Incendio al Santorini: i due autori arrestati, “ci avevano lasciati fuori e ci siamo vendicati”

Hanno 24 e 19 anni i due giovani che sono stati identificati e arrestati per l’incendio che lo scorso 29 dicembre ha distrutto buona parte della struttura del Santorini di Monforte Marina. Non è stato il racket, ma una vendetta personale di chi qualche sera prima era stato  allontanato. Questa almeno la versione di Luca BERTE’ (24 anni) e Mirko LUPO (19), entrambi originari di Venetico (ME), ritenuti responsabili di incendio aggravato in concorso. Ad arrestarli la scorsa notte i Carabinieri del Comando Provinciale di Messina, in esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (ME), dott. Fabio Gugliotta, su richiesta della locale Procura della Repubblica (il Procuratore della Repubblica, dott. Emanuele Crescenti, e il Sostituto Procuratore d.ssa Sarah Caiazzo sono i titolari delle indagini).

Un atto incendiario che stava per costare la vita a Bertè, rimasto ferito e ustionato perchè il suo complice ha appiccato il fuoco mentre lui era ancora impegnato a cospargere di benzina parte del locale.

Il provvedimento cautelare scaturisce dalle indagini svolte dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Messina, i cui esiti hanno consentito di identificare i due giovani che, utilizzando alcune taniche di benzina, avevano appiccato il fuoco all’immobile per vendicarsi di essere stati costretti qualche sera prima, dal personale addetto alla sicurezza, ad allontanarsi da una discoteca gestita dagli stessi proprietari del locale dato alle fiamme.

Le indagini sono scattate già la sera del 29 dicembre 2017, quando i militari dell’Arma sono intervenuti  presso la sala ricevimenti “Santorini” di Monforte San Giorgio, interessata da un vasto incendio, constatando la distruzione di tutti gli arredi, gravissimi danni a tutte le pareti e la rottura di tutte le vetrate.

Nel corso dell’approfondito sopralluogo i militari dell’Arma hanno rinvenuto  e sequestrato, all’interno dell’edificio, due taniche della capacità di 25 litri contenenti residui di liquido infiammabile, una mazza per carpenteria, verosimilmente utilizzata per rompere una porta secondaria di accesso al locale, un guanto ed un accendino mentre all’esterno venivano rinvenuti un passamontagna, 2 paia di scarpe parzialmente bruciate ed indumenti contenenti tracce ematiche, tutti elementi che avvaloravano la natura dolosa dell’incendio.

Seguendo queste ipotesi gli investigatori hanno fatto il giro degli ospedali, accertando che presso il Policlinico di Messina, la stessa notte era stato ricoverato un giovane, successivamente identificato in Luca BERTE’, con diverse ustioni agli arti inferiori e superiori.

Le indagini dei carabinieri, condotte anche mediante l’utilizzo di attività tecniche hanno permesso di raccogliere un quadro indiziario, rassegnato alla Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, permettendo di dimostrare la condotta delittuosa e documentando, in particolare, la dinamica del grave atto incendiario a carico di entrambi i soggetti.

I militari hanno accertato che la sera del 29 dicembre 2017, uno dei malviventi, il BERTE’ Luca, una volta giunto sui luoghi, iniziava a spargere benzina all’ingresso del locale, per poi continuare anche all’interno; a questo punto, il complice, LUPO Mirko, rimasto all’ingresso, non essendosi accorto che l’ingresso era già cosparso di liquido infiammabile, appiccava il fuoco – verosimilmente in ragione dei vapori altamente infiammabili – provocando immediatamente l’incendio con il correo ancora l’interno dell’immobile.

In tale circostanza, il BERTE’ trovandosi intrappolato dalle fiamme è stato costretto ad una precipitosa fuga attraverso le fiamme, non essendovi altre vie di fuga percorribili, che quella utilizzata per accedere al locale. Dopo essere uscito dal locale il BERTE’ si spogliava, abbandonando gli indumenti bruciati, e ricorreva alle cure mediche presso il Policlinico di Messina. Come è ulteriormente emerso dalle indagini, l’impiego di un elevato uso di combustibile e la modalità concreta con la quale il fuoco veniva appiccato, nonché le conseguenze che ne sono derivate anche a carico degli stessi autori fanno ritenere che l’intento fosse quello di cagionare danni di ingenti proporzioni alla sala ricevimenti, peraltro prossima all’inaugurazione (prevista il successivo 31 dicembre). Il grave gesto sarebbe stato motivato da una “vendetta” per essere stati costretti, qualche sera prima, dal personale addetto alla sicurezza, ad allontanarsi dall’attigua discoteca “Manila” gestita dagli stessi proprietari del locale dato alle fiamme. Dopo le formalità di rito, gli arrestati sono stati ristretti nel casa circondariale di Messina – Gazzi, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria barcellonese.

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