Vangelo Ora: chiamati ad essere semi che portano frutto

di Fra Giuseppe Maggiore – Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

Mi è capitato tantissime volte di parlare con persone che si ritengono atei e poi ti accorgi che sono dei cercatori di Dio più di noi che ci riteniamo cattolici e arrivati. La richiesta che i greci fanno a Filippo appartiene ad ognuno di noi, “Vogliamo vedere Gesù.”  È interessante però constatare che la domanda dei Greci è fatta attraverso la mediazione di Filippo e Andrea, gli unici due apostoli con nome «greco», quasi a dire che il desiderio di Dio non è appannaggio di Israele, credente, ma anche dei popoli pagani che non posseggono né storia di alleanza né Scritture sacre. E’ il desiderio dell’umanità intera che è raffigurata nella richiesta dei Greci.

L’uomo è un essere che cerca. Tutta la sua storia lo conferma. Anche la vita di ciascuno di noi lo testimonia. Molti sono i campi in cui l’uomo cerca e ricerca e poi trova e, talvolta, dopo aver trovato, ricomincia nuovamente a cercare. E se lo cerca con sincerità, lo ha già trovato; come, in un celebre frammento di Pascal, Gesù dice all’uomo: “Consolati, tu non mi cercheresti, se non mi avessi già trovato” (Pascal)

L’ateismo nega a priori che l’uomo è l’essere che cerca Dio, e ostacola in vari modi tale ricerca nella vita sociale, pubblica e culturale. Tale atteggiamento è contrario ai diritti fondamentali dell’uomo.

La risposta di Gesù è apparentemente illogica perché non riguarda la richiesta dei due mediatori: se volete capire me, guardate il chicco di grano; se volete vedermi, guardate la croce.

“In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”.

Parole molto dure, e se vogliamo anche pericolose se capite male perché può legittimare una visione doloristica e infelice della religione. L’accento non è sulla morte, ma sulla vita. Gloria di Dio non è il morire, ma il molto frutto buono.

Osserviamo un granello di frumento, un qualsiasi seme: sembra un guscio secco, spento e inerte, in realtà è una piccola bomba di vita.

Il chicco muore ma nel senso che la vita non gli è tolta ma trasformata in una forma di vita più evoluta e potente.

“Quando sarò innalzato attirerò tutti a me.”

Senza la croce non c’è salvezza, siamo cristiani per attrazione, dalla croce erompe una forza di attrazione universale, una forza di gravità celeste: lì è l’immagine più pura e più alta che Dio ha dato di se stesso. “Con che cosa mi attira il Crocifisso? Con i miracoli? Con lo splendore di un corpo piagato? Mi attira con la più grande bellezza, quella dell’amore. Ogni gesto d’amore è sempre bello: bello è chi ami e ti ama, bellissimo è chi, uomo o Dio, ti ama fino all’estremo. Sulla croce l’arte divina di amare si offre alla contemplazione cosmica. «A un Dio umile non ci si abitua mai» (papa Francesco), a questo Dio che ti propone di servirlo per seguirlo, che ti da come punti di riferimento un chicco e una croce, l’umile seme e l’estremo abbassamento: Dio ama racchiudere / il grande nel piccolo: / l’universo nell’atomo / l’albero nel seme / l’uomo nell’embrione / la farfalla nel bruco / l’eternità nell’attimo / l’amore in un cuore / se stesso in noi”.

Siamo dunque chiamati ad essere un seme che sa morire a se stesso per produrre amore!

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