere svolto da questo momento più che mai, lo sa bene Accorinti che torna a riproporre la propria linea ideale sul lavoro di gruppo basato sul principio di partecipazione, spesso annunciato e altrettanto spesso contestato da quanti, in questi tre anni, non ne hanno percepita l’effettiva messa in pratica. Non c è un solo uomo al comando. I sindaci rappresentano il popolo: 108 comuni oggi sono una sola città. Per ragioni etiche io pensò già che viviamo in un mondo piccolo in cui in molti si oppongono ad altri. Guardarsi come avversari per campanilismo è di una povertà unica. Non siamo qua a fare proclami. Piedi a terra e testa in cielo: essere concreti come sognatori è quello che dobbiamo fare”, conclude citando Giorgio Gaber, oggi come il giorno in cui varcò per la prima volta Palazzo Zanca da primo cittadino.


I toni sono tutti perentori e con picchi di volume ben assestati, come si è soliti fare dal pulpito dei palchi di piazza a ridosso delle elezioni.
E se c’è un maestro nel puntare l’attenzione sulla propria attitudine rivoluzionaria è senza dubbio Re Saro.

crocetta4 Il Governatore Rosario Crocetta vanta se stesso come padre di questa svolta epocale, partita da quell’ospitata in tv su RaiUno quando annunciò -pionieristicamente rispetto al resto della penisola- che la Sicilia avrebbe cancellato le Province. Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta da allora (è trascorsa più della metà del suo mandato già) e mentre anche il BelPaese nella sua totalità si adoperava per rendere esecutiva la riforma Delrio, l’Isola attendeva tra commissari -nel nostro caso Romano- e rimpalli. Il Presidente, dopo essersi soffermato sul rilancio della Regione, dall’incremento del Pil (che pure ammette essere basso rispetto alle enormi perdite che deve ancora tamponare e relative ad un passato niente affatto remoto), al Patto per il Sud (per il quale si prende il merito di aver fatto la differenza: “Volevano escludere Messina ma io mi sono battuto perché venisse inserita”), fino alle discariche e l’intenzione di mettere la Sicilia a regime con termovalorizzatori di nuova generazione e smaltimento ad emissioni zero. Proprio sull’esigenza di migliorare il servizio di smaltimento rifiuti si sofferma: “Se i comuni scaricano le responsabilità sulla Regione e la regione sui sindaci non ci siamo. Abbiamo il dovere di lavorare tutti insieme”, tuona con il fare paterno misto tra l’esortatore e il pater familias severo. La stessa severità che trapela dalle parole rivolte al primo cittadino messinese -che ancora oggi, come qualcuno ha fatto notare, ha dimenticato la giacca– : “Renato, che non ti venga in testa di poter fare a meno degli altri sindaci. Il peso e la forza della tua forza dipende da quanto è se sarà condivisa”.

NP3C2128 (Copia) (Copia)Messina capofila, Messina da risanare, Messina da salvare: “Questa città è stata mortificata, deturpata (si pensi all’attentato ad Antoci, gli scandali sul voto di scambio, le devianze mafiose in seno alla societài tortoriciani, i barcellonesi- , la massoneria deviata): questa città ha il diritto di difendersi”, torna amorevolmente paterno Crocetta che sulla proposta dell’aeroporto afferma di non considerarlo un taboo.

Piaccia o meno la piega che i nostri enti stanno prendendo, piaccia o meno il timone o il timoniere, un unico dato è realmente certo: con questo ulteriore passaggio, Renato Accorinti si consacra indiscutibilmente alla storia che lo ricorderà per sempre come il primo sindaco metropolitano di Messina cosa che, di certo, a qualcuno (sia tra quellicheceranoprima, sia anche tra quellichecisonoora) non piace affatto. Questa è la realtà: il suo nome rimarrà comunque nella biografia della città mentre di altri si conserverà il ricordo solo grazie a ritratti appesi alla parete che, presto o tardi, ingialliranno inesorabilmente.

(@EleonoraUrzìMondo – foto @MarcoFamiliari)

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