Ponte sullo Stretto: pietra tombale? Macchè: per Ciucci il progetto è “quasi esecutivo”

Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, secondo documenti interni, solleva serie questioni di fattibilità. Un fascicolo del 2011, redatto in inglese, evidenzia la necessità di testare i cavi di acciaio, ma per farlo servirebbe un macchinario mai progettato, grande come un campo da calcio e alto come un palazzo di cinque piani.

A mettere in evidenza quella che a tutti gli effetti è da considerare la pietra tombale sul Ponte è stato il Prof Antonino Risitano, ingegnere meccanico di riconosciuta fama, ma anche un messinese che ama la propria città. “Quello che dice Società stretto’ non corrisponde in modo esatto alla situazione del Ponte sullo stretto. NON ESISTONO IN NESSUN PONTE AL MONDO CAVI PPWS ACCOPPIATI – spiega Risitano – e il richiamo ad altri ponti è solo per confondere le idee. Quello che è riportato a pag 42 e 43 del progetto e soprattutto nello schema (l’unica cosa chiara delle pagine), non dice quello che afferma società. La pagina è li e non l’ho scritta io. Le prove di fretting e fatica dei cavi (cable) se vengono fatte solo sui PPWS (trefoli) non hanno alcun significato scientifico. Non direbbero niente sulla resistenza a fatica e a strisciamento. Il trefolo si comporta in modo completamente diverso dai cavi. Ammesso che si volessero fare solo prove sui trefoli, non significative, non viene specificato il tipo di prova (a tempo di progetto – 200 anni? Una curva SN – a quanti milioni di cicli? Uno stair case – a che tempi di prova?) . Se non è chiara la prova, i tempi non sono valutabili. Alla frequenza indicata nella pagina(8Hz) e a tempo di progetto (200 anni) si impiegherebbero 25 anni. Per abbreviare, pure se non servirebbero a niente si potrebbe fare uno staircase almeno a 20.0000.000 di cicli per 30 provini almeno con macchine che su quei trefoli non potrebbero mai lavorare a 8 Hz. Le funi non sono acciai ‘puliti’ Hanno coefficienti di cordatura che impongono non i 2000000 di cicli delle prove sugli acciai.
In ogni caso, definito che il progettista vuole prove di fatica – conclude Risitano – significa che i cavi devono essere progettati a fatica, risultato: i cavi non resisterebbero ingegneristica mente, ovvero con la necessaria sicurezza e affidabilità nemmeno al loro peso. Non reggerebbero in affidabilità nemmeno se stessi. Il ponte non è tecnicamente fattibile.
Se c’è qualcuno che ha competenze al riguardo si faccia avanti e mi contesti. È un anno che chiedo un confronto”.

La Stretto di Messina S.p.A. ha negato che i cavi siano dei prototipi e ha sostenuto che le prove non richiedono macchinari eccezionali. Tuttavia, alcuni documenti presentati al ministero dell’Ambiente sono stati criticati per la loro scarsa leggibilità.

E per finire la ciliegina sulla torta la mette lo stesso Ciucci, presidente della Stretto Spa che su Gazzetta del Sud afferma: “un intervento straordinario esige uno sforzo epocale! Qualche mese non sposta nulla sull’esito finale. Se pensiamo ai tempi biblici usualmente necessari in Italia per condurre a termine lavori di ben minore importanza”. (forse Ciucci si riferisce agli interminabili lavori autostradali che conosce bene vista la sua presenza ai vertici delle Autostrade. E ancora: “L’attuale progetto definitivo è quasi esecutivo”.

In quel “quasi” insomma, potranno scorrere altri fiumi di propaganda. E di denaro.

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