Fertility Day: la campagna di cui nessuno sa niente, compreso il messinese capo ufficio stampa del Ministero

Almeno, rispetto alle solite campagne ministeriali che nessuno ricorda, hanno avuto il merito di accendere l’attenzione sul tema”.

Beatrice Lorenzin, Ministro della Salute

Una seconda parte della settimana, quella appena conclusasi, indiscutibilmente avvolta dalle critiche per la pessima campagna del Ministero della Salute tesa a promuovere il cosiddetto Fertility Day che si svolgerà il 22 settembre prossimo in numerosi comuni italiani.

Andiamo per gradi. Partiamo dall’intenzione: Il tasso di infertilità in Italia è intorno al 30 per cento: il piano nazionale sulla fertilità fatto da esperti vuole preservare la possibilità di procreare”, afferma Beatrice Lorenzin, in un’intervista a La Stampa. Non un invito alla gravidanza ma un’iniziativa tesa ad informare su cause e terapie per l’inferitilità, come ha puntualizzato più volte la responsabile del dicastero proponente. Dunque accantoniamo per un attimo il merito (per cui vi rimandiamo ad un’interessante analisi pubblicata su Wired ) e arriviamo in breve a ciò che ha effettivamente determinato la sollevazione popolare, ossia il modo in cui il messaggio è stato veicolato e dunque le tanto contestate “cartoline”.

Commenti social di internauti vari, tra cui spiccano nomi noti quali quello di Roberto Saviano – già in attrito con la Ministra per la questione cannabis -, e un tweet bombing che, in poche ore, ha reso #FertilityDay e #LorenzinDimettiti due trend topic, hanno costretto al ritiro della campagna. Ma il web non dimentica né perdona e con una semplice ricerca su Google si trovano tutte lì, in archivio immagini, le grafiche in questione.

imageIl fatto realmente eclatante, però, è che nessuno, a quanto pare, se ne sia assunto realmente la responsabilità e c’è persino chi afferma di non averne avuto contezza fino alla pubblicazione e conseguenti polemiche. Per intenderci, il Premier ha affermato di essere all’oscuro di tutto, salvo poi essere smentito dalla stessa Lorenzin che, in un’intervista a La Repubblica ha asserito: Renzi sapeva del Fertility Day perché è una iniziativa passata dal Consiglio dei ministri, non conosceva la campagna di comunicazione perché non era stata presentata”. Anche il capo ufficio stampa del Ministero, stando a quanto affermato a mezzo social, non era a conoscenza della iniziativa promozionale, ideata e realizzata dall’agenzia milanese Mediaticamente.

Come e perché ci tocca “da vicino” questa vicenda? Sì, certo, perché siamo potenziali procreatori, uomini e donne; ovvio, perché siamo italiani; certamente in qualità di contribuenti che in modo inconsapevole hanno pagato la campagna in oggetto. Ma anche per un’altra ragione. Il capo dell’ufficio stampa del Ministero della Salute è un messinese, ossia il giornalista professionista Fabio Mazzeo, e a suo indirizzo sono giunti messaggi tali da farlo “uscire allo scoperto” sulla faccenda, in merito alla quale ha affermato con assoluta nonchalance che lui “non sapeva”.

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A beneficio di quanti non ne siano a conoscenza, vale la pena di precisare che una campagna pubblicitaria viene realizzata da un’agenzia e non dall’ufficio stampa al quale si accordano altri compiti, sempre relativi alla comunicazione ovviamente ma di differente natura. Strano è che però tutti facciano spallucce. La Lorenzin, che ha fatto sapere di essere pronta a rimodulare il lancio dell’iniziativa, ha commentato che certe immagini non sono piaciute neanche a lei. Sorge spontanea e ovvia la domanda: scusi Ministra, se a lei quelle cartoline non piacevano, se il Capo del Governo non ne sapeva nulla, se persino i suoi referenti interni al ministero – e dunque consulenti esperti in materia – non ne erano a conoscenza, chi ha approvato sta roba qui?

Non è tutto: sul sito del Fertility Day compare una mappa dei comuni aderenti all’iniziativa e, tra questi, c’è anche Messina.

MAPPA FERTILITY DAY Appena diffusasi la voce di questa partecipazione, l’assessore Nina Santisi ha preso le distanze, con una nota, dal modo in cui è stata veicolata la promozione dell’iniziativa organizzata di concerto con l’ANCI.

Ma torniamo alla campagna nell’occhio del ciclone.

L’agenzia Mediaticamente, che per suddetto lavoro ha percepito 28.120 euro (di soldi pubblici ossia nostri, relativi -va detto- a quattro eventi da realizzare per conto del Ministero), ha precisato, sul proprio sito, di “aver recepito le linee guida e, in collaborazione con il Ministero della Salute, effettuato la promozione digitale, di concerto con i referenti interni dello stesso – chi. In particolare, la Società, ha realizzato la strategia di diffusione digitale, social, la divulgazione, l’apertura e la gestione di pagine e profili sui principali social network, il monitoraggio e l’analisi quali-quantitativa dell’opinione degli utenti, oltre alla parte multimediale, mentre non si è occupata né del logo né della scelta del nome dell’iniziativa”. Per la serie ci prendiamo le nostre responsabilità, ma solo le nostre! E le altre? A chi dobbiamo imputarle?

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Questi spiccioletti provenienti dalle tasche dai contribuenti – e che, a quanto pare, la Lorenzin è pronta a rispendere per una nuova battage che, immaginiamo, non sarà a costo zero – sono stati pagati per un prodotto che qualcuno avrà pure approvato. Il committente (ossia il Ministero) avrà dato il beneplacito al grafico che ha realizzato il materiale, o no?

Lo ha fatto lei, cara Ministra, che ha candidamente ammesso di non aver gradito alcune immagini dopo le contestazioni ricevute dal web, tante e tali da farle disertare in extremis la Festa dell’Unità?

E se proprio questa campagna non voleva essere un invito a figliare (e farlo in fretta) ma a parlare di fertilità, salute, prevenzione e vattelappesca, chi ha pensato che l’ideale fosse quel logo con uno spermatozoo sorridente che penetra un cuoricino rosa? Ancora, di grazia, già che ci siamo, ci dice anche chi lo ha realizzato e a che costo (visto che non è stata la Mediaticamente, stando a quanto l’agenzia fa sapere)?

imageIn fine: se il capo ufficio stampa del suo ministero non viene messo a parte di una così rilevante attività in agenda (il lancio di una campagna – di importanza tale da essere opportunamente posta in evidenza con tanto di header nella home page del sito governativo – non può mica essere ignoto a chi relativamente a quella stessa attività si dovrà occupare di costruire comunicati, note, interventi e risposte laddove si necessiti), di cosa, precisamente, viene partecipato? Che compiti svolge? Per quali mansioni viene ricompensato con uno stipendio annuo di euro 80.000 (sempre di soldi pubblici)? Solo pinzillacchere e temini di secondo piano? No, così, per conoscenza; sa, noi siamo quelli che pagano!

Curiosità da contribuenti, nell’era della digitalizzazione e delle “amministrazioni trasparenti”.

@EleonoraUrziMondo @PalmiraMancuso

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