Migranti, cardinale Montenegro: “No a ping pong Ue su pelle esseri umani”

“Stiamo assistendo a una sceneggiata, gente che continua a discutere su chi deve decidere e nel frattempo degli uomini sono in mare. E’ possibile che le parole debbano diventare un peso per queste persone tanto da farle affogare? Bisognerà che qualcuno riprenda in mano la situazione e trovi una soluzione”.

L’arcivescovo di Agrigento, il cardinale Francesco Montenegro, interviene sulla vicenda delle due navi Sea Watch e Sea Eye con a bordo 49 migranti da giorni in mezzo al mare senza che nessuno Stato dia il via libera allo sbarco. Una situazione che peggiora di giorno in giorno, tanto che si registrano a bordo i segni della disperazione: i naufraghi rifiutano di mangiare, non capiscono perchè non possono scendere dalla nave.

Una vicenda che ha visto anche l’intervento del Papa che durante l’Angelus si è rivolto ai leader europei per lanciare un “accorato appello” perché “dimostrino concreta solidarietà nei confronti di queste persone”.

“Non mi meraviglio che il Pontefice continui a insistere su questo argomento perché ritengo che come credente non possa non dire quello che dice – spiega il cardinale Montenegro -. Al tempo stesso non mi stupisco neppure del fatto che Salvini insista sulla sua posizione, una posizione, però, che non capisco. E’ vero: alle leggi bisogna obbedire, ma non è detto che le leggi siano sempre tutte buone. Occorre tener a mente che di mezzo c’è la vita di esseri umani”.

Non manca nelle parole dell’arcivescovo la critica all‘Europa.

“E’ stata ed è assente – dice -, lo sappiamo e lo abbiamo visto, ma giocare a ping pong mentre della gente rischia di morire assolutamente non lo capisco”.

Nei giorni scorsi l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, ha annunciato la disponibilità della Chiesa torinese ad accogliere alcune delle famiglie che si trovano a bordo delle due navi.

“La Chiesa – dice ancora Montenegro -, non può non farlo, non può scegliere se accogliere o meno questi disperati perché in forza del Vangelo, che è la sua legge, è obbligata ad aiutare”.

Già questa estate la Chiesa era intervenuta durante lo stallo nella vicenda della Diciotti, anche se i più critici puntano il dito sul fatto che i richiedenti asilo fatti scendere dalla nave e accolti dalla Cei sono scomparsi.

“I migranti dicono spesso che l’Italia per loro è un luogo di passaggio – avverte il presule – e che vogliono andare via per ricongiungersi con i loro familiari. Se chi ho aiutato preferisce seguire un’altra strada questo non può essere affare della Chiesa. Accoglienza non significa solo tirarli fuori dall’acqua del mare e condurli a terra, accoglienza significa aiutarli a trovare la soluzione migliore per loro”.

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