Messina multietnica: la comunità cattolica filippina festeggia San Lorenzo Ruiz

di Frà Giuseppe Maggiore – Vi è mai capitato di andare in un luogo e avere la sensazione di essere in un altro? Mi spiego meglio. Vi è mai capitato di andare per esempio in una delle isole Eolie e credere di stare in un’isola esotica?

Più o meno è ciò che è successo a me.

Sono stato invitato dal Diacono Santino Tornesi, Direttore dell’Ufficio Migrantes della Diocesi di Messina, a partecipare alla Celebrazione organizzata dalla Comunità Cattolica Filippina che risiede a Messina, in occasione della festa del primo santo filippino San Lorenzo Ruiz.  Santo che non conoscevo, ma a quanto pare i filippini sono molto devoti a questo catechista che muore nel 1637 in Giappone insieme ad altri missionari laici, religiosi e sacerdoti, dopo vari tormenti e torture. Viene canonizzato nel 1987 da San Giovanni Paolo II.

Entrando nella chiesa delle suore di Colle Reale vedo che mi vengono incontro un gruppo di signore, uomini e giovani che con un gran sorriso mi danno il benvenuto e fin qui diciamo che siamo nella normalità o quasi, perché nelle comunità nostre raramente diamo il benvenuto ad un ospite. Ho pensato l’avessero fatto con me perché sono frate, ma mi sono sbagliato,  perché dopo una manciata di secondi sono arrivati due ragazzi africani che hanno ricevuto la stessa accoglienza.  Ho pensato lo facessero con gli africani perché sono degli immigrati, mi mi sono sbagliato nuovamente, perché la stessa gioia dell’accoglienza l’hanno donata a tutti.

Ci avviamo tutti insieme verso un cortile interno quando ad un certo punto ecco arrivare Monsignor Giovanni Accolla, Arcivescovo di Messina accolto con gli stessi sorrisi e con lo stesso stile fraterno con cui avevano accolto gli altri ospiti. Una donna piccoletta si avvicina e fa passare sul capo del Vescovo una ghirlanda di fiori gialli che scivola sul collo e si va a posare sulla camicia del prelato.

Inizia la celebrazione ed è proprio qui che sia io che gli altri italiani presenti ci siamo sentiti catapultati in una terra di missione. Una comunità intera che cantava, che celebrava all’unisono, che trasmetteva la gioia e nello stesso tempo la certezza di essere davvero Chiesa attorno al Capo che è Cristo presente sull’altare ma soprattutto in quelle persone. Persone di tutte le età appartenenti ad una comunità viva che ci stava testimoniando in quella piccola terra di missione che Cristo è Risorto.

Ogni tanto mi giravo per guardare quei fratelli con gli occhi un po’ a mandorla e li vedevo col sorriso fra le labbra, pieni di gioia e gratitudine.

Lo scambio della pace è stato meraviglioso. Non so a voi, ma a me capita spesso nello scambio della pace di incontrare mani rigide, fredde e distaccate, occhi indifferenti, calati verso il suolo e tristi. A Collereale, nella chiesa dei fratelli filippini, gli occhi si incrociavano, gli sguardi annunciavano serenità e gioia,  le mani erano calde e stringevano la mia tanto da farmi sentire voluto bene.

Che meraviglia la terra di missione!

Finita la messa normalmente i sacerdoti vanno in sacrestia… normalmente. In questa chiesa normalmente dopo la messa si prega per chi durante la settimana ricorda un anniversario, un compleanno o una ricorrenza.  Il Vescovo che stava andando in sacrestia, visti tutti pronti attorno all’altare per farsi fotografare, togliendosi la mitria e consegnando il pastorale al suo segretario, ha raggiunto il gruppo in un clima familiare di festa, sottoponendosi di buon grado agli innumerevoli telefonini che confermavano, scatto dopo scatto, la gratitudine per la presenza del Pastore della Chiesa Messinese.

Da noi dopo la celebrazione tutti tornano a casa a far festa in famiglia, in missione la famiglia è la comunità. Entriamo in un salone e la squadra della cucina con un’immensità di cibo naturalmente filippino ci accoglie invitandoci a gustare quel ben di Dio.

Dopo pranzo tutti nel salone, la festa continua. Canti, balli tipici del loro Paese e balli moderni eseguiti dai ragazzi: giovani e meno giovani con molta naturalezza ballavano e facevano ballare i loro nipotini.

Alla fine Mons. Accola ha voluto ringraziare nuovamente tutta la comunità filippina per la vera testimonianza di fede, di famiglia e di Chiesa che ci hanno trasmesso.

Negli ultimi mesi si parla di immigrazione come se fosse qualcosa di negativo, da evitare. Molti non sanno che a Messina ci sono 3900 srilankesi e 2400 filippini  e che sono abbastanza integrati e che sono seguiti da sacerdoti del loro Paese, oltre che essere seguiti dalla Chiesa Messinese nella figura di Santino Tornesi e degli altri suoi collaboratori dell’ufficio Migrantes e naturalmente dalla Caritas Diocesana. Forse non si riesce a capire la grande ricchezza che sono per il nostro Paese che amano e rispettano.

Non possiamo non menzionare Padre Ferico, sacerdote rogazionista che segue i suoi connazionali con vero spirito di abnegazione. Anche a lui un grazie per la bella testimonianza di famiglia che la comunità filippina ci trasmette e se la comunità e’ piena di giovani ben inseriti e grazie anche alla sua opera.

Attraversando nuovamente Messina per tornamene in convento, mi sono imbattuto in alcune persone che uscivano dalla chiesa, ho rallentato per vedere i loro volti. E non erano i volti della missione che avevo appena lasciato.

 

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it