Il Sud è sempre meno terra per i laureati: le cause e le soluzioni secondo Luca Bianchi della Svimez

In un’intervista al Corriere del Mezzogiorno, Luca Bianchi, direttore della Svimez, ha affrontato la questione dell’emigrazione dei giovani laureati dal Sud d’Italia, sottolineando le cause e le conseguenze di questo fenomeno.

Bianchi ha evidenziato che la mancanza di opportunità lavorative che soddisfino le aspettative economiche e professionali dei laureati è la principale ragione della fuga dal Sud. Questo fenomeno, secondo Bianchi, costituisce la “vera emergenza della questione meridionale contemporanea”.

L’intervistato ha citato il caso di Napoli come esempio delle contraddizioni del Sud: la città attira studenti, ma non riesce a trattenere i laureati dopo la loro formazione a causa della carenza di opportunità lavorative adeguate.

La laurea spinge inevitabilmente i giovani a emigrare verso il Nord, dove possono guadagnare di più e svilupparsi professionalmente. Esiste un notevole divario retributivo tra le offerte di lavoro per laureati al Nord e al Sud, soprattutto per le posizioni più qualificate.

Questo divario retributivo, insieme alle limitate opportunità nel Mezzogiorno, contribuisce all’effetto di svuotamento delle risorse umane del Sud, con talenti che vanno a beneficio del Nord.

Bianchi ha sottolineato che per invertire questa tendenza è necessario cambiare l’offerta occupazionale nel Sud, promuovendo l’innovazione e investendo in settori che possano attrarre laureati qualificati. Ha anche sottolineato l’importanza di non limitarsi al turismo come principale fonte di lavoro, poiché questo non soddisferebbe le aspettative dei giovani del Sud.

Per ribaltare il sistema, è necessario fare del capitale umano qualificato del Sud un fattore di attrazione per gli investimenti in settori innovativi. Politiche che favoriscano la crescita delle imprese e gli investimenti in tecnologia possono creare spazio per nuove assunzioni di laureati.

Infine, Bianchi ha sottolineato l’importanza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) come opportunità per affrontare questa sfida, ma ha notato che è necessario un sistema di politica industriale più forte e mirato per identificare le specializzazioni su cui investire.

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