Limosani: “Sullo sviluppo della città peseranno le scelte della nostra Università”

Nei giorni scorsi il Sindaco Federico Basile e la Rettrice Giovanna Spatari hanno rilanciato
sulla necessità di consolidare un patto tra le istituzioni al fine di sostenere lo sviluppo e l’occupazione; principale obiettivo è arginare la fuga dei giovani messinesi e attrarre giovani studiosi e talenti dall’estero. Un’intesa che giunge a valle delle preoccupazioni espresse dagli operatori economici sullo stato di crisi che caratterizza ormai da diversi anni la vita della nostra città.
La crisi economica di Messina, come è noto, è strutturale e mi pare del tutto evidente che sullo sviluppo peseranno anche le scelte della nostra Università. La città è fortemente sbilanciata su attività del pubblico impiego ed attività di servizio a bassa produttività. Il fragile settore industriale, poi, non sembra intersecare e connettersi a filiere strategiche nazionali. Accade laddove gli stipendifici imperano. Ci si protegge, per certi versi, dalle gravi recessioni, ma, per converso, questo non consente slanci durante fasi di ripresa. Così siamo condannati ad una agonizzante stagnazione.
Di fronte a ciò siamo chiamati a cambiare registro. Doverose le misure che consentono al
sistema di sopravvivere, ma è necessario pensare in un’ottica di medio-lungo periodo (a prescindere dai cicli e dai ritorni elettorali) e, quindi, a misure in grado di incidere sulla struttura produttiva della nostra economia. Le politiche di intervento di questa amministrazione a valere sui fondi europei non sembrano andare in piena coerenza in questa direzione. Il mondo produttivo e quello della ricerca sembrano essere avviluppati in un comodo quanto inutile solipsismo. Credo che per rompere questo equilibrio che ci condanna al sottosviluppo, le scelte future del sistema universitario e le alleanze
strategiche con gli stakeholder dello sviluppo economico locale possano rivelarsi cruciali. Proprio la nostra Università può e deve dare un contributo fondamentale in questa direzione.
In primo luogo, spetta al sistema universitario fornire modelli interpretativi del contesto
globale, europeo e nazionale, favorire il trasferimento di conoscenze, cooperare con altri attori dello sviluppo per individuare possibili scenari di crescita che consentano alla città di cogliere le opportunità che il nuovo contesto offre.
Il nostro Ateneo, poi, deve contribuire agli avanzamenti della ricerca e alle sue applicazioni
tecnologiche. Tutto ciò non solo sostenendo tutte le attività di ricerca di base, ma anche puntando su alcuni progetti strategici. Attingendo alla qualità delle attività di ricerca, alla specificità delle competenze e delle aree disciplinari, in sinergia con altri enti di ricerca che operano nel territorio, l’Ateneo è chiamato ad individuare alcune linee di sviluppo sulle quali attrarre risorse umane e finanziarie e investimenti produttivi. L’energia, la mobilità, la sicurezza, le ICT, la sanità di eccellenza sono soltanto alcuni esempi.
Non può passare sotto silenzio nella vita del nostro Ateneo la realizzazione del Ponte sullo
Stretto. Il Ponte solleva, inevitabilmente, questioni inerenti lo sviluppo della “Regione dello Stretto”, interessando la mobilità complessiva all’interno di tale area, la riqualificazione urbana delle città metropolitane di Messina e Reggio Calabria interessate dalle opere complementari e gli effetti indotti su atri settori economici come il turismo, il commercio, l’edilizia, i servizi finanziari. Questa opera, tuttavia, può interessare pesantemente le attività di ricerca, di formazione e dei servizi e delle prestazioni ad alto contenuto tecnologico erogate dai laboratori esistenti nel nostro Ateneo, che da questo progetto possono trarre nuovo impulso e sviluppo. Occorre cominciare a discuterne all’interno
della comunità accademica.
L’Università, dunque, è chiamata a giocare un ruolo fondamentale per lo sviluppo del
territorio insieme agli altri stakeholder e, in questa direzione, ben venga il rinnovato patto con il Comune di Messina. Il nostro Ateneo, tuttavia, deve ritagliarsi un nuovo e alto profilo. Occorre istaurare nuove prassi, compiere scelte strategiche, incentivare la “contaminazione dei saperi” e l’innovazione, aprirsi ad un dialogo costruttivo con il mondo della ricerca pubblica e privata e con il sistema politico regionale e nazionale. Dalle scelte che sapremo fare dipenderà il futuro dell’Università, ma anche e soprattutto quello della città.

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