Ordinanze anti-movida, lettera-appello di un giovane commerciante messinese della distribuzione ” così saremo costretti a chiudere”

di Michele Bruno – In questi giorni sono state diverse le critiche giunte all’amministrazione comunale del Sindaco di Messina, Cateno De Luca, a riguardo delle ordinanze definite anti-movida, firmate, in assenza, dal Vice Sindaco Salvatore Mondello, arrivate in seguito a un incontro (clicca qui) tra il Prefetto Maria Carmela Librizzi e, tra gli altri, i Sindaci del messinese, e l’assessore Dafne Musolino a rappresentanza di MessinaLo scopo ricercato dalla Giunta messinese è quello di evitare la creazione di assembramenti e quindi una nuova diffusione del contagio a seguito della ripartenza delle attività commerciali e della possibilità di tornare a muoversi e spostarsi in città, in questa Fase 3 dell’emergenza Covid 19. Nel mirino sono le attività di vendita e somministrazione di alcolici, considerate rischiose da questo punto di vista, e a maggior ragione dopo alcuni casi di cronaca che hanno coinvolto minorenni (vedi qui e qui).
Molti hanno però fatto notare al Vice Sindaco che queste restrizioni potrebbero avere un effetto negativo sul settore dei commerci, e delle attività di bar, ristorazione e distribuzione di bevande, tra i più danneggiati economicamente dalla necessaria quarantena. Tra questi l’intervento del consigliere comunale di Libera Me, Alessandro Russo, gruppo vicino al Partito Democratico, e gli attivisti del movimento di centro-destra Vento dello Stretto. Si tratta quindi di critiche trasversali, nei confronti di quelle che vengono definite ordinanze “proibizioniste”.

Ad esempio, il consigliere Russo, ritiene che, se “l’intenzione dell’ordinanza è quella di impedire ai minori o a chiunque di comprare bibite alcoliche nelle ore serali, il divieto è facilmente aggirabile, provvedendosi con acquisti precedenti nell’arco della giornata, presso bar, supermercati e altre attività commerciali: non ultimi, i dispenser operativi h24 che, in pieno centro, distribuiscono birre e alcolici durante il resto della giornata”.

Inoltre aggiungeva che “per moltissime attività estive, quali i lidi” la chiusura delle attività  all’1.30 rappresenta “un orario eccessivamente restrittivo per consentire lo svolgimento delle attività d’impresa”, arrivando alla conclusione che “se l’intenzione dell’ordinanza, anche in questo caso, è volta a evitare il disturbo della quiete, la soluzione più opportuna sarebbe quella di obbligare a ridurre i decibel delle emissioni musicali”.

Russo ricordava che “ai minorenni nessuno può vendere birre o vino“. Per evitare che gli alcolici possano essere somministrati ai minori, si diceva convinto che bisogna chiedere “ai commercianti di fare rispettare questo divieto, magari chiedendo l’esibizione dei documenti all’atto della vendita”.

“Il vero, essenziale punto del rischio di contagio – concludeva Russo – è derivante dal mancato rispetto delle norme anti assembramento e di distanziamento fisico: sono questi i rischi di diffusione del contagio, certamente non gli orari di vendita delle birre in città. E’ sulla rigida osservanza di queste norme, piuttosto, che l’Amministrazione dovrebbe essere attenta (mascherine, vicinanza fisica, assembramenti, norme igieniche…).

Se però qualcuno potrebbe ritenere che, mosse da avversari politici del Sindaco, queste rimostranze possano essere strumentali, sicuramente non può essere contraccambiata dal silenzio la richiesta di un giovane imprenditore messinese della distribuzione, che, colto dal timore di essere ulteriormente danneggiato da queste misure, e come lui altri colleghi appartenenti alla stessa categoria, ha scritto una lettera-appello indirizzata all’Amministrazione Comunale, “nella speranza – come da lui stesso scritto a conclusione – che questo grido di aiuto possa essere accolto”:

“Sono un imprenditore messinese di 30 anni – esordisce il ragazzo – che ha avuto la fortuna, a seguito di tanti sacrifici familiari, di mettere in piedi un’impresa e di continuare a farla crescere, grazie a progetti sempre più dinamici e ambiziosi che sono mossi dalla volontà di lavorare nella mia città, Messina.

