Centro Nemo Sud, politica, sindacati e cittadini si mobilitano per salvarlo

di Michele Bruno – Il Centro Nemo Sud di Messina, che si occupa del trattamento di persone che soffrono di malattie neuromuscolari, rischia di chiudere il 30 Giugno prossimo, a causa di un mancato accordo tra la Regione Sicilia e la Fondazione Aurora che lo gestisce da anni. Sembrava tutto fatto giorni fa, era stata individuata una nuova sede, non più al Policlinico, ma all’Istituto Irccs Neurolesi. Poi si ritorna al punto di partenza, non c’è ancora una sede perché le prestazioni di Nemo Sud possano continuare.

Il paventato rischio ha portato all’interessamento del Partito Democratico, che si è attivato con un’interrogazione all’Assemblea Regionale Siciliana. Ma anche a quello del Consiglio Comunale di Messina, con un’ordine del giorno che impegna Regione, Sindaco di Messina e Prefetto a fare il possibile per salvare Nemo Sud, e quello di Beppe Picciolo e di Sicilia Futura.

Anche Uil Messina si è mobilitata con l’organizzazione di un sit in, e alcuni cittadini messinesi hanno promosso una petizione su Change.org. 

Così ha commentato oggi il deputato PD della Camera Pietro Navarra, a proposito di quanto sta accadendo:

“Esprimo pieno apprezzamento, e rinnovo il mio appoggio, a tutte le iniziative che si stanno mettendo in atto a tutela del Centro Nemo Sud di Messina e dei 5000 pazienti affetti da malattie neuromuscolari i quali, dopo la chiusura della sede presso l’A.O.U. Policlinico “G. Martino” prevista a fine mese, rischiano di rimanere senza assistenza a causa dell’inerzia della Regione.

L’interrogazione del gruppo PD all’Ars, in cui si chiede al Governo regionale di spiegare i motivi del ritardo di una ricollocazione del Centro, anche a tutela degli aspetti occupazionali oltre che della salute di migliaia di persone, dimostra come il Partito si stia mobilitando su questa vicenda.

Dal canto mio, come preannunciato, ho avuto un colloquio con SE il Prefetto Cosima Di Stani, da cui ho ricevuto rassicurazioni circa la disponibilità a interloquire con l’Assessorato alla Salute della Regione.

Inoltre, il sit-in organizzato dalla Uil a Messina per mercoledì 30, la mozione promossa da Antonella Russo immediatamente votata all’unanimità da tutto il Consiglio comunale, e, più in generale, tutte le voci che si stanno alzando a difesa del Centro Nemo, sono la dimostrazione di come la problematica rischi di trasformarsi in vera e propria emergenza sanitaria e sociale.

In tutto questo, risalta ancor di più il silenzio della Regione, il cui immobilismo, giorno dopo giorno, accresce l’inquietudine dei malati, dei loro familiari e dei lavoratori. Le vuote promesse dei mesi scorsi hanno ormai assunto il senso di una presa in giro, ancor più inaccettabile se si pensa che ad esserne vittima sono persone gravemente malate, tra cui molti bambini, e professionisti che quotidianamente si spendono con amore e immensa dedizione per prestare loro le cure adeguate”.

Anche Azione Messina aveva fatto sentire la sua preoccupazione:

“Ci sono 5mila famiglie che dimostrano come la parola eccellenza in sanità esista e in Sicilia trovi un perfetto sinonimo in Nemo Sud. Non si spiega, però, come una realtà possa essere osannata ieri e abbandonata oggi, lasciandola chiudere nel silenzio generale”, così Azione, con una dichiarazione corale di Eleonora Urzí Mondo (coordinamento regionale), Francesco De Pasquale (coordinamento provinciale), e i due coordinatori regionali del partito di Carlo Calenda, Francesco Italia e Gian Giacomo Palazzolo.

“E ci sono promesse puntualmente disattese che rendono la sopravvivenza di  questo Centro un costante punto interrogativo. Ancora oggi la mancata firma del protocollo d’intesa tra il Nemo, l’IRCCS e la Regione Siciliana non appare come un semplice ritardo ma fa suonare un importante campanello d’allarme. Siamo fermamente consapevoli che da oltre due anni gli attacchi sferrati nella direzione di questa realtà clinica siano stati continui e certamente non casuali, ma sarebbe quantomeno opportuno che, finalmente, qualche maschera venisse giù, e le responsabilità fossero portate a galla.

Ebbene la denuncia della UIL rappresenta solo un capitolo nella saga  che questo centro sanitario ha vissuto fino ad oggi. E, in considerazione del fatto che si tratta di una realtà privata, ente senza fini di lucro, di un polo che è punto di riferimento per Sicilia e Calabria, che è l’unico presidio nel quale viene somministrato il farmaco genico Zolgensma, e che è paradossale e ridicolo che la sua governance debba combattere per la sopravvivenza (a Messina, mentre altrove i centri Nemo vivono e prosperano integrando il servizio sanitario pubblico con le loro risorse), è inevitabile credere ci sia, alle nostre latitudini, qualche specificità per cui si crea un cortocircuito la cui fonte va indiscutibilmente trovata e messa in luce.

Allora, a tutti coloro i quali hanno beneficiato di visibilità positiva (tra sfilate e passerelle preelettorali), fotografandosi tra i corridoi di quel presidio nel quale si cerca, da 10 anni, di dare cure, riabilitazione e anche un’umanità non comune a pazienti affetti da patologie neuromuscolari e i loro caregiver, ci sentiamo di chiedere che diamine abbiamo fatto e stiano facendo quegli stessi “amici di Nemo” per evitare che arrivi la notizia della chiusura definitiva.

Migliaia di pazienti stanno per rimanere orfani di assistenza specifica, e lavoratori a spasso. Stralciarsi le vesti a disastro avvenuto non serve a nessuno e non farà dimenticare le responsabilità di chi ne ha e ha avute. A partire dalla Regione Siciliana, fino all’Università degli Studi di Messina e il Policlinico Universitario.
Sarebbe utile comprendere come questi ultimi abbiano potuto perdere un’opzione sul Centro.

Tanto perchè sia chiaro a tutti! E deve esserlo perché la chiusura del Nemo riguarda tutti. E anche quali siano le ragioni di scelte manageriali dell’Università e del Policlinico è questione che interessa tutti, e della quale dar ragione a tutti, trattandosi di enti pubblici, di modo anche da portare finalmente l’ovvia trasparenza su una questione di pubblico interesse e che sembra consumarsi sempre e solo a porte sigillate.

Chi risponderà alle domande che oggi sono al centro della vicenda? Chi farà queste domande? Chi interverrà?”, concludevano i referenti di Azione.

 

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