Se Cateno De Luca si arrabbia e accusa il pm di mafiosità

Lo sfogo di Cateno De Luca dopo la tempestosa udienza di ieri a Messina che ha visto il Collegio ( presieduto da Samperi ) rigettare la richiesta del giudice terzo, ovvero Reggio Calabria per il sacco di Fiumedinisi con aggiornamento per i termini a difesa al 24 febbraio dopo una lunga pantomima in camera di consiglio e un alzare di voce del pm Todaro nei confronti dell’avvocato d’ufficio Salvatore Sorbello.

“Avvocato Sorbello, intanto la ringrazio per la sua professionalità e passione che ieri abbiamo apprezzato tutti ed in particolar modo il professor Carlo Taormina che le manda i suoi saluti. Nel merito, caro avvocato, mi permetto di osservare che il Tribunale di Messina non era abituato ad avere a che fare con imputati che hanno sempre rifiutato sconti di pena e la prescrizione combattendo per far emergere la verità e reagendo ai soprusi tipici del verminaio più volte da me denunziato e che impera in una piccola parte del palazzo di giustizia di Messina a discapito di tanti Pubblici Ministeri e giudici bravi ed autonomi da condizionamenti palesi ed occulti. Io vado avanti e non mi fermo perché sono assetato di giustizia giusta e non accetto gli atteggiamenti di intimidazione e mafiosità (testuale,ndr) nell’esercizio del pubblico ruolo dei magistrati. Possono anche massacrarmi e condannarmi, Ecce Homo, ma non possono sopprimere la mia dignità di uomo e di Cristiano “.

Il cronista vorrebbe, comunque, capire le dinamiche dell’invio degli atti in Cassazione il 3 febbraio e se la mancanza di messi abbia finora influito sul “recapito” capitolino. Atti che andranno a Reggio Calabria per ipotesi gravi di “intralcio alla giustizia”. (@G.Pensavalli)

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