Purtroppo oggi l’amministrazione di questa città – prosegue – piuttosto che stimolare noi giovani a crescere, investire e poter vivere nel posto dove siamo nati e che amiamo, ci sta spingendo sempre di più ad andare via.

Le ultime Ordinanze (nello specifico la n.187 del 12 giugno 2020 e la n. 189 del 18 giugno 2020) – spiega – hanno messo in ginocchio tante attività, come i miei negozi di distribuzione automatici, e li porteranno inevitabilmente alla chiusura dopo numerosi sacrifici e investimenti.

Le due Ordinanze sopracitate tendono da un lato, a favorire i locali di grandi dimensioni, dotati di aree esterne e/o posti a sedere e dall’altro, discriminano ed impediscono ai locali più piccoli, come i miei – o comunque quelli a gestione familiare – di lavorare.

Le Ordinanze in questione vietano ai gestori di distributori automatici, come il sottoscritto, di vendere alcolici dalle ore 20 alle ore 8 (precedentemente dalle ore 19 alle ore 8), di fatto danneggiano e penalizzano le piccole imprese che, nello specifico, non essendo dotate ad esempio di aree all’aperto con posti a sedere sono impossibilitati a vendere alcolici e di conseguenza vedranno diminuire il proprio fatturato almeno dell’80%.

Inoltre, secondo la mia personale opinione – chiarisce – vietare il consumo di alcolici sul suolo pubblico porta inevitabilmente ad un assembramento all’interno dei locali; al contrario, favorendo l’asporto, le persone potrebbero disperdersi nelle vie e nelle piazze della nostra città, rispettando il distanziamento sociale che la Legge prevede.

L’Amministrazione, infatti – ritiene il giovane commerciante – dovrebbe aumentare i controlli da parte delle Forze dell’Ordine ed installare i cestini di raccolta differenziata nelle aree salienti della Movida. Di questi ultimi attualmente la città ne è totalmente sprovvista e siamo noi commercianti a dover offrire ai clienti la possibilità di gettare le lattine o le bottiglie una volta consumate.

A tal proposito, ci tengo a rendere noto che nelle ultime cinque settimane Messina Servizi, nelle notti tra sabato e domenica, non ha effettuato nessuna pulizia dei marciapiedi, neanche in una zona nevralgica come la Via Primo Settembre, dove, invece, durante il periodo di Lockdown la stessa manteneva pulite le strade dai rifiuti che venivano abbandonati dai consumatori di tutti i locali.

A questo punto mi chiedo – ipotizza – se tutto questo non sia pianificato per far ricadere la responsabilità sui gestori dei locali, giustificando l’entrata in vigore di certe ordinanze.

L’ultima ordinanza (n. 189 del 18 giugno 2020) appare fortemente discriminatoria nei confronti del Nostro settore, portando di conseguenza un danno economico non quantificabile.

L’attività di distribuzione automatica h24 – spiega ancora – nasce con l’intento di dare al cliente la possibilità di acquistare autonomamente prodotti, come ad esempio la birra, inserendo la Tessera Sanitaria ai fini della verifica della maggiore età, e di scegliere di consumarli ove si ritenga più opportuno.

Alla luce del danno già subito nei mesi scorsi a causa del Lockdown mi auspico che il Vicesindaco Mondello e l’Assessore Musolino possano rendersi conto che il proibizionismo che si sta facendo nelle ultime settimane porterà inevitabilmente alla chiusura di numerose attività della nostra città. Pertanto vorrei che la Nostra Categoria venisse presa in considerazione, al pari delle altre e che il divieto che ci è stato imposto venga rimosso dal momento che per Noi rappresenta un vero e proprio “divieto a lavorare” per i motivi che sopra ho esposto.

E’ necessario che l’Amministrazione, nell’emettere Ordinanze – conclude – tenga conto di TUTTE le realtà che operano nell’economia della nostra città, che sono fra loro ben diverse ma che meritano tutte la medesima tutela”.

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