Nadia Terranova, “Omero è stato qui”: i mitici racconti dello Stretto per grandi e piccini

Di Clarissa Comunale – È in lizza per il Premio Strega con il bellissimo romanzo Addio Fantasmi, Nadia Terranova incanta ancora i suoi lettori, ritornando ai più piccini, con l’ultima pubblicazione Omero è stato qui, edito Bompiani, con le illustrazioni di Vanna Vinci.
Gioca con i ricordi la Terranova che ci restituisce la sua infanzia e la mitologia dello Stretto più antica: quella trasmessa con il racconto orale; ed è di Omero, infatti, che l’autrice rimane ammaliata. Dalle controversie per le origini e la veridicità dell’autore dell’Odissea, l’arte aedica dona il suo fascino per il carattere di trasmissibilità legata all’oralità. Ma Nadia Terranova compie un’operazione più profonda, ovvero è capace di restituire allo Stretto, lambito dalle terre siciliane di Messina e di quelle calabresi di Reggio Calabria, la nostra identità che è frutto di differenza, risultato complesso di un mix di culture e genti tutte diverse tra loro. Quel mare, che impetuoso mischia le correnti dello Jonio e del Tirreno, è incontro, scontro, culla, canto. È il luogo in cui si immergono i ricordi, in cui si racconta il passato, in cui si vive e si vince la paura.

“Ho sempre saputo di essere siciliana – scrive la Terranova – e dunque greca, araba, normanna e figlia di mille popoli che nei millenni hanno attraversato la mia terra. Ho sempre saputo di essere cresciuta in un luogo ricostruito dopo un grave terremoto e un maremoto, dunque pieno di fantasmi che non se ne volevano andare: casa mia è anche casa loro. Ho sempre saputo di vivere in un luogo magico: la punta di un triangolo che si allunga per toccare la punta di uno stivale. Sembra un posto come tanti altri, lo Stretto di mare fra Messina e Reggio Calabria, e invece è unico, è un territorio incantato e mitologico […]. Io sono stata una bambina su quelle sponde: i miti e le leggendo che lì ho respirato sono state le mie favole dell’infanzia. Le avevo dentro come l’aria, l’acqua e l’immaginazione” (pp. 9-10).

Sono racconti mitici, ove magia e mistero si intrecciano, tessuti da Nadia Terranova con l’intento di “giocare sul serio e studiare giocosamente”, riportando le versioni a lei giunte così come la sua famiglia le ha tramandate: dalla storia delle “ragazze pericolose” Scilla e Cariddi, all’esempio dell’amore tra gli opposti di Mata e Grifone, dalla protezione della fata Morgana per il re Artù, al coraggio femminile di Dina e Clarenza, fino all’incredibile coraggio di Cola Pesce e le tre versioni della nascita di Capo Peloro, per concludere con i fantasmi che si aggirano per la città di Messina dal terremoto del 1908. Ma è Omero che tiene le fila, quel misterioso Omero che, esistito o no, chiude il cerchio dell’infanzia della Terranova con l’impresa delle sirene aggirate da Ulisse, e restituisce con la mitologia il senso del luogo magico che tutti i giorni ammiriamo, “perché le storie – conclude l’autrice – non si leggono mai una volta sola, si attraversano per tutta la vita, e alcune sono lì da sempre, a disposizione di chi vuole ascoltarle, raccontarle, assumerle su di sé” (p. 54). Un libro, dunque, non solo per i più piccoli, che offre un viaggio di continuo andata e ritorno, di ritrovamento e svelamento di ricordi ed emozioni.

Nadia Terranova è nata a Messina. Ha esordito nella narrativa per adulti con Gli anni al contrario (Einaudi Stile Libero 2015), seguito da Addio Fantasmi (2018). Fra i suoi lavori per bambini e ragazzi Bruno il bambino che imparò a volare (Orecchio Acerbò, 2012), Le nuvole per terra (Einaudi Ragazzi, 2015) e Casca il mondo (Mondadori, 2016).

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