Cassa integrazione, Regione: si dimette capo Dipartimento Lavoro, per Sindaco di Messina e M5S non basta

di Michele Bruno – Il dirigente generale dell’assessorato regionale del Lavoro, Giovanni Vindigni, ha rassegnato le dimissioni dalla carica. La decisione è arrivata dopo un colloquio riservato con il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, che, d’intesa con l’assessore Antonio Scavone, le ha accolte. Su proposta dello stesso assessore, la Giunta, riunitasi nel primo pomeriggio, ha affidato l’incarico ad interim al ragioniere generale Giovanni Bologna, che si è già insediato.

«Il dottore Vindigni – ha sottolineato Musumeci – è persona perbene, trovatasi, suo malgrado, al centro di una vicenda – quella dei ritardi nelle pratiche per la cassa integrazione – sulla quale occorrerà fare chiarezza. Per questa ragione con l’assessore Scavone abbiamo avviato un’indagine interna e stiamo verificando, al tempo stesso, la quantità e la qualità del lavoro prodotto in questi dieci giorni dai dipendenti collocati in “lavoro agile”. Domattina, intanto, alle 10.30, il governatore e l’assessore Scavone terranno una conferenza stampa a Palazzo d’Orleans per fare il punto sui temi della cassa integrazione e sulle risorse ai Comuni destinate all’assistenza alimentare delle famiglie disagiate.

Il Sindaco di Messina, Cateno De Luca, venuto a conoscenza della notizia, il quale aveva già espresso la volontà di occupare l’Assessorato Regionale del Lavoro, a seguito della notizia diffusasi in questi giorni di una richiesta da parte dei sindacati della somma di 10 euro da corrispondere ai dipendenti per ogni pratica in più analizzata per la Cassa integrazione in deroga, ha commentato

“Il Governo Musumeci offre così un agnello sacrificale nel tentativo di placare lo sdegno e le proteste dei lavoratori interessati ai benefici di legge. Mi spiace ma non basta. La migliore risposta da dare è quella di esitare in tempi rapidissimi le pratiche ancora ferme. La gente ha bisogno di avere il necessario per sopravvivere e non la testa di qualche dirigente. Confermo che se entro pochi giorni non si sbloccherà la situazione, la settimana prossima sarò a Palermo per occupare l’Assessorato e suggerire le soluzioni per porre fine a questo scandaloso caso di mala burocrazia”.

 M5S si spinge oltre “basta Scavone deve andare via”. Il gruppo parlamentare M5S all’Ars chiede la rimozione  di Antonio Scavone, assessore della Famiglia, delle Politiche sociali e del Lavoro e lo fa con una mozione di censura che è stata oggi annunciata in aula dal deputato Antonio De Luca, per spingere Musumeci a rimuovere l’esponente del suo governo, “rivelatosi palesemente inadeguato al ruolo”.
A Scavone i deputati 5 stelle contestano, in primis,  la gestione, per loro “intollerabile” degli ammortizzatori sociali straordinari, con “ritardi inaccettabili” nella lavorazione delle pratiche di migliaia di lavoratori, ormai con l’acqua alla gola.
“Ogni giorno che passa – affermano  i deputati – l’angoscia di migliaia di famiglie cresce fino al limite dell’esasperazione. Per chi vive di un solo stipendio, azzerato dall’emergenza Covid, è un dramma.  Sui ritardi della cassa integrazione nei giorni scorsi avevamo lanciato l’allarme e  Scavone non ha fatto altro che cercare di minimizzare quanto stava accadendo. Secondo dati  aggiornati al 4 maggio erano appena 4526 le domande di cassa integrazione in deroga che la Regione Siciliana aveva trasmesso all’Inps a fronte di 40.190 pratiche che riguardano quasi 150 mila lavoratori. Una percentuale ridicola, un fatto inaccettabile e incomprensibile a 40 giorni dalla conclusione dell’accordo sindacale. La Sicilia è stata, cronologicamente, la diciottesima regione italiana a inviare i flussi, con un immotivato e notevole ritardo. Le giustificazioni addotte e le informazioni fornite da Scavone sono apparse insufficienti e contraddittorie”.
Le dimissioni del direttore generale dell’assessorato – continuano i deputati – hanno il retrogusto amaro di chi si accinge a chiudere la stalla quando i buoi sono in grandissima parte scappati.  Molto prima  ci si doveva muovere per risparmiare ai siciliani indicibili sofferenze”.
Gravi anche le contestazioni dei deputati 5 stelle sul fonte centri per l’impiego (dove ancora non sono stati indetti i concorsi per il potenziamento di queste strutture  che dovrebbero portare all’assunzione, entro il 2021, di 1135 tra istruttori e funzionari a tempo indeterminato) e sul fronte della ormai annosa questione della riforma degli istituti di assistenza e beneficienza “dove – dicono i parlamentari 5 stelle – si registra un immobilismo ai limiti dell’ostruzionismo, malgrado le proposte di legge depositate presso l’Assemblea Regionale Siciliana, sia di iniziativa parlamentare, che di iniziativa governativa. Questo immobilismo  ha determinato, non solo seri disagi nei confronti dei dipendenti, a quali non sono corrisposti stipendi fino a 15 mensilità, ma anche l’impossibilità di utilizzare il capitale umano disponibile e le strutture esistenti, a sostegno del Sistema Sanitario Regionale nell’ambito della pandemia in corso”.

 

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