Il dopo voto a Messina tra D’Alia e i cinesi

di Gianfranco Pensavalli – Ieri mattina Giampiero D’Alia, che è il leader di Centristi per la Sicilia, ha dato la sua lettura politica sul voto dell’altra notte che ha permesso a Renato Accorinti di restare in sella come sindaco di Messina con un trasversalismo da Prima Repubblica.

Fino alle politiche, visto che sarà candidato – parole del parlamentare che 25 anni fa era capogruppo Dc al Comune- con la Sinistra di ” Bella ciao”. Anche per pararsi il colpo da importantissime inchieste giudiziarie che sarebbe il caso di affrontare con l’ombrello dell’immunità parlamentare.

Durissime le accuse contro Emilia Barrile, presidente del Consiglio e vera vincitrice della contesa perché è lei papabile a sindaco, e le Forze dell’Ordine che hanno permesso che ” i terroristi” ( son parole di D’Alia, ndc) ) si annidassero in piccionaia, ovvero nella tribunetta di Palazzo Zanza.

Anche la consigliera Donatella Sindoni è furiosa: ” Han vomitato insulti di ogni tipo contro un’altra consigliera, anche triviali. Tutta colpa della Barrile. Ma forse era già stato tutto concordato”.

D’Alia ha anche aggiunto che è iniziata la lunga campagna elettorale ma è presto per fare nomi per Palermo, Roma e Messina.

Il crocettiano Angelo Burrascano ha voluto precisare di aver eseguito gli ordini impartitigli e ” io sono il collettore con i cittadini e non chi sta lontano dalla gente per ovvi motivi geografici”.

Le dimissioni dell’assessore alla Cultura Daniela Ursino, che contesta il solco politico appena impostato alla Giunta da Cambiamo Messina dal Basso, mette altra paprika nel “panino”.

Mai quanto quanto i cinesi giunti in città- l’addetto politico all’Ambasciata in testa- per promettere guerra ad Accorinti se insisterà nella sua politica pro Dalai Lama. Giusto ricordare i 1300 cinesi che operano in città e la loro solidità economica. Ma nel mirino c’è, soprattutto, Taormina, ovvero uno dei centri della Città Metropolitana guidata da Renato Accorinti.

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