MessinaAccomuna su Atm e “la faccia tosta” del sindaco De Luca: “ha fatto fallire un’azienda che era rinata”

Il movimento civico MessinAccomuna interviene dopo l’ultima uscita del sindaco che su Atm ha tralasciato di dire che le due sentenze con cui si riconoscono circa 11 milioni che la Regione deve ad Atm Messina per le differenze chilometriche dal 2012 al 2016 , e quindi per gli anni a seguire, sono il frutto di un contenzioso intrapreso dall’ex DG Foti durante l’amministrazione Accorinti.

Inevitabile il commento del movimento a cui partecipano anche ex amministratori che ben conoscono la vicenda. Ecco cosa scrivono:

A ciascuno il suo. Ad Accorinti e all’ATM di Foti il merito di una battaglia di giustizia che attesta la salute finanziaria strutturale della “vecchia” ATM mandata al macero da De Luca; a quest’ultimo il riconoscimento della più impunita faccia tosta che si sia mai vista sul palcoscenico della politica messinese.

Era il 2016 quando, dopo alcuni tira e molla col governo Crocetta, l’amministrazione Accorinti passava alle vie di fatto per rivendicare il giusto compenso per i chilometri percorsi dagli autobus. Scandalosamente, infatti, la Regione riconosceva a Messina un contributo chilometrico più basso rispetto a Palermo e Catania. Con quei soldi (dovuti), con la revisione del piano di riequilibrio del Comune e con una sana gestione della massa debitoria l’azienda sarebbe stata risanata.

De Luca e la sua corte, appena insediati, anziché sostenere questa causa la osteggiarono. Confondendo debiti e perdite chiesero alla Regione la “liquidazione coatta amministrativa” di ATM (a 15 mesi dalla richiesta – informulabile, come a suo tempo chiarito da messinAccomuna – non si ha notizia di risposta); De Luca e Campagna giurarono ai sindacati, al Consiglio Comunale e alla città che i soldi dovuti non sarebbero mai arrivati o che sarebbero stati inutili.

Ieri, l’ultimo show: il guitto e la sua “spalla” spiegano che, ben due anni e mezzo dopo le sentenze, si sta facendo un emendamento (senza copertura finanziaria) per chiedere alla Regione 6 milioni in più per ATM. Ovviamente senza chiedere scusa, senza riconoscere il madornale errore di valutazione, che appare in realtà voluto per chiudere un’azienda di fatto gestibile, con possibile danno ai creditori. Anzi, vantando a sé un merito di altri e domandando: “mi chiedo e vi chiedo chi c’era prima cosa ha fatto?”

Semplice: ha risuscitato il servizio di trasporto pubblico (da 14-15 autobus al giorno e 4 vetture del tram in servizio a Messina a 100 mezzi, compresi i bus elettrici), ha fatto valere i diritti di ATM e Comune, ha ricostruito la solidità finanziaria dell’azienda, ha lasciato in eredità un servizio di trasporto che univa le periferie al centro in modo efficiente e apprezzatissimo, con servizi innovativi (es.: il “Bus for ME” per i trasferimenti notturni dei giovani nella riviera Nord). Chi c’è adesso ha smantellato il sistema del trasporto penalizzando i villaggi (in compenso ha aumentato le tariffe e i parcheggi), ha mortificato le professionalità dell’azienda, ha licenziato i lavoratori interinali dichiarando illegittima la loro assunzione (salvo rifare subito nuove assunzioni interinali), ha “descritto una situazione pesante perché era strumentale a raggiungere lo scopo” (virgolettato da una conferenza stampa di De Luca del 24 novembre 2018), ha fatto fallire un’azienda che era rinata. E, al colmo della faccia tosta, ha dichiarato che i soldi oggi rivendicati erano un’illusione.

È sotto gli occhi di tutti l’infondatezza di quanto all’epoca sostenuto dal Sindaco. Appropriarsi di meriti non suoi è uno sport in cui De Luca eccelle. Ma i fatti sono fatti, le sentenze sono sentenze e quanto detto due anni e mezzo fa è scritto nero su bianco. Un po’ di sana autocritica sarebbe prova di onestà intellettuale. Sarà per questo che da qualche tempo non accade più?

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