Don Ciotti a Santa Lucia, “la Memoria deve essere viva”

di Michele Bruno – Messina, 11 Febbraio 2020. Si avvicina il prossimo 21 Marzo, XXV giornata della Memoria e dell’Impegno in cui si ricordano le vittime innocenti delle Mafie, diventata ormai un appuntamento di grande importanza per la coscienza del nostro Paese, per la prima volta lanciata da Libera, rete nazionale che collega tra loro tutte le associazioni, sindacati, persone e realtà sociali, civili e religiose che riconoscono il valore della lotta alla mafia e cercano in questo modo di dare un supporto all’emancipazione dei territori e delle persone dalla criminalità.

Ieri sera, ad un incontro iniziato a partire dalle 18, alla scuola Giuseppe Catalfamo di Santa Lucia sopra Contesse, è stato presente Don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera. E’ stato accolto non soltanto da Tiziana Tracuzzi e Aldo Liparoti, referenti di Libera a Messina e dal Dirigente scolastico che ha dato la disponibilità del plesso, ma anche dalle tante associazioni, sindacati e realtà che ne fanno parte, e da molti messinesi giunti per ascoltarlo. L’incontro era infatti rivolto soprattutto ad associazioni e cittadini.

Tiziana Tracuzzi ha ricordato infatti che quello di ieri sera si inserisce in una serie di incontri, tra quelli già avvenuti oggi ed altri nei prossimi giorni, anche a Milazzo e Capo d’Orlando. Nella sua premessa ha potuto tracciare con emozione e orgoglio i circa 9 anni, dal Settembre 2011, che hanno visto nascere e svilupparsi la realtà locale di Libera e ha ricordato il 22 Febbraio 2014, data in cui al Salone degli Specchi della Provincia si è ufficialmente costituito il Presidio dedicato a Nino e Ida Agostino.

Aldo Liparoti ha analizzato il fenomeno mafioso a Messina a partire dai due aggettivi opposti “ babbu” e “spertu”, appartenenti al dialetto Messinese. Se Messina è detta la città babba, cioè stupida e ingenua, tranquilla, perché la Mafia qui non è eclatante, non fa esplodere bombe, non ne è comunque meno condizionata. Essa è presente nei “villaggi”, non luoghi idilliaci ed elegiaci come un non messinese potrebbe pensare, ma periferie degradate, segnate dal disagio sociale e di conseguenza dalla presenza di famiglie mafiose che vi si infiltrano e che trasformano i giovani dei quartieri in corrieri della droga. Oltre al mercato della droga, la mafia è presente anche nell’Università, definita in passato Verminaio, e dominata dalla presenza della ‘ndrangheta.

Don Ciotti nel suo intervento è partito dall’importanza della Memoria e della Giornata del 21 Marzo. La Memoria deve essere viva, deve fondersi con l’azione, non può essere semplice celebrazione. Agire infatti significa per Don Ciotti essere nelle strade, tra chi rischia di cadere nelle mani della Mafia, ed ascoltare le vittime, ma anche chi è stato dall’altra parte, perché si possa ricondurli alla responsabilità dei fatti commessi.

Uno dei passaggi più toccanti è quando dice “la fragilità è la condizione umana, saperlo ci rende forti, una società forte la accoglie.” Con questo fa capire come quella nostra sia una società debole, che non accetta le fragilità proprie e degli altri, per questo crea muri e ghettizza migranti, poveri e diversi. La fragilità deriva soprattutto dai molti mali che affliggono il nostro Paese: Corruzione, Povertà, Ignoranza… Nella povertà cresce la criminalità: “il 20% delle persone più ricche d’Italia detiene il 72% della ricchezza mondiale” dice il fondatore di Libera. E’ un dato allarmante. Per Don Ciotti si tratta di “ingiustizie, non disuguaglianze”. In ciò si inserisce il grave problema dalla scarsa diffusione della cultura e quello dell’analfabetismo di ritorno, e la necessità di uno Stato che supporti le scuole.

Ha concluso con le bellissime parole del tema d’esame della giovane Rita Atria, toltasi la vita in seguito alla morte del giudice Paolo Borsellino, cui si era molto legata e che l’aveva strappata alla Mafia: “L’unica speranza è non arrendersi mai … Forse non esisterà mai una società onesta, ma che costa sognare?…”, e quelle sul suo diario “Prima di combattere la mafia devi farti un esame di coscienza, devi sconfiggere la mafia che è dentro di te. La mafia siamo noi, il nostro modo sbagliato di comportarci.”

Qui la diretta integrale dell’incontro:

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