TaoBuk: Castellitto, le mappe storiche della Sicilia ed il timore di Dio di Amos Oz

di Clarissa Comunale – Giorno 3: riprende una timida pioggia stamattina a Taormina, dopo una giornata, quale quella di ieri, che finalmente ha avviato i lavori all’ottava edizione di TaoBuk, anche se con qualche repentino cambio di location.
Masterclass di prestigio con Sergio Castellitto, conversazioni sulle rivoluzioni editoriali e sul ruolo degli organi informativi, sono solo un piccolo assaggio degli incontri che si sono tenuti tra Palazzo Ciampoli e Hotel Diodoro.
Importante l’inaugurazione della mostra Geografie sentimentali, alla presenza del sindaco Mario Bolognari, istallazione di pregio a Palazzo Ciampoli, che sarà fruibile fino all’8 luglio, di circa trenta mappe e libri antichi della Biblioteca regionale di Messina, che raccontano la Sicilia tra Cinque e Ottocento. Un vernissage che racconta i passaggi, le rotte per i naviganti, le tracce, i simboli ed i miti di un’isola che non è isolata, ma è crocevia per le rotte mediterranee, che è scambio, apertura e rifugio. Le mappe sono quelle degli uomini, che con il loro passaggio hanno fisicamente “segnato” nuove forme e coordinate. Visioni del mondo, ideali di paesaggi che oggi è importante riscoprire a fronte di messaggi sempre più inquietanti circa la possibilità di chiudersi come in una fase di terribile prigionia.

Le rivoluzioni proseguono, poi, nel percorso gastronomico con Oscar Farinetti, fondatore della catena Eataly e Ana Ros, chef vincitrice del Premio Best Female Chef 2017. “La rivoluzione è la semplicità – ha commentato Farinetti – nella ricerca di pochi ingredienti di grande qualità. Sono solito mangiare in osterie, ristoranti stellati, ma anche dei semplici panini, ciò che ricerco è un racconto in ogni piatto, capace di darmi delle emozioni. Il problema reale della ristorazione oggi è il bilancio: non si guadagna e troppe tasse da affrontare”.

Incontro particolarmente seguito quello con lo scrittore Vito Mancuso, in occasione della presentazione del suo ultimo saggio Il bisogno di pensare (edito Garzanti), in dialogo con Pietro Perconti. “Il pensiero nasce nella capacità di avere sensazioni e nell’attrazione primordiale del desiderio – ha sottolineato Mancuso – Sulla scorta di Hannah Arendt, pensare significa aver cura di bellezza, giustizia e sapienza”. Sul concetto di felicità ha illustrato l’importante connessione con il lavoro, ovvero la capacità pratica di fare e mettersi all’opera attivamente: “consapevolezza, creatività e responsabilità. Nella nostra vita tesa al disequilibrio termodinamico, introduciamo ordine. Mi piace associare la felicità alla letizia, quale gioia interiore di chi ride e sorride dentro, come ci insegna il buddismo”. Mentre sul rapporto tra fede e scienza, Mancuso ha espresso la necessità di coniugare l’intelletto alla pratica, per passare dalla “Ragion pura” alla “Ragion pratica” alla maniera kantiana: “l’essenza del vivente è data dall’armonia, che ci permette di vivere come in un sistema, un’armonia che è logos, legame, verbo, discorso, razionalità”.
Tra gli spettatori anche l’ex sindaco Renato Accorinti, che è venuto a Taormina per seguire con estremo interesse la kermesse culturale, continuando a ritenersi felice del percorso intrapreso in questi cinque anni come amministratore comunale, perché “non piegato dal clientelismo”.

Evento di punta della giornata di ieri è stata la lectio magistralis con Amos Oz, in dialogo con la giornalista Roberta Scorranese ed insignito del premio TaoBuk Awards. “Volevo e voglio essere ancora un libro – ha esordito lo scrittore israeliano – ricordato in ogni parte del mondo, che non è rimasto dimenticato impolverato su uno scaffale. L’arte della narrazione è nata prima della scrittura e della sessualità, perché anche con il nostro amato non facciamo altro che portare alla sua attenzione una fiaba”. Sul tema del festival ha detto: “la parola rivoluzione ha avuto diversi significati nella storia. Io voglio pensarla come presupposto per evitare lo spargimento di sangue. Il fanatismo è il più grande pericolo del nostro tempo. È scaduta la nostra fase di tregua in un‘epoca in cui le nuove generazioni sono impreparate alla violenza, perché non direttamente sperimentata”. Altro termine portato all’attenzione da Oz è “tradimento”: “chi tradisce davvero è colui che ha paura del cambiamento. Il mio Giuda è, invece, colui che crede di più in Gesù, anche se lo manipola, lo incita a scendere dalla croce”. Alla maniera di Walter Benjamin, sua prima ispirazione, morto quando lui aveva appena 9 anni, la posta in gioco è “la fine della storia. Questo Dio – ha concluso – non è un grande amico dell’umanità, troppo piena di sofferenza e dolore. Questo mi spaventa e mi terrorizza”.
Per la seconda giornata da non perdere gli incontri con Catherine Dunne a Palazzo Ciampoli alle ore 17 e Daria Bignardi alle 18 all’Hotel Diodoro. Eventi di punta Fernando Savater alle ore 19 a Palazzo Ciampoli e Elisabeth Strout alle 20 al Diodoro.

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