Il “caso” del medico igienista: appunti per una fenomenologia del populismo messinese

di Cesare Natoli* – Messina è una città fantasma. Lo dico da tempo. Lo dico con dolore, perchè in questa città sono nato, perchè in questa città ci vivo, ci vivono i miei figli, la mia famiglia, i miei amici più cari. Ma è una città morta, tenuta in vita artificialmente. E degli artifici ha tutte le caratteristiche più negative. L’ultimo, sconfortante episodio che mi conferma nelle mie convizioni è la levata di scudi, la standing ovation che buona parte dei messinesi ha riservato a un primario del policlinico che ha affisso dietro la porta dell’ambulatorio in cui riceve i pazienti un avviso dagli eloquenti toni dispregiativi nei confronti di ‘certi’ – così ha scritto – pazienti, rei di non curare la propria igiene personale. Il rettore ha chiesto scusa all’utenza per l’accaduto, il direttore amministrativo ha avviato un procedimento disciplinare nei confronti del primario.

Normale, in una città normale. A Messina no. Nella città fantasma si succedono prese di posizione ufficiali, attestati di stima, applausi a scena aperta per il medico, che viene anzi osannato per la brillante iniziativa. “Poveri sì, ma loddi picchì?”, “lavatibbi’ nzivati” i commenti più gettonati dei meno interessati. “gisto suggerimento”, legittimo consiglio”, “sacrosanta indicazione” quelli dei soggetti più coinvolti. Altri, un po’ meno disonesti intellettualmente, accennano, “vabbè, che sarà mai, era ironico, ha fatto una goliardata…”. E c’è poi l’ingrediente immancabile del buddace medio, ossia il benaltrismo: “sono benaltre le cose che andrebbero sanzionate, non queste sciocchezze”

E’ nato persino l’hastag “iostocon….”. Non scrivo volutamente il nome del primario e per un motivo ben preciso; motivo che è un aspetto sostanziale di questa riflessione. Non conosco questo medico e il fatto che sia un grande o un pessimo professionista o una bella o una brutta persona non mi e non ci deve interessare.

Io mi limito a leggere e rileggere quell’avviso. E lo trovo STOMACHEVOLE. Molto più di qualsiasi cattivo odore. E’ offensivo, e lo è OGGETTIVAMENTE. Ma, e veniamo al punto, nella città fantasma l’oggettività non esiste. E non esiste perché non c’è l’oggetto per eccellenza di ogni comunità: l’etica collettiva. Quest’ultima viene costruita volta per volta, a seconda delle circostanze e, soprattutto, a seconda dei protagonisti delle vicende. Nella fattiscpecie, il personaggio è conosciuto, è un collega, è un accademico, è un amico di famiglia, ha curato il nonno o il fratello.

Ergo: è bravo, non si attacca. Anzi, lo si difende a spada tratta. Deputati nazionali, presidenti di ordini professionali, testate on line manifestano solidarietà al medico che ha inteso prendere per il culo con una ‘goliardata’ tutti coloro che si siedono ad aspettare dietro quella porta dell’ambulatorio. E lo fanno – e qui il dispiacere e lo sconforto aumentano – anche molti di coloro che intenderebbero cambiare Messina dal basso… Coloro che si dicono vicini agli ultimi di questa martoriata città; a quegli ultimi che, magari, vivendo in condizioni deprivate e di degrado culturale e sociale (spesso non per loro scelta) non si presentano in ambulatorio con chanel n. 5 sotto le ascelle.

E sì, perchè il medico ha scritto “sono apprezzate le ascelle lavate”; e con questo rispondo preventivamente a chi dice che l’igiene è necessaria per una visita nefrologica, visto la natura della visita stessa. Non mi risulta che le ascelle siano cruciali nella diagnosi di un nefrologo.

Ho un grande rispetto, come ho scritto altrove, per la philia e per l’amicizia; trovo nauseabonda la piaggeria e, in ogni caso, Amicus Plato sed magis amica veritas. Un motto che nella città fantasma, però, si svuota di significato.

* insegnante di storia e filosofia, musicologo

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