Intervista esclusiva a Capezzone sul Governo: “Troppo concentrati su se stessi per volgere uno sguardo al Paese”

di Salvatore Di Bartolo – Dopo la tanto attesa verifica di maggioranza in Parlamento, gli italiani sono letteralmente divisi tra chi crede che l’esecutivo giallorosso abbia dimostrato di avere i numeri per poter portare avanti il mandato e chi, invece, ritiene che Giuseppe Conte debba salire al colle a rassegnare le proprie dimissioni da presidente del consiglio.

Per approfondire l’intricata questione, che mette al palo il paese in uno dei più momenti più delicati della sua storia,  noi di Messina Ora, abbiamo chiesto il parere di uno dei più noti ed accreditati osservatori politici, Daniele Capezzone. Giornalista, opinionista e saggista, Capezzone ha lasciato l’arena politica nel 2018 dopo essere stato per due volte deputato ed aver presieduto la Commissione attività produttive (2006 – 2007) e la Commissione Finanze (2013 – 2015). Nel corso della sua carriera politica Capezzone ha inoltre ricoperto, tra l’altro, il ruolo di segretario nazionale dei Radicali Italiani (2001 – 2005) e di portavoce dapprima di Forza Italia e successivamente del neonato Pdl. Attualmente scrive per il quotidiano La Verità (per cui cura anche la rassegna online LaVeritaAlleSette) e per il magazine Atlantico. In tv appare come commentatore in diversi programmi Mediaset di successo. Atlantista, liberale classico, detesta il politicamente corretto.  Ha recentemente pubblicato per Piemme il libro “Likecrazia”.

All’indomani della verifica di maggioranza in Parlamento, come ne esce l’esecutivo giallorosso? “Fragile nella sostanza e impresentabile sul piano dell’immagine. Ciò che è accaduto in Parlamento (e che accadrà ancora: il calciomercato politico è più che mai aperto) è purtroppo legittimo sul piano formale. Ma, se dalla forma si passa alla sostanza, resta un esecutivo debolissimo, del tutto inadeguato ai drammi economici a cui assisteremo in questo 2021, tra fallimenti e licenziamenti. Pensano di affrontare l’anno più difficile della Repubblica incerottati in questo modo?”

Nelle ultime ore abbiamo assistito all’ennesima metamorfosi grillina. Ma cosa resta oggi del movimento che doveva “rottamare” la casta? “Mi piace considerarli un ‘Ncd allargato’. Sono ormai ridotti così, sia pure con qualche punto percentuale in più: un’Armata Brancaleone che esiste solo in funzione della conservazione di posti in Parlamento e al governo. Inutile dire che saranno spazzati via quando si voterà: per questo, come Bertoldo, non trovano mai l’albero giusto…”

Veniamo adesso al vero rottamatore, Matteo Renzi. Negli ultimi giorni su di lui sono piovute critiche sia da destra che da sinistra, ciononostante Conte è ancora al suo posto. È stato rottamato anche lui o esistono altre logiche dietro un’operazione per molti ancora del tutto incomprensibile? Renzi è stato, purtroppo per lui, il papà di questo connubio tra Pd e grillini, e che ora lo denunci appare una presa di coscienza fuori tempo massimo. Dopo di che, non ho capito la logica ambigua dell’astensione: sarebbe stato più chiaro un netto voto contrario, dopo le contestazioni che Renzi ha rivolto a Conte in Aula. Obietteranno alcuni: ma così avrebbe perso alcuni parlamentari. E allora però vuol dire che la sua operazione politica rimane carica di zavorre e ambiguità non risolvibili”

Nel 2010 Lei era portavoce del Pdl. In occasione di una mozione di sfiducia, i senatori Razzi e Scilipoti di Italia dei valori furono bollati come “venduti” per aver votato la fiducia al governo Berlusconi. Oggi invece si parla di responsabili, volenterosi, costruttori. Cos’è cambiato rispetto ad allora? “Premesso che tutte le operazioni di quel tipo, chiunque ne benefici pro tempore, sono mosse politiche in perdita, che denotano fragilità e fanno incamminare i governi sulla via del tramonto (dietro l’apparente transitoria salvezza), è evidente il doppio standard. Se qualcuno si muove da sinistra verso destra, come Razzi e Scilipoti, diventa subito un reietto, un paria, un intoccabile in negativo. Se qualcun altro, a parità di folklore, fa il percorso opposto, è già in odore di santità…”

A proposito di responsabili, cosa pensa riguardo la decisione del senatore Psi Nencini di votare la fiducia a Conte nel giorno del ricordo di Bettino Craxi? “Non occorre scomodare la memoria di Craxi per bollare queste operazioni di oggi come opportunistiche, senza visione, di pura subalternità. E anche i tempi ‘in extremis’ della votazione in Aula, al di là delle intenzioni di Nencini e del governo, trasmettono oggettivamente un’idea di trattativa al ribasso…”

Quanto durerà questo governo secondo Daniele Capezzone? “Il ‘quanto tempo’ è imprevedibile: il governo può subire un incidente anche molto presto (la prossima settimana sulla giustizia) o invece trascinarsi in una lunga agonia. Ma in entrambi i casi balza agli occhi l’inadeguatezza di questa formula politica rispetto alle sfide di questi mesi. Ma nel palazzo sono troppo concentrati su se stessi per volgere uno sguardo al paese, mi pare”.

